La domanda era semplice: l’Italia sarà pronta per una seconda ondata di coronavirus? Come fosse uno scienziato Matteo Salvini aveva risposto mettendo in dubbio lo stesso interrogativo che gli era stato posto: “Ma perché dovrebbe esserci una seconda ondata?” Già perché? “In Italia ormai tre quarti del Paese sono esenti da contagi e da ricoveri, argomentava il segretario della Lega, intervistato da 7Gold il 25 giugno scorso. L’estate era appena iniziata e Salvini, il più estivo tra i leader, era già diventato il frontman dei “minimalistidel Covid. Un movimento variopinto ed eterogeneo che ingloba politici, personaggi dello spettacolo, persino virologi, ma che è molto diverso dai negazionisti e dai No Mask. Se i complottisti mostrano evidenti limiti di credibilità, infatti, i minimalisti del Covid sono più sobri: non arrivano a negare l’esistenza dell’epidemia, ma si limitano a minimizzarne gli effetti, con l’unico obiettivo di contestare in questo modo le misure anti contagio. Cavalcando quindi l’onda lunga degli scontenti: dai gestori di sale slot e sale da ballo ai ristoratori. Spalleggiati dai titoli a tutta pagina dei giornali di area (Il Giornale, Libero, la Verità) per tutta l’estate i minimalisti del Covid si sono assembrati, hanno ballato (finché le discoteche erano aperte), hanno protestato (quando le discoteche hanno chiuso), cercando di boicottare qualsiasi allerta sulla situazione epidemiologica. A cominciare dalla principale: il rischio di una seconda ondata di epidemia.

Già il 2 giugno, prima che scattase la riapertura della mobilità tra le Regioni, il centrodestra era sceso in piazza per protestare contro il governo. Era una delle prime manifestazioni in cui si potevano notare folla, assembramenti e mascherine abbassate. A cominciare da quella del “capitano”, che ci teneva a mettere in bella vista naso e bocca durante i selfie con i fan. D’altra parte, nella sua versione da virologo, Salvini ha negato a più riprese l’ipotesi di una seconda ondata di Covid, argomentandola con inoppugnabili e precisi dati scientifici: “In Italia ormai tre quarti del Paese sono esenti da contagi e da ricoveri, gli italiani hanno dimostrato enorme buonsenso in questi mesi ma mi sembra che ormai siano tanti i medici che stanno dicendo che il virus adesso fortunatamente ha una diffusione e soprattutto una gravità nei nuovi casi assolutamente inferiore rispetto a qualche mese fa”. Erano i giorni in cui Alberto Zangrillo considerava il virus “clinicamente morto” e dunque per Salvini era “inutile continuare a terrorizzare le persone“.

Ma non c’era solo Zangrillo a dare copertura ideologica e scientifica ai minimalisti del Covid. Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, il 4 agosto invitava a “non fare terrorismo“. “Non mi piace parlare di seconda ondata – diceva all’Adnkronos – Il virus è presente, è tra noi. Dobbiamo imparare a conviverci. In autunno e in inverno ci saranno persone contagiate, in quel momento dovremo essere bravi a trattare queste persone in modo adeguato, individuando nuovi focolai. Chi dice che avremo una seconda ondata come la Spagnola fa terrorismo: siamo nel 2020, la Spagnola è arrivata quando non c’erano vaccini, antibiotici, ventilatori”. Due giorni dopo era il virologo Massimo Clementi, docente del San Raffaele di Milano, che dichiarava alla Stampa senza alcun beneficio del dubbio: “Non ci sarà una seconda ondata, l’autunno sarà come adesso, il virus si sta adattando all’uomo, magari farà un ping pong con il pipistrello, cioè ce lo ripasseremo tra specie, ma non se ne andrà fino al vaccino”.

Sulla scorta di queste opinioni, il centrodestra a trazione Lega ha potuto portare avanti la sua strategia: partendo dall’assunto che il coronavirus non fosse più un pericolo, bisognava tornare alla normalità. Il 27 luglio lo stesso Salvini era tra i protagonisti di “Covid-19 in Italia, tra informazione scienza e diritti”, un evento con tendenze negazioniste che riuniva al Senato filosofi, giornalisti, giuristi e medici. Tutti accomunati dall’idea che il Parlamento avrebbe dovuto bocciare le risoluzione per prolungare lo stato di emergenza. “Nei nostri ospedali non c’è più Covid“, sosteneva Vittorio Sgarbi, critico d’arte prestato da 30 anni alla politica. A fine agosto, da sindaco di Sutri, Sgarbi firmerà un’ordinanza per multare chi porta la mascherina in strada. “C’è stata un po’ di esagerazione nella narrativa sul virus”, era invece la lettura di Armando Siri, l’ex sottosegretario, accusato di corruzione, che nelle settimane successive rilascerà interviste per denunciare “la campagna di paura che stanno portando avanti con disinvoltura politici, mass media, scienziati e personaggi pubblici a vario livello”. Il ragionamento del tenore Andrea Bocelli, invece, seguiva il metodo galileiano: “Non ho mai conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva, quindi perché questa gravità?”. Particolamemente dettagliato l’intervento di Salvini: “Il saluto con il gomito è la fine della specie umana, io mi sono rifiutato, piuttosto non saluto”. Per essere più convincente l’ex ministro dell’Interno si era presentato senza mascherina. Ai commessi che lo invitavano a coprirsi la faccia, aveva risposto: “Non ce l’ho e non la metto”. Poi via con gli aneddoti, ovviamente ambientati in spiaggia: “Ho visto una signora al mare entrare in acqua con la mascherina. Vuol dire che c’è da fare lavoro di recupero importante, un lavoro culturale“.

Purtroppo per Salvini il “lavoro culturale” per convincere la gente a non usare la mascherina è stato bloccato dall’aumento dei contagi. Con la fine di agosto, infatti, il numero di nuovi positivi ha ripreso a salire. E il Covid ha infettato anche qualche volto noto. Come Silvio Berlusconi, ricoverato al San Raffaele nei primi giorni di settembre. Era in quell’occasione che Zangrillo aveva dovuto spiegare come quella sua frase sul “virus clinicamente morto fosse stata “un’espressione stonata“. Nella stessa occasione, però, il medico personale di Berlusconi si era detto scettico sul ritorno dell’epidemia: “Non credo nella seconda ondata, dobbiamo solo applicare i criteri della sorveglianza e del controllo del territorio per riprendere a vivere”. Purtroppo è andata diversamente. E oggi qualcuno lo fa notare. “Che cosa è stato fatto in questi sei mesi per prevenire la seconda ondata? Non vorrei che qualcuno in questi mesi si fosse seduto sperando che il buon Dio ce la mandasse buona e a ottobre torniamo punto e a capo”. Parole che appartengono sempre a lui: Matteo Salvini, il leader dei minimalisti del Covid, lo stesso che fino a qualche settimana fa di seconda ondata non voleva sentire parlare.

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