Eventi, fiere, ristorazione: sono fra i settori che più tremano davanti a una nuova chiusura per frenare i contagi da Covid-19. Eppure c’è chi l’aveva messo in conto già durante il primo lockdown, scommettendo con lungimiranza su una nuova veste per appuntamenti tradizionalmente in presenza.
“Chi si ferma è perduto”, esordisce al telefono con ilfattoquotidiano.it Paolo Massobrio, da oltre vent’anni autore della guida per gourmand Il Golosario e dal 2000 organizzatore dell’omonima fiera passata nel 2006 dal Piemonte a Milano: “Il 28 ottobre parte la prima edizione online e io non la vivo assolutamente come un ripiego. Anzi. L’idea è quella di sfruttare al massimo il potere di relazione del cibo”, attraverso un palinsesto fatto di webinar, incontri registrati e contatti via chat anziché di persona. Per resistere gli operatori del settore devono farsi conoscere ancora meglio dal pubblico, non solo con ciò che portano sulle tavole ma anche attraverso le loro storie ed esperienze. Certo, i fatturati dell’evento prevedono un calo intorno al 70%, ma ci saranno anche meno spese vive per gli allestimenti e la possibilità di fruire dei contenuti fino al 20 dicembre attraverso la piattaforma digitale di Golosaria.
Una formula ancora più diffusa nello spazio e nel tempo è quella scelta per l’edizione 2020 di Terra Madre – Salone del Gusto, fortino biennale di Slow Food dal 1996, tradizionalmente organizzato al Lingotto di Torino. Quest’anno l’evento è partito l’8 ottobre, dura sei mesi e punta a raggiungere migliaia di persone in 160 Paesi del mondo. “Noi abbiamo sempre lavorato per gli assembramenti”, spiega con un sorriso Carla Coccolo, responsabile del comparto eventi di Slow Food, “ma avevamo iniziato a pensare a un nuovo formato già tra febbraio e marzo, quando è stato chiaro che niente sarebbe più stato come prima”.
La missione è sempre quella di indicare la biodiversità come risposta alla crisi climatica e supportare le piccole produzioni, ma anziché concentrare tutto a Torino si lavora fra la rete e piccole location, fino a quando saranno accessibili. “Tutto è stato ripensato, non semplicemente trasposto online”, spiega Coccolo, che fra i vantaggi di questo nuovo sforzo organizzativo individua una maggiore possibilità di partecipazione: “Il nostro format per le scuole può raggiungere contemporaneamente, in una stessa mattina, centinaia di studenti seduti sui loro banchi e collegati con la Lim”.
Poi ci sono i Forum di Terra Madre su Youtube, pensati su due fusi orari; i Food Talks con grandi personaggi tradotti e sottotitolati; formati più pop con influencer e giovani delegati sul territorio. “Tutti i contenuti sono liberi e non a pagamento: un grande impegno, a fronte di un calo previsto negli introiti intorno al 35%”, precisa Coccolo. In presenza rimangono, finché possibili, i tradizionali laboratori del gusto, ma non mancano nuovi esperimenti di degustazioni a distanza, con kit di prodotti che raggiungono fisicamente gli utenti, anche all’estero, e gli esperti che si presentano virtualmente tramite piattaforme ormai note a tutti gli smartworker.
Proprio con una formula analoga, fra l’altro, vuole entrare sul mercato la start up Vinello Club: tramite un crowdfunding su Indiegogo vuole proporre un abbonamento per ricevere ogni mese vino di qualità da gustare guidati da un sommelier in videocall. Se torneremo a chiuderci in casa, dunque, potremmo almeno essere in buona compagnia virtuale.