di Sandra
Francesco è un innovatore come lo fu, prima di lui, l’altro Francesco, il santo di Assisi. A dire il vero, Francesco il Santo prima che un innovatore fu un ribelle. Strappò via, infatti, in un sol colpo e letteralmente, le vesti delle convenzioni sociali e di potere in un epoca storica in cui la Chiesa tutta sguazzava nella più sfrenata cupidigia.
Il nostro Francesco, invece, il Papa della cristianità, oggi non può permetterselo.
Bisogna che l’onda riformista venga cavalcate, sì, ma sottovoce senza che si faccia tanto baccano. Ed è in questa direzione che si è mosso il vescovo di Roma in questi sette anni di dicastero. Ha cambiato spesso gli uomini nei ruoli chiave della curia cercando di ripulire sedi e ruoli da sospetto e condanne, e, forse cosa più importante, ha dischiuso le porte della Chiesa a chi, fino a quel momento, era stato privato di perseguire una vita cristiana attiva.
Apertura quindi ai divorziati, agli ortodossi e perdono per i peccatori, quelli seriali. Qualcosa però è sfuggito di mano e l’uomo al soglio di Pietro è scivolato sulla sua limpida schiettezza. Proprio in questi giorni il Papa, chiacchierando amabilmente con un giornalista, ha alzato ancora più in alto l’asticella dell’apertura riformista, in un impeto di ribellione francescana: ha speso parole di rispetto per gli omosessuali, individui degni d’amore e di famiglia. Una famiglia che, sì, possono formare se lo desiderano.
Un sì netto quello del pontefice che si dichiara così favorevole alle unioni civili gay. Dichiarazioni che in poco tempo si sono trasformate in uno tsunami clericale che ha fatto tremare le fondamenta della Santa Sede. Scardinare stereotipi e cliché religiosi significa infatti scoperchiare un vaso di Pandora fatto di rigidità e rigore al di là del quale rimane ben poco di quei valori cristiani che lo stesso santo di Assisi predicava.
La pandemia ci ha resi nudi incapaci di sopravvivere senza l’aiuto dell’altro, sarà stato questo il motivo che avrà spinto il Santo Padre a forzare la mano in un tentativo di accoglienza universale dove chiunque può trovare contenimento in Dio.