Cinema

Thom Yorke e quelle cinque note di un film che gli tormentarono “il cervello al punto da diventare ossessionato dagli alieni”

Il frontman dei Radiohead, ospite della Festa di Roma, ha scelto alcune clip da capolavori assoluti della Storia del cinema e della tv e raccontato la sua esperienza con Incontri ravvicinati di Spielberg con la colonna sonora di John Williams

di Anna Maria Pasetti

Thom Yorke c’è. Ha mantenuto la promessa nonostante il dilagare della pandemia, e il pubblico l’ha celebrato con una sala sold out, distanze di sicurezza permettendo. Un’ovazione da concerto rock, come ormai non siamo più abituati a sentire, l’ha accolto all’Incontro Ravvicinato che ha suggellato l’ultima giornata della 15ma Festa del Cinema di Roma. E il frontman dei Radiohead non ha mancato di far sentire che in Italia, tutto sommato, ormai si sente a casa visto il recente matrimonio con l’attrice siciliana Dajana Roncione, anche lei sul Red Carpet.

Come ad ogni Incontro organizzato dal direttore artistico Antonio Monda, al talent è stato chiesto di selezionare alcune sequenze da film amati e di commentarle; tema scontato per Yorke era la musica nel cinema. Ma Thom non solo ha riportato sul grande schermo della Sala Sinopoli clip da capolavori assoluti della Storia del cinema e della tv (da 2001 Odissea nello Spazio di Kubrick a Oltre il giardino di Ashby, passando per Taxi Driver di Scorsese e Twin Peaks di Lynch), su di esse ha anche tenuto delle vere e proprie mini lectio magistralis attraverso le quali ha fatto rivivere hic et nunc il “pensiero musicale”.

Il tutto è iniziato con la celeberrima clip di Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg (peraltro in programma domani qui alla Festa) delle cinque note “aliene” per cui John Williams è considerato un genio. “Da piccolo vidi questo film e ne rimasi rapito. Avevo solo 8 anni, quelle cinque note mi tormentavano il cervello al punto da diventare ossessionato dagli alieni. Io non sono un grande fan di Williams – ha sottolineato il musicista inglese – ma probabilmente è colpa mia, dovrei approfondirlo meglio. Certamente quanto ha fatto con sole 5 note è rimasto nella Storia”.

A genio risponde genio, e al passaggio delle sequenze successive, a partire da quella magistrale di Oltre il giardino che vede Peter Sellers (“uno dei miei attori di culto assoluto”) camminare perso verso il Campidoglio a Washington DC accompagnato da una melodia disarmonica fatta di disco, pop, e molto jazz, Thom inizia a mimare con braccia e mani i musicisti di quel pezzo, quasi a compiere un miracoloso “play along” totalmente rapito da ritmo e sonorità. È chiaro che Yorke viva, respiri di musica, esattamente come quando Luca Guadagnino quando gli chiese di comporre la musica per Suspiria gli pose il tema del “respiro”. “Luca voleva questi suoni, non sapevo se ero in grado di realizzarli, mi chiusi in studio per due settimane facendo esclusivamente respiri, ne ero evidentemente ossessionato”. E a proposito della sua unica soundtrack composta per il cinema, l’artista aggiunge il racconto della genesi. “Non sapevo da che parte iniziare. Ho chiamato Jonny (Greenwood, ndr) e gli ho chiesto un consiglio visto che lui ne ha già composte parecchie. Lui mi ha detto una cosa strana, ovvero che avrei dovuto pensare e scrivere la musica partendo direttamente dalla sceneggiatura. Jonny mi disse letteralmente “esplora la musica dentro di te prima del film perché quando lo vedrai avrai il blocco”. E Jonny aveva perfettamente ragione, se avessi passato mesi a parlare con Luca del concetto che stava dietro al suo progetto, non ce l’avrei mai fatta. Quando è arrivato Luca gli ho messo la musica sopra film, ed è stato straordinario quanto velocemente sono andate le cose. Ho portato me stesso sul film prima che film arrivasse a me. Noi musicisti siamo collaboratori di chi lavora a un film, dobbiamo capire questo altrimenti abbiamo fallito. Non possiamo reagire al film, dobbiamo prevenirlo”.

Ossessionato anche dagli effetti sonori (come è ovvio per chi conosce la musica dei Radiohead e i suoi lavori più recenti come Anima), Yorke ha poi speso parole sublimi verso 2001 Odissea nello Spazio, scegliendo la sequenza del viaggio spazio/temporale nella sua dimensione più psichedelico-onirica, “ho visto e rivisto questa sequenza centinaia di volte, ma solo da adulto ho capito che in essa c’è la sintesi perfetta di immagini e suoni, in essa il mio cervello diviso fra immagini e musica – avendo studiando arte all’università – trovava una sua armonia, con essa posso dire che ho visto Dio”. E alla domanda di una sua ipotetica avventura come regista, essendo molto affascinato dalla videoarte e avendo lavorato da vicino con Paul Thomas Anderson, Thom Yorke non ha dubbi: “se avessi una vita parallela forse sì, ma la risposta è no, perché sono troppo concentrato sul mio percorso musicale, specie quello in divenire, quindi godetevi cineasti che lo sanno fare in maniera straordinaria come il mio amico Paul”.

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