Neanche 24 ore dopo aver annunciato il lockdown della Campania “perché senza misure drastiche non possiamo reggere”, il presidente dem Vincenzo De Luca ha deciso di fare marcia indietro. Anzi: visto che il governo non ha accettato il suo ultimatum per un lockdown nazionale, ora chiede che i bar e i ristoranti chiudano alle 23 e non alle 18 come previsto dalla bozza di dpcm dell’esecutivo. Insomma, il governatore che voleva chiudere tutto, che lo ha annunciato solo ieri in diretta Facebook mostrando addirittura la Tac di malati under 40, ha già cambiato idea. Una giravolta che arriva, non a caso, dopo che nella prima notte di coprifuoco Napoli è stata teatro di proteste e contestazioni sfociate in guerriglia urbana.

“Continueremo a seguire la nostra linea di rigore, senza cambiare di una virgola, come è nostro dovere fare”, si è giustificato oggi De Luca presentando il rinvio dell’ordinanza sul lockdown. Alla base della sua decisione ci sarebbero ragioni diverse. Primo motivo: il governo non intende “assumere drastiche misure restrittive a livello nazionale, quindi diventa improponibile realizzare misure limitate a una sola regione, al di fuori quindi di una decisione nazionale che comporterebbe anche incontrollabili spostamenti al di fuori dei confini regionali”. E’ strano anche solo che De Luca sia stupito dalla reticenza del governo: l’esecutivo non ha finora mai lasciato intendere di voler arrivare a un lockdown nazionale imminente.

Il secondo motivo che ha spinto De Luca a rivedere la sua posizione è l’assenza al momento di un piano socioeconomico di ristori, che il presidente della Campania ha sempre detto di considerare essenziale prima di varare drastiche chiusure. Intanto il governatore si differenzia su due questioni cardine del nuovo dpcm: la didattica a distanza a suo avviso deve rimanere al cento per cento, con l’eccezione dei soli asili, e i locali pubblici vanno chiusi alle 23 invece che alle 18 come previsto dal nuovo giro di vite nazionale. In assenza di chiusure complessive “è inutile penalizzare intere categorie”. Insomma una richiesta in totale controtendenza con il lockdown nazionale che ha richiesto neanche 24 ore fa.

Quel che è certo comunque è che l’annunciata ordinanza-lockdown di domani non ci sarà, anche se è non è escluso un provvedimento che introduca nuove misure di contenimento dell’epidemia che in Campania continua a correre veloce. Dopo il pauroso balzo in avanti di ieri (2.280 contagi, nuovo record regionale, su 15.801 tamponi) i dati di oggi fanno segnare una frenata con un incremento di 1.718 casi. Ma c’è da considerare anche un considerevole calo nei tamponi (12.530) e quindi la situazione resta in pratica invariata, “a un passo dalla tragedia” come l’aveva definita ieri il presidente della Regione ribadendo l’assoluta urgenza di misure drastiche.

Osservata speciale resta la scuola, che il governatore valuta pericolosa fonte di contagio non per l’attività interna ma per gli assembramenti all’ingresso e all’uscita senza protezioni. Dai dati dell’Unità di crisi si evince che, nelle due settimane successive all’apertura, i contagi nella fascia d’età fino a 18 anni sono cresciuti di nove volte, contro le tre della restante popolazione: un indice che secondo il governatore impone di proseguire con la didattica a distanza. In sede di conferenza Stato-Regioni, il governatore campano ha chiesto un maggiore impegno economico del governo: “Da oggi non accetteremo ritardi e interlocuzioni se non si affronta da subito il tema sociale”. Un tema che da ieri è anche questione di ordine pubblico. Anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris insiste, come De Luca, sull’urgenza di misure a favore delle categorie indebolite dal Covid. “Ho sottolineato più volte il rischio concreto del contagio criminale e dell’infiltrazione di frange violente e criminali che potessero strumentalizzare un forte e crescente disagio sociale. Ecco perché è necessario mettere in campo tutte le misure per sostenere il profondo disagio economico e lavorativo della nostre comunità'”.

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