Cronaca

Coronavirus, diretta – Gli anestesisti: “Rischio raddoppio ricoveri in 15 giorni, a quel punto sarà crisi”. La Lombardia riduce le operazioni

LA GIORNATA - Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti, evidenzia: "Sarà punto di rottura perché la dotazione organica disponibile di anestesisti-rianimatori non sarà sufficiente". Fontana: "Se impennata dei casi continua, possibile lockdown". Il rettore della Normale di Pisa e altri cento professori e scienziati a Mattarella e Conte: "Misure drastiche ora"

Se Milano ha già sperimentato la prima serrata notturna e altre regioni si avviano al coprifuoco da questa sera, la Campania fa già un passo in avanti: “Serve il lockdown nazionale, qui ci sarà a breve“, ha annunciato il governatore De Luca (leggi). Il premier Giuseppe Conte ha specificato di voler “scongiurare un lockdown generalizzato“ (guarda), nel giorno in cui anche Firenze denuncia che i reparti Covid degli ospedali cittadini sono tutti pieni e il sindaco Nardella invita gli abitanti a “uscire il meno possibile”. “È meglio stare in casa – ha sintetizzato l’infettivologo Massimo Galli – per chi vive in tutta Italia e nelle concentrazioni metropolitane in particolare”. L’Italia si avvia verso il primo week end a luci mezze spente e l’onda autunnale del coronavirus porta i nuovi casi di oggi, venerdì 23 ottobre, vicino a quota 20mila. Incutono timore soprattutto i ricoveri: oltre 1.000 persone in terapia intensiva (tutti i dati). Con gli anestesisti che avvertono: “Con questo trend punto di rottura tra 15 giorni, entreremo in crisi perché la dotazione organica disponibile di anestesisti-rianimatori non sarà sufficiente”. La Lombardia ha già deciso di ridurre l’attività chirurgica ordinaria – ovvero delle operazioni programmate differibili, quindi non le urgenze) – mentre si interroga sull’efficacia del chiudere tutto dalle 23 alle 5, non escludendo misure ancora più drastiche, come appunto un lockdown: “Se con i provvedimenti assunti il contagio dovesse rallentare, si potrebbe evitare. Se l’impennata dovesse continuare, può darsi si prenda un provvedimento diverso“, ha avvisato il presidente Fontana a SkyTg24. “Nell’ora di punta c’è un grande affollamento nelle metropolitane e sui bus – ha spiegato Fontana – Quindi o riduciamo la gente che va al lavoro o riduciamo la gente che va a scuola.

De Luca: “Serve lockdown, a breve in Campania” – Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha chiesto al governo un lockdown nazionale e specifica che in ogni caso “la Campania si muoverà in questa direzione a brevissimo“. I dati “attuali sul contagio – ha detto De Luca – rendono inefficace ogni tipo di provvedimento parziale. È necessario chiudere tutto, fatte salve le categorie che producono e movimentano beni essenziali (industria, agricoltura, edilizia, agro-alimentare, trasporti)”. È “indispensabile – ha aggiunto – bloccare la mobilità tra regioni e intercomunale. Non si vede francamente quale efficacia possano avere in questo contesto misure limitate“.

Coprifuoco anche in Calabria e Piemonte – Il presidente facente funzioni della Regione Calabria Nino Spirlì ha firmato l’ordinanza che sancisce, per 15 giorni, a partire da lunedì e fino al 13 novembre, la sospensione delle attività scolastiche in presenza per le scuole superiori e per le Università, ma anche il coprifuoco dalla mezzanotte alle 5 in tutta la regione per la prevenzione e la gestione dell’emergenza. Nel provvedimento sono contemplate anche misure che riguardano strutture sanitarie e Rsa.

Via libera al coprifuoco notturno anche in Piemonte. La decisione è stata presa nell’incontro del presidente della Regione Alberto Cirio con le istituzioni e le associazioni di categoria che si è tenuto oggi pomeriggio. Il coprifuoco, sempre dalle 23 alle 5 del mattino, verrà introdotto a partire da lunedì 26 ottobre.

Fontana: “Monitoriamo giorno dopo giorno” – Giovedì sera alle 23 la prima notte di coprifuoco in Lombardia: “Chiaro che bisogna controllare, monitorare giorno dopo giorno e decidere se sia il caso di andare avanti con questi provvedimenti o se debbano essere assunti provvedimenti più gravi”, ha detto il governatore Fontana. Per assumere provvedimento tipo lockdown ci sono “valutazioni di carattere squisitamente tecnico“. Bisogna vedere “la situazione delle occupazioni delle terapie intensive, la situazione delle occupazioni degli ospedali. Dobbiamo evitare che la nostra sanità sia ingolfata”, ha spiegato Fontana.

Nardella: “A Firenze reparti Covid pieni, uscite il meno possibile” – La situazione a Firenze comincia a diventare critica: “Ora sto ricevendo messaggi da tutti i direttori degli ospedali della mia città. Abbiamo i reparti Covid tutti pieni negli ospedali di Firenze, e se ne devono aprire di nuovi. Verosimilmente, si dovranno ridurre attività ordinarie come quelle chirurgiche di minore urgenza. Questa situazione è serissima, e per questo ho fatto un appello ai fiorentini a uscire il meno possibile di casa”, ha detto il sindaco Dario Nardella, intervenuto alla trasmissione Tagadà su La7. “Il lavoro e la scuola – aveva detto Nardella poco prima a Un giorno da pecora su Rai Radio 1. – devono essere difesi, ma si deve contare molto sul senso di responsabilità. A casa è necessario ridurre al massimo le frequentazioni con gli amici, è venuto il momento di stringere un po’: non dobbiamo farci prendere dal terrore, ma ognuno può fare la sua parte”.

Gli anestesisti: “Tra 15 giorni punto di rottura” – I timori per la pressione sugli ospedali vengono espressi dagli anestesisti: “Temiamo un raddoppio dei ricoveri in terapia intensiva entro 15 giorni, se la curva dei contagi manterrà l’attuale andamento e nell’attesa di vedere gli effetti delle misure dell’ultimo Dpcm: quello sarà il punto di rottura ed il momento in cui entreremo in crisi perché la dotazione organica disponibile di anestesisti-rianimatori non sarà sufficiente a fare fronte all’emergenza”, avvisa Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani, evidenziando che gli anestesisti ospedalieri “sono già sovraccarichi di turni”, come proprio Vergallo aveva annunciato a Ilfattoquotidiano.it. Secondo le stime della Fondazione Gimbe, tra 7 giorni con il trend attuale “avremo 1.700-1.900 in terapia intensiva”, ha scritto su Twitter il presidente Nino Cartabellotta.

Cento professori a Mattarella e Conte: “Decisioni drastiche” – Per cento tra scienziati e docenti universitari il tempo stringe ed è il momento di “assumere provvedimenti stringenti e drastici” entro “i prossimi due o tre giorni” per “evitare che i numeri del contagio in Italia arrivino inevitabilmente, in assenza di misure correttive efficaci, nelle prossime tre settimane, a produrre alcune centinaia di decessi al giorno”. Il loro appello (leggi tutto) è contenuto in una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte. Tra i firmatari ci sono il rettore della Normale di Pisa, Luigi Ambrosio, e Fernando Ferroni, ex presidente Istituto Nazionale Fisica Nucleare, che esprimono “viva preoccupazione” di fronte alle stime riportate nell’articolo del presidente dell’Accademia dei lincei, Giorgio Parisi, pubblicato nelle scorse ore nel blog dell’Huffington Post. “Il necessario contemperamento delle esigenze dell’economia e della tutela dei posti di lavoro con quelle del contenimento della diffusione del contagio deve ora lasciar spazio alla pressante esigenza di salvaguardare il diritto alla salute individuale e collettiva sancito nell’art. 32 della Carta costituzionale come inviolabile”, avvertono i i firmatari dell’appello. Insomma: “Prendere misure efficaci adesso serve proprio per salvare l’economia e i posti di lavoro. Più tempo si aspetta, più le misure che si prenderanno dovranno essere più dure, durare più a lungo, producendo quindi un impatto economico maggiore”.