Il Colletivo degli studenti del liceo ha organizzato una manifestazione, sostenendo che “il preside ha negato la legittimità dello studente nel riconoscersi nel genere diverso da quello anagrafico”. Poi il chiarimento del vicepreside: "La situazione ci ha colpiti molto, la scuola e questa presidenza sono molto sensibili a temi di questo tipo e ai rapporti con il corpo docente, con gli studenti e con le famiglie"
PADOVA – Il nome, sulla lista dei candidati dei rappresentanti del liceo, era femminile. Ma in realtà, lo studente della classe terza del Tito Livio di Padova, è transgender e si fa chiamare con un nome maschile. Un vero e proprio schiaffo per il sedicenne che ha visto esibita, solo per motivi burocratici, un’identità che non sente di avere davanti alle centinaia di allievi dell’istituto che ebbe tra le proprie fila anche Giorgio Napolitano. In un primo tempo sembrava che ci fosse stata una chiusura della scuola: le liste erano ineccepibili e riflettevano l’identità che risulta dai documenti ufficiali. Poi è venuta a galla un’impostazione diversa e il Tito Livio sembra pronto a ristampare le schede elettorali con l’iniziale – puntata – del solo nome.
Il ragazzo e gli amici a conoscenza della situazione lo avevano chiesto espressamente: “Mettere in lista solo i cognomi o i nomi in cui i ragazzi si riconoscono. Ma ci è stato risposto che si viene riconosciuti con il nome anagrafico”. Il dirigente scolastico aveva rifiutato, visto che le schede erano già pronte e comunque fa fede l’identità anagrafica. A quel punto allo studente non è rimasto che raccontare la storia in una videoconferenza con gli altri studenti. “Il problema è stato fare un ‘coming out’ forzato davanti alle terze, alle quarte e alle quinte dell’intera scuola. – spiega. – Con tanti non avevo avuto modo di parlarne, e neppure con i professori. Volevo farlo, ma non in questo modo. I miei compagni sono stati di supporto in quel momento: tutti mi chiamano usando il nome che ho scelto, magari senza sapere cosa c’è dietro”.
Dal fatto apparentemente personale, alla condivisione collettiva. Il Colletivo degli studenti del liceo ha organizzato una manifestazione, sostenendo che “il preside ha negato la legittimità dello studente nel riconoscersi nel genere diverso da quello anagrafico”. Ne è scaturito un commento di Alessandro Zan, deputato Pd e relatore della legge contro l’omotransfobia: “La vicenda deve essere chiarita: mai la scuola, in quanto istituzione primaria nella formazione delle nuove generazioni, si può rendere responsabile di discriminazioni, né può creare situazioni di disagio per i propri studenti”. Il vicepreside del liceo, professor Mirco Zago, ha ricostruito la procedura: “Non conosco direttamente il ragazzo, abbiamo ricevuto i nomi e li abbiamo riportati, come da norma. Non sono stati rilevati difetti finché non è uscito il caso sui giornali. La situazione ci ha colpiti molto, la scuola e questa presidenza sono molto sensibili a temi di questo tipo e ai rapporti con il corpo docente, con gli studenti e con le famiglie”.
Poi la svolta. Lo studente ha spiegato: “Il preside si è scusato con me. Mi ha detto che è stata una disattenzione momentanea e che il comitato elettorale valuterà di ristampare le schede con l’iniziale del nome anagrafico e il cognome”. E ha commentato: “L’ho presa in maniera positiva, perché il preside ha capito la situazione e sta cercando di venirmi incontro. A me serviva questo. Non ho intenzione di continuare a protestare”. Comunque, nel liceo hanno deciso di convocare un’assemblea, sul tema: “Transessualità e transgenderismo: che ruolo dobbiamo avere noi studenti e la scuola nel tutelare chi decide di intraprendere questo percorso?”.