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Paolo Brosio parla dopo 27 giorni di ospedale e 41 tamponi: “Ho detto una raffica di rosari. Ora ne sono fuori e entro al Grande Fratello”

Il giornalista ha trascorso un lungo periodo in ospedale dopo essere risultato positivo al covid ma non torna indietro rispetto alla sua posizione di non chiudere le chiese tenuta durante la prima fase della pandemia: "Lì c'è gente prudente e distanziata. Il Corpo di Cristo aiuta”

di Giulio Pasqui

Dopo 27 giorni trascorsi in ospedale e 41 tamponi, Paolo Brosio si considera finalmente guarito. “Non ho mai avuto una sofferenza fisica o una patologia”. Due sere prima di entrare nella Casa del “Grande Fratello Vip”, tra il 16 e il 17 settembre, il giornalista ha cominciato ad avvertire i primi sintomi: dissenteria e spossatezza. “Quella sera ho informato i produttori del programma, che mi hanno subito trasferito a Villa Tiberia. Lì una tac ha evidenziato un’infiammazione bilaterale ai polmoni dovuta al Covid. Solo la mattina seguente, dopo 13 tamponi negativi, sono risultato positivo”, racconta Brosio a FqMagazine, e descrive questo periodo come tosto. “L’isolamento è stato brutto, io ho sofferto solo per quello. È stata una sofferenza psicologica. Fisicamente è stata un’influenza forte”.

Come ha vissuto questo periodo?
“Sono abituato a fare tanto sport: lì sono impazzito. Non potevo uscire dall’ospedale perché i risultati dei tamponi continuavano ad alternarsi, uno usciva positivo e l’altro negativo, così per giorni. Non si capisce la natura di questo virus, sembra un virus pilotato per mettere in difficoltà le indagini cliniche. Qui sei negativo fino a poche ore prima e ti trovano un’infiammazione bilaterale ai polmoni…”.

Sembra un po’ complottista sull’origine di questo virus.
“Non sono complottista bensì realista. Non lo dico io. Lo dicono il premio Nobel Luc Montagnier (anche se la comunità scientifica ha più volte smentito questa tesi definendola “fantasiosa”, ndr), i più grandi medici del mondo, quella transfuga cinese di Wuhan: è stato creato in laboratorio durante un esperimento. Non è un virus normale, non ce n’è mai stato uno così. Quando vai a taroccare la natura, questo è il risultato”.

Ha avuto paura in questo periodo?
“Ho avuto paura di sentire il dolore degli altri. Mia mamma era convinta che io fossi intubato e che stessi per morire. Ora passo dal reparto di malattie infettive a quello di psichiatria”.

Entrerà al “Grande Fratello Vip”, quindi?
“Da oggi dovrebbe essere imminente una mia convocazione. Prima di entrare dirò un’Ave Maria in croato con le mani al cielo. Dirò grazie a Dio, e ai medici. Grazie a loro ce l’ho fatta e posso tornare al mio lavoro”.

La preghiera le è stata utile?
“Ho pregato come un pazzo. Ho detto una raffica di rosari…”.

Cosa direbbe ai negazionisti?
“Io non voglio né i negazionisti, né i pessimisti. Ci vuole una via di mezzo, che sia la prudenza e una capacità di convivere con questo virus, senza chiudere tutto. Se tu chiudi, l’uomo atrofizza il cervello e la mente. Invece bisogna sviluppare un’intelligenza e prevenire quel che si può con i farmaci preventivi. Bisogna consentire a tutte le attività di andare avanti e intervenire solo dove ci sono dei focolai rilevanti”.

Lei si era battuto contro la chiusura delle Chiese, lo rifarebbe?
“Certo. Lei ha mai sentito di un focolaio nelle Chiese? Mai, neanche uno. Lì c’è gente prudente e distanziata. Il Corpo di Cristo aiuta”.

Si parla molto dell’apertura di Papa Francesco alle unioni civili, lei che ne pensa?
“Io ho un’impostazione di fede cattolica. Nessuno deve giudicare i gay: è Dio che giudica, non noi. Io ho tanti amici gay, lesbiche, transessuali: sono persone meravigliose. Ma fa parte della fede cattolica bisogna distinguere tra l’unione civile e il matrimonio naturale tra uomo e donna. Nel 2014 in prima pagina sul Corriere Papa Francesco disse che l’unica famiglia che conta per la Chiesa è quella naturale. Questo non vuol dire che non ci devono essere le unioni civili o che non debbano esserci i diritti per due persone omosessuali. Sono figli di Dio, non scherziamo. Però non può esserci un equiparazione legale identica alla famiglia mamma, papà, bambino. Se venisse effettuata, si arriverebbe a una sola conseguenza: la legalizzazione della pratica dell’utero in affitto, che è abominevole agli occhi di Dio”.

E l’adozione?
“A mio giudizio, la priorità dovrebbe essere per le famiglie naturali. Ci sono migliaia di famiglie che aspettano anni per adottare un bambino, e tu le fai adottare prima a due uomini? Quando Dolce e Gabbana si sono espressi sulla questione sono stati massacrati. Io non sono contro i gay, ma contro la lobby gay. Come per esempio si vuole far passare sulla legge sulla trans-omofobia: c’è già la legge Mancino e per futili motivi si amplifica la condanna di tre volte. Allora io non posso più parlare più dei valori cristiani perché altrimenti sono contro gli omosessuali? Io ho tutti gli amici omosessuali, sono quelli che non mi hanno mai tradito. Prego sempre per loro, ma penso che sia giusto che un bambino abbia diritto a un papà e a una mamma”.

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