Scienza

Vaccino Covid Oxford, “rilevate risposte immunitarie robuste nelle persone anziane”

Il Financial Times scrive che i primi risultati dei test del composto sviluppato dall'ateneo britannico, le cui dosi saranno prodotte in Italia dalla societa Irbm di Pomezia, mostrano questi risultati

La fase III della sperimentazione del Vaccino Oxford/Irbm/AstraZeneca si sta per completare. E il Financial Times scrive i primi risultati dei test per il vaccino anti Covid sviluppato dall’ateneo britannico, le cui dosi saranno prodotte in Italia dalla societa Irbm di Pomezia, mostrano che produce “una robusta risposta immunitaria nelle persone anziane” quello che è considerato il gruppo a più alto rischio. È stato rilevato, scrive il quotidiano due persone vicine alla sperimentazione, che il composto innesca gli anticorpi protettivi e le cellule T nei gruppi di età più avanzata. I risultati al momento sembrano replicare i dati rilasciati a luglio che hanno mostrato che il vaccino ha generato “risposte immunitarie robuste” in un gruppo di adulti sani di età compresa tra i 18 ei 55 anni. La fase III ha coinvolto anche persone con un’età superiore ai 55. E sono attesi nelle prossime settimane i risultati.

Nello specifico la sperimentazione di fase II per le persone – tra i 18 e i 55 anni – ovvero 1.077 adulti sani con 35 anni di età media aveva dato risultati promettenti. Anche come aveva spiegato Sarah Gilbert, che coordina il progetto del prestigioso ateneo britannico, “c’è ancora molto lavoro da fare prima che si possa confermare che il nostro vaccino aiuterà a gestire la pandemia di Covid-19, ma questi risultati sono promettenti”. Adesso questi esiti sembrano riguardare anche la fascia d’età più fragile. Ma come avverte lo stesso Ft i test di immunogenicità positivi non garantiscono che il vaccino alla fine si dimostrerà totalmente sicuro ed efficace nelle persone anziane. A settembre c’era stato un brevissimo stop all’arruolamento dei volontari perché in uno di essi era stata rilevata una grave infiammazione spinale. Dopo la valutazione del comitato indipendente la sperimentazione è ripartita.

Lo scorso 1 ottobre all’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, è stata presentata una domanda di autorizzazione, una procedura velocizzata nei tempi che si chiama rolling review e che riguarda anche altri candidati vaccini. Normalmente, infatti, i dati relativi a un nuovo farmaco vengono forniti tutti insieme, contestualmente alla richiesta di autorizzazione alla commercializzazione. In questo caso, invece, il comitato dell’Ema incaricato della valutazione ha deciso di analizzare le informazioni man mano che vengono elaborate da Oxford-AstraZeneca. Un modo, spiegano, per accelerare l’iter di approvazione e garantire l’arrivo delle prime dosi il prima possibile senza trascurare il tema della sicurezza.

“Il vaccino AstraZeneca-Oxford sembra essere in grado di stimolare una robusta risposta immunitaria anche negli anziani. Non potete immaginare quanto buona sia questa notizia. È fantastica. È una indiscrezione del Financial Times ma se è vera è proprio da essere felici. Come ho detto e ripetuto, ancora non sappiamo se un vaccino funzionerà. Ma tra pochissimo lo sapremo e speriamo siano buone notizie. Non è possibile fare alcuna previsione sulle date, ma teniamo duro perché potremmo essere davvero all’ultimo chilometro di una difficilissima tappa in salita, e se non molliamo possiamo vincerla- scrive su Facebook il virologo dell’Università S.Raffaele di Milano, Roberto Burioni – Molti vaccini sono poco efficaci nello stimolare la risposta negli anziani, per esempio quello contro l’influenza. Nel caso di un vaccino contro Covid-19 questa caratteristica negativa sarebbe eccezionalmente dannosa, visto che il virus è particolarmente pericoloso nelle persone anziane. Se così fosse, l’unico modo per proteggerle sarebbe raggiungere l’immunità di gregge vaccinando tutti gli altri, è non è cosa facile”, aggiunge Burioni. “Se invece, come sembra, il vaccino induce un’ottima produzione di anticorpi – conclude il virologo – e altre risposte immunitarie anche negli anziani questo significa che quando sarà dimostrata la sua efficacia nella popolazione generale (siamo tutti con il fiato sospeso attendendo il risultato del trial) è legittimo aspettarsi che sarà efficace anche negli anziani. Il che, credetemi, è importantissimo nella lotta contro questo virus”.