A Milano alcuni studenti del liceo scientifico Volta in una una lettera aperta criticano l’ordinanza lombarda, in vigore dal 26 ottobre al 24 novembre, di interrompere completamente la didattica in presenza per licei, istituti tecnici e professionali. Una decisione che i liceali definiscono “immotivata e ingiusta, visto che la circolazione del virus all’interno degli edifici scolastici è molto limitata” in quanto “il Ministero della Salute afferma che solo il 3,8% dei nuovi focolai si origina a scuola”. Secondo gli studenti prima di chiudere a prescindere tutti gli istituti, sarebbe stato meglio far rispettare in tutte le scuole d’Italia gli standard minimi di sicurezza, quindi: mascherina, rilevazione delle temperatura in loco e rimozione di distributori automatici di merendine dai corridoi per evitare assembramenti durante l’intervallo.
“La didattica a distanza non è equiparabile a quella in presenza”, scrivono gli studenti, dato che “rende più difficoltoso agli alunni seguire le lezioni e ricevere aiuto nel caso non capiscano gli argomenti trattati e ai professori di verificarne l’apprendimento”. Per non parlare dei mezzi tecnologici, con cui non tutti gli insegnanti hanno preso confidenza, nonostante il periodo di lockdown. “Con la didattica a distanza, inoltre, la scuola perde la propria caratteristica di ambiente che contribuisce a livellare le differenze sociali e al contrario va a svantaggiare maggiormente quelle persone che si trovano a vivere in contesti socioeconomici critici”. Ma tocca particolarmente anche gli studenti che soffrono psicologicamente e che finirebbero per alienarsi ancora di più. “Perché dobbiamo essere noi a pagare per tutti? Secondo la ministra delle infrastrutture e dei trasporti De Micheli gli studi sono concordi nell’evidenziare la scarsa rilevanza della capienza del trasporto pubblico nella diffusione del contagio, vista la breve permanenza a bordo, a patto che sia osservato l’obbligo della mascherina: vorremmo sapere allora secondo quale evidenza scientifica una delle motivazioni principali portate a supporto dell’ordinanza è proprio quella della pressione sul trasporto. Sarebbe utile, piuttosto, aumentare i controlli alle fermate che presentano problematiche più di frequente, basandosi sulle segnalazioni dei conducenti”. In ultimo, gli studenti chiedono a Regione Lombardia di “ritirare il punto c dell’ordinanza n°623 del 21 ottobre 2020, adeguandosi alle nuove disposizioni nazionali che prevedono un utilizzo della didattica a distanza pari ad almeno il 75% dell’orario scolastico,
lasciando al limite ai singoli istituti la decisione di aumentare questa percentuale e permettendo a questi di organizzarsi come meglio ritengono”. “Continueremo a far sentire la nostra voce finché le nostre richieste non saranno ascoltate”, concludono gli studenti.