L'impennata di contagi ha fatto saltare la filiera del tracciamento in tutta Italia. La Protezione Civile va in soccorso con altro personale, ma anche le regioni che hanno assunto di più sono in affanno. E non trovano più medici, infermieri e assistenti. Il caso di Torino: "Abbiamo assunto tutti, restano solo gli Oss"
Il ministro Boccia chiama i rinforzi annunciando un contingente di duemila operatori per potenziare le attività di tracciamento che sono state travolte facendo cadere la prima linea di prevenzione del contagio: 1.500 saranno destinati ad effettuare tamponi, test e tracciamento mentre altri 500 lavoreranno sulla richiesta di informazioni e sulle procedure da seguire. I governatori si disconnettono dalla videoconferenza con la certezza quasi matematica che non basteranno. In Piemonte, ad esempio, la regione che da sola ha assunto 2.500 persone ma ha visto naufragare lo stesso la prima linea del tracciamento. “Potrebbe non bastare”, dicono a Torino, dove i contagi corrono e i tracciamenti si perdono nonostante sia stato profuso un “gigantesco sforzo”. A fotografare la situazione è il responsabile della Prevenzione Bartolomeo Griglio, il dirigente responsabile del settore Prevenzione che da settimane cerca di tenere in piedi il sistema di tracciamento travolto dai numeri. “In Piemonte abbiamo assunto 2.500 persone cioè tutto il personale possibile, buona parte proprio per rinforza il fronte del tracciamento. Non solo. Ormai 15 giorni fa le nostre direzioni generali avevano richiamato le Asl a mettere a disposizione del sistema il personale che era stato utilizzato nel periodo marzo-aprile. Così siamo arrivati a oltre mille persone su uno standard richiesto dal ministero di 450. Ma reclutare altro personale è impossibile, e quello che stiamo usando lavora da mesi a tempo pieno e non ce la fa più”. Con 1.550 nuovi contagi al giorno ognuno dei “tracciatori” dovrebbe ricostruire i contatti di centinaia di persone al giorno. “Già una settimana fa avevamo capito che il sistema non poteva reggere l’urto perché avevamo un accumulo di ritardi”, spiega Griglio. “E infatti abbiamo intrapreso altre strade che stanno funzionando”. Una di queste è potenziare i laboratori. “A marzo-aprile il Piemonte aveva una capacità di 500 tamponi al giorno, oggi abbiamo una capacità di 13mila. Dalla settimana scorsa siamo partiti anche a utilizzare i tamponi rapidi quindi la capacità aumenterà ancora. Ma anche questo non basta, perché mancano le persone che materialmente eseguano i tamponi e inseriscano i dati. Abbiamo utilizzato quello amministrativo, così da consentire al medico-infermiere di fare il questionario con accanto qualcuno che lo rediga in tempo reale e lo immetta nel sistema subito. Ma anche questo sforzo non basta a reggere l’urto dei nuovi numeri. Gli operatori sono sottoposti a ritmi di lavoro e a una pressione non più sostenibili”. Il tracciamento “tradizionale” si è incartato, per ridurre i tempi, alleggerire il tracciamento e non perdersi i focolai il Piemonte lavora da una settimana sulle “quarantene di coorte”. “In pratica se ho una palestra o una classe dove so per certo che c’è un positivo, se attivo il tracciamento tradizionale impegno un’unità per almeno 2-4 ore a contattare tutti per capire se hanno avuto effettivamente un contatto a rischio, per poi sottoporli al tampone. Allora lavoro su gruppi, come la palestra o la classe, mi faccio consegnare l’elenco dei presenti che metto in quarantena preventiva per 14 giorni. “Ora che abbiamo i tamponi rapidi probabilmente dopo 10 giorni saranno sottoposti a tampone e rimessi in classe o al lavoro”.
Bastano 2mila nuovi tracciatori? “Ben vengano visto che in molte regioni non sono stati assunti in misura adeguata, ma non è per forza colpa di qualcuno: quello che vediamo da qui è che se anche assegni le risorse i bandi vanno deserti”. Nel caso degli infermieri la risposta c’è stata, ma “molti fatta la formazione e l’esperienza, a dir poco impegnativa, hanno preferito accettare altri lavori”. Quello che si trova sono gli Oss, quelli che fanno mansioni di più basso livello. Gli altri bandi vanno deserti. “Qui c’è un grande problema che oggi è stato toccato dall’incontro coi governatori e Boccia. Le tre figure chiave del tamponamento – medico, infermiere e assistente sanitario – sono esaurite, non si trovano. Allora il tema è come autorizzare le Ats a impiegare personale diverso”. Il ministro Speranza ha autorizzato i tamponi in farmacia. Ma forse si possono convolgere altri sanitari. Lo stesso Griglio, l’uomo al centro delle strategie di prevenzione della Regione, è un veterinario con specializzazione in sanità pubblica. “Ma un tampone non lo posso fare, anche se nel gruppo di colleghi che si sono formati con me ci sono i massimi esperti di Colera a livello di Oms. Anche loro, a rigor di direttive, non possono fare un tampone naso-faringeo. Anche su questo, forse, sarebbe il caso di riflettere”.