Il documento settimanale dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute evidenzia che il carico di lavoro non è più sostenibile sui servizi sanitari territoriali e il "raggiungimento imminente di soglie critiche dei servizi assistenziali". Per questo "è fondamentale che la popolazione rimanga a casa"
L’epidemia di coronavirus in Italia “è in rapido peggioramento” e per queste sono necessarie “restrizioni nelle attività non essenziali e restrizioni della mobilità“. L’avvertimento arriva dal monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute, che evidenzia come nell’ultima settimana, a livello nazionale, si è osservato un importante aumento nel numero di persone ricoverate e, conseguentemente, aumentano i tassi di occupazione delle degenze in area medica e in terapia intensiva. Se l’andamento mantiene il ritmo attuale, “esiste una probabilità elevata che numerose Regioni raggiungano soglie critiche di occupazione in brevissimo tempo”.
Nel monitoraggio, che riguarda la settimana 12-18 ottobre (aggiornato al 20 ottobre), si legge infatti che il carico di lavoro non è più sostenibile sui servizi sanitari territoriali, con evidenza di impossibilità di tracciare in modo completo le catene di trasmissione e aumento in proporzione dei casi evidenziati per sintomi (che superano per la prima volta questa settimana quello dei casi identificati tramite contact tracing). Nell’ultima settimana sono stati “segnalati 23.018 casi non associati a catene di trasmissione note (contro i 9.291 della settimana scorsa) che corrisponde al 43,5% del totale di casi notificati questa settimana”.
Sono complessivamente 7.625 i focolai attivi, di cui 1.286 nuovi, e per la prima volta in undici settimane è in diminuzione il numero di nuovi focolai (nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 4.913 focolai attivi di cui 1.749 nuovi). “Questa diminuzione è probabilmente dovuta al forte aumento di casi per cui i servizi territoriali non hanno potuto individuare un link epidemiologico“, spiega l’Iss. La maggior parte di questi focolai continua a verificarsi in ambito domiciliare (81,7%) che “al momento rappresenta un contesto di amplificazione della circolazione virale e non il reale motore dell’epidemia”, si legge nel monitoraggio.
Sulla base di questi segnali, spiega il report settimanale, “sono necessarie misure, con precedenza per le aree maggiormente colpite, che favoriscano una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e che possano alleggerire la pressione sui servizi sanitari”. “È fondamentale – scrive quindi l’Iss – che la popolazione rimanga a casa quando possibile e riduca tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie”.
Nelle prime due settimane di ottobre l’indice del contagio nazionale (Rt) è arrivato a 1,5 e oggi si riscontrano valori superiori a 1,25 nella maggior parte delle Regioni. Dati che indicano una situazione “complessivamente e diffusamente molto grave sul territorio nazionale con rischio di criticità importanti a breve termine in numerose Regioni”, rileva il monitoraggio settimanale ministero Salute-Iss. Nel documento si ricorda poi che “è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine“.
Questa settimana (12-18 ottobre) sono in aumento i focolai in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito scolastico, anche se la trasmissione intra-scolastica appare ancora limitata (3,5% di tutti i nuovi i focolai in cui è stato segnalato il contesto di trasmissione). “È tuttavia chiaro che le attività extra e peri-scolastiche possono costituire un innesco di catene di trasmissione laddove non vengano rispettate le misure di prevenzione previste”, evidenzia ancora il monitoraggio ministero della Salute-Iss.