L’invocazioni di aiuto di Luca Cordero di Montezemolo trova risposta in mezza giornata. “Senza aiuti pubblici subito Italo chiude” ha gridato oggi dalle pagine del Corriere della Sera l’ex presidente di Confindustria e presidente di Ntv (la società a cui fanno capo i treni Italo). In mattinata la ministra della Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli ha risposto da Rainews24 : “Il decreto per l’assegnazione delle risorse è stato firmato da me e dal ministro Gualtieri, e quindi le risorse arriveranno certamente“. Nella sua intervista Montezemolo lamentava che, nonostante il governo abbia stanziato 1,2 miliardi di euro per l’intero settore dei trasporti, per ora ad Italo (a cui spetterebbe una piccola parte del totale) non si è visto neppure un centesimo. Inoltre la capienza massima delle carrozze che prima era stata riportata all’80% è stata poi nuovamente ridotta al 50%. Questo nonostante, secondo Montezemolo, sui treni ad alta velocità si viaggi in condizioni di estrema sicurezza. Qui si pone un’altra questione perché per i treni regionali la capienza rimane invece all’80 o addirittura 100%. Italo però non opera su queste tratte e quindi questo avvantaggia il concorrente Trenitalia che gestisce anche i collegamenti locali. Ieri l’amministratore delegato di Ntv Gianbattista La Rocca ha ricordato come le corse giornaliere siano state ridotte dalle 112 del periodo pre-Covid ad 87 e che a partire dal prossimo 3 novembre scenderanno a 60. Rocca ha quindi proposto di dirottare i treni Italo in eccesso sul trasporto locale.
Ntv è nata nel 2006 per iniziativa dello stesso Montezemolo, Diego Dell Valle, Giovanni Punzo e con il sostegno di Intesa Sanpaolo, in vista della liberalizzazione del mercato ferroviario. Oggi dispone di una flotta di una cinquantina di convogli e ha poco meno di 2mila dipendenti. Operativi dal 2012, i treni Italo sono stati venduti nel 2018 al fondo statunitense Global Infrastructure Partners (Gip) per quasi 2 miliardi di euro. Gip controlla asset per 54 miliardi di dollari. I soci fondatori di Italo hanno poi ricomprato una partecipazione dell’8%. Nel 2019 Ntv ha avuto un giro d’affari di 700 milioni di euro e ha macinato utili per 151 milioni di euro. Avrebbero dovuto essere distribuiti tutti come dividendi nel corso del 2020 ma per reggere meglio l’impatto della crisi Covid i soci che hanno deciso di rinunciare alla cedola. Nel 2019 gli azionisti avevano comunque ricevuto dividendi ordinari e straordinari per 340 milioni di euro. Il gruppo dispone di una riserva di 1,5 miliardi di euro a cui fanno da contrappeso un miliardo di euro di indebitamento fatto per acquistare i nuovi treni. E a cui bisognerà probabilmente attingere per compensare perdite del 2020 che potrebbero raggiungere il mezzo miliardo. Se la cassa si svuota le opzioni sono due, non necessariamente alternative. O i soci mettono mano al portafoglio o arrivano gli aiuti. Ntv rimane comunque l’opposto di una società alla canna del gas insomma e in mano ad una proprietà dalle spalle larghe. Ma come dice il presidente di Confindustria Carlo Bonomi viviamo nel “Sussidistan” (espressione copiata dal blog Phastidio.net di Mario Seminerio). Anzi no, perché quando i soldi vanno alle imprese sono un legittimo aiuto.