Alla vigilia della partenza del mio progetto “Cinema Europa” alla Casa del Cinema di Roma, provo a ricostruire la mia lunga battaglia per questa iniziativa.
Fin dai lontani tempi della Università (mi sono laureto nel 1961) sono stato un appassionato di cinema ed un convinto europeista. Non a caso il “Circolo di cultura cinematografica Aldo Vergano” – cui diedi vita nel 1958 e che per anni fu il principale cineclub di Roma – faceva riferimento ai dirigenti della Federazione Giovanile Socialista, fra i quali due convinti europeisti, Matteo Matteotti e Mario Zagari.
E sempre non a caso nella locandina di uno dei primi anni di attività del “Vergano” figurano due cicli di film dedicati alla “nouvelle vague” francese e al “free cinema” inglese.
Anche per questa mia antica passione – e avendo frequentato spesso i cicli di film organizzati a Roma, meritoriamente ma in locali piccoli e inadeguati, dal Goethe, dal Cervantes e dall’istituto Saint Louis – mi sono chiesto perché non si è mai pensato di realizzare un “Cinema Europa”, tenendo conto di tre importanti realtà: 1) nella Capitale ci sono le ambasciate e i consolati di tutti i paesi del mondo (spesso due, vista la presenza dello Stato del Vaticano); 2) vivono e lavorano a Roma circa 40mila cittadini europei; 3) sono almeno 200mila i romani poliglotti (non solo giovani) che vorrebbero vedere i film europei nelle lingue originarie.
Ho così cominciato un pellegrinaggio fra sindaci, assessori alla cultura, politici e presidenti di enti culturali nel vano tentativo di veder realizzato questo mio “sogno nel cassetto”. Alla fine ho trovato – dopo una significativa apertura di Eleonora Guadagno, assessore alla Cultura nella giunta capitolina – un interlocutore aperto e intelligente nel direttore della Casa del Cinema, Giorgio Gosetti. E così, il 26 ottobre, partirà il progetto “Sala Europa”, in collaborazione con il Goethe Institut, con il Cervantes e con l’Istituto Saint Louis e l’Ambasciata di Francia.
Iniziando il 26 ottobre con l’immortale Tristana di Bunuel, saranno proiettati, sempre il lunedì alle ore 20,30, gratuitamente e nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, 12 film dei tre paesi che hanno aderito alla iniziativa: tutti titoli emblematici della tradizione e della modernità di tre grandi cinematografie europee. Sullo schermo si alterneranno grandi maestri come Luis Buñuel, Jacques Demy, Konrad Wolf e talenti contemporanei come Emmanuel Mouret, Maren Ade, Pablo Berger.
Giorgio Gosetti ha scelto per la partenza della “Sala Europa” (questo il nome della manifestazione) il 26 ottobre perché è una data doppiamente simbolica. Il 26 ottobre di molti anni fa – era il 1863 – due storie tra loro diversissime prendono il via in Europa: a Ginevra nasce la Croce Rossa Internazionale per tutelare la salute dell’uomo; a Londra si costituisce la prima società calcistica europea per dar vita allo sport oggi più popolare del pianeta.
Essere riusciti a coinvolgere fin da questa prima fase Germania, Spagna e Francia è già un risultato notevole e comporta un impegno organizzativo non indifferente. Ma abbiamo già previsto di avere con noi molti altri paesi europei, grandi e piccoli, dotati di una robusta tradizione cinematografica.
Penso che iniziative come questa – ripetibili in tanti altri campi, dalla letteratura alla musica – contribuiscano a suscitare (o a rafforzare) la consapevolezza di quanto sia importante lavorare per una Europa veramente unita nei suoi valori e nei suoi obiettivi.
Riprendo qui i concetti espressi da Emma Bonino dopo la fondazione di +Europa: “L’Unione Europea è l’area economica che produce un PIL superiore a quello degli Stati Uniti, che ha un livello di integrazione interna fortissimo (i due terzi dello scambio commerciale dei paesi dell’UE avviene tra stati membri), e che, con il 7 per cento della popolazione mondiale, spende per il welfare quello che spende il restante 93% degli abitanti del pianeta. È l’area del mondo più libera, più civile, più rispettosa delle libertà individuali e della parità di genere, più avanzata sui temi ambientali. Siamo ancora lontani dal sogno di Spinelli, ma l’Unione Europea è un unicum di pace, libertà e prosperità senza eguali. Non bisogna solo dirlo, bisogna gridarlo”. E sono felice per la sua dichiarazione di apprezzamento della iniziativa e in particolare del ruolo da me svolto per la nascita di Cinema Europa.
Ma bisogna anche dire che in Europa, nel campo dell’audiovisivo, ogni paese gioca per sé, tenendo ben poco conto delle norme comunitarie – recepite in Italia con una legge apposita – che da anni prevedono quote obbligatorie di produzione e distribuzione di prodotti audiovisivi (cinema e televisione) europei. Me ne sono occupato in passato come portavoce della Associazione Produttori Televisivi ed ho potuto constatare che l’Italia è uno dei paesi in cui, soprattutto per il cinema, le norme europee sono meno osservate. In Francia e in Germania ho visto che nelle multisale, a fianco di uno o più film americani, vengono sempre proiettati uno o più film europei.
Proviamo anche con “Cinema Europa” a dare una piccola spinta a questa maggiore diffusione di cinema (e di spirito) europeo in Italia.