Cultura

I colori del riscatto, la mostra di Van Gogh a Padova supera malelingue e pandemie: ecco il vero volto dell’uomo e dell’artista (secondo Goldin)

L'esibizione sarà visitabile, con il contagocce visti gli ingressi contingentati, fino all'11 aprile. L'intento del celebre curatore è quello di scardinare il maledettismo che ha corrotto la figura del pittore, e innalzarlo al ruolo di eroe mortalmente moderno, nell'arte e nella sofferenza

di Serena Tacchini

Il celebre curatore Marco Goldin torna a far parlare di sé: l’occasione sono i 25 anni d’attività di Linea d’Ombra, la società da lui fondata nel 1996 che è ormai un’autorità nell’organizzazione di mostre in Italia, premiata da oltre undici milioni di visitatori e dalle consolidate relazioni con oltre mille musei prestatori in tutto il mondo. Ad attendere il ritorno del curatore trevigiano c’erano schiere di visitatori innamorati del suo modo appassionato di raccontare la pittura, e allo stesso tempo orde fameliche di detrattori che gridano da anni alle mostre-panettone e attira-pubblico. Marco Goldin supera pandemia e malelingue con restrizioni anti-contagio e ingressi con il contagocce, inaugurando dopo due anni di gestazione l’attesissima mostra Van Gogh. I colori della vita al Centro Altinate San Gaetano di Padova, visitabile fino all’11 aprile 2021: la monografica è accompagnata dalla sua colossale Autobiografia mai scritta dedicata alla vita del pittore olandese, più di 700 pagine stese di getto durante il lockdown, edite da La nave di Teseo.

A raccontare la mostra nei minimi dettagli alla conferenza d’inaugurazione è stato l’appassionato studioso di Van Gogh non l’imprenditore-curatore, ruolo in cui Goldin è sembrato sentirsi davvero a disagio. Se ci concediamo il beneficio del dubbio sulle motivazioni che lo hanno spinto a sacrificare gli usuali afflussi di pubblico (e introiti) record in nome dell’arte e della cultura, è innegabile che le sue mostre seducono perché immediate, chiare, complete, proposte dallo storico dell’arte ma raccontate dal romanziere. Tra le 82 opere selezionate, i visitatori ne incontreranno alcune che hanno già avuto modo di conoscere (e amare) a Vicenza, esposte nella mostra goldiniana del 2017 in Basilica Palladiana. A Padova rientrano in un percorso dalla visione più matura, in cui Goldin condensa due decenni di studi, letture e ricerche per far conoscere il vero volto dell’uomo e dell’artista: lo scopo è scardinare il maledettismo che ha corrotto la figura di Van Gogh pazzo, alcolizzato, autolesionista, eccentricamente sgradevole, e innalzarlo al ruolo di eroe mortalmente moderno, nell’arte e nella sofferenza.

Non sono affatto le parole di un folle quelle che scorrono sulle pareti della mostra padovana: Van Gogh si racconta attraverso le sue stesse lettere e parla del viaggio che dalle miniere del Belgio lo ha condotto all’Aja: i disegni sono l’aurora della sua arte, il catalogo di un mondo sgrammaticato e dolente che gli è entrato negli occhi e nell’anima, fatto di minatori, seminatori, zappatori, contadini, raccoglitori di patate, donne che cuciono, tutti abbozzati sulla carta a segni neri e taglienti come la vita che sono costretti a vivere. Le prime accensioni di colore a Nuenen diventato certezza nel biennio parigino, quando le tele di Van Gogh respirano delle marine di Seurat e Signac e della Martinica di Gauguin, tutti quadri presenti in mostra e che il genio olandese ha davvero visto a Parigi.

Il pittore arriva nel Sud il 20 febbraio 1888, sotto la neve: la sesta sala è di una bellezza clamorosa per il fascino delle opere esposte, interamente dedicata a un anno in cui Van Gogh partecipa della natura assoluta di Arles. In questa cittadina dei sogni infranti, dove sarebbe dovuta sorgere la sua comunità di pittori, trascorrono quindici mesi in cui le fioriture provenzali di marzo guardano al Giappone di Hiroshige e l’estate è falciata dai mietitori di Millet; l’eccezionale galleria degli amici di Van Gogh si presenta sotto lo sguardo apprensivo di madame Ginoux, l’amorevole Arlesiana, la proprietaria del Café de La Gare amica di Vincent, che come lui soffriva di crisi nervose.

Di lune e nuvole è la fine del viaggio di un pittore che ha guardato il mondo con gli occhi resi più limpidi dalla sofferenza dello sconfitto. Il 1889 è l’anno del ricovero nella casa di cura di Saint-Rémy ma è anche un anno di tele meravigliosamente spalancate su una modernità che il mondo non era ancora pronto ad accogliere: sono distese di grano ancora verde ma per Van Gogh già troppo maturo; sono paesaggi battuti dal vento, i covoni come nuvole, dipinti dalla sua stanza d’ospedale, dai quali ha cancellato le sbarre. E lui, “il pittore dell’avvenire”, è già fuggito lontano da quella prigione dell’anima, minuscolo cappello di paglia in un mare di spighe.

INFO MOSTRA

Vincent Van Gogh | I colori della vita
10 ottobre 2020 | 11 aprile 2021
Centro San Gaetano | Via Altinate 71 – Padova
Orari | lun-giov 10-18, ven 10-19, sab 9-20, dom 9-19
Tariffe | Intero 17 euro, ridotti 11 euro (under 18) e 14 euro (universitari, over 65, giornalisti)
Visite guidate | Intero 24 euro, ridotti 18 euro (under 18) e 21 euro (universitari, over 65, giornalisti)
Audioguide | Adulti 6,50 euro, bambini 4,50 euro
Prenotazioni | Consigliate. Tel. 0422.429999, web www.lineadombra.it
Misure anti-Covid | E’ consigliabile presentarsi 10 minuti prima dell’orario di visita

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