A Kiev la squadra di Conte non concede nulla, ma non riesce a essere aggressiva a sufficienza per segnare (anche perché prende due traverse)
Il cielo è grigio sopra lo Stadio Olimpico di Kiev. Almeno per l’Inter. Perché 93 minuti non sono bastati ai nerazzurri per trovare un gol buono per mandare al tappeto lo Shakhtar e prendersi la vetta del Gruppo B. La squadra di Antonio Conte ha giocato un buon primo tempo, non ha concesso praticamente nulla agli avversari, ma si è fermata contro le due traverse centrate da Barella e Lukaku. Un risultato deludente che complica i programmi dell’Inter in questa Champions League. Perché dopo il 2-2 nella gara inaugurale contro il Borussia Mönchengladbach, i nerazzurri non hanno più margine di errore. E il doppio confronto con il Real Madrid diventerà fondamentale per il passaggio del turno.
I primi 10’ sono un’illusione. Soprattutto per i padroni di casa. Perché lo Shakhtar è cortissimo, con tre linee in nemmeno 20 metri che annullano gli spazi a disposizione degli avversari. La squadra di Castro cerca di costruire l’azione dal basso, prima con i difensori e poi con i centrocampisti che si scambiano palla come in un un flipper. Solo che forse è più una forma di autodifesa che di attacco. Perché gli esterni dello Shakhtar partono come frecce aguzze ma poi si ritrovano spuntate al momento di arrivare sulla trequarti avversaria. Intorno al 10’ Barella e Brozovic cominciano ad alzare il pressing nerazzurro. E allora inizia un’altra partita. L’Inter si distende soprattutto sulla destra, grazie ai triangoli e alle sovrapposizioni sull’asse D’Ambrosio, Hakimi e Barella. Eppure la prima grande occasione vene dalla fascia opposta: lancio in profondità, Lukaku si scrolla di dosso Khocholava (che non vivrà una serata esattamente tranquilla) e poi conclude su Trubin. Ma non è finita, perché il belga recupera palla e mette in mezzo per Barella che lascia partire una botta che si stampa sulla traversa.
L’Inter inizia a muovere palla a centrocampo, poi prova la verticalizzazione improvvisa. Una giocata che ripete in fotocopia decine di volte. Una giocata che manda (quasi) sempre in cortocircuito la difesa dello Shakhtar. E nerazzurri cominciano ad accumulare occasioni: su calcio d’angolo dalla sinistra Lukaku spedisce di poco a lato con la spalla destra. Poi al 40’ Bondar livella al suolo Vidal all’altezza della lunetta dell’area di rigore. Dalla desta Lukaku cerca il palo lontano ma trova prima il guanto aperto di Trubin e poi la traversa. Il secondo tempo ricomincia da dove era finito il primo. I padroni di casa se ne stanno corti fra la linea di centrocampo e la trequarti difensiva, così per l’Inter diventa difficile trovare il corridoio giusto. I nerazzurri cominciano a essere prevedibili e soprattutto impazienti, con Vidal e Bastoni che provano ad accelerare qualche lancio e Conte che urla di non affrettare i tempi della giocata. Al 53’ Barella recupera palla sulla trequarti, Lukaku allarga a destra, Brozovic trova una conclusione che Trubin respinge ma non disinnesca. Sulla palla vagante si lancia Martinez. Solo che invece di gonfiare il sacco a porta vuota, l’attaccante spedisce a lato.
Si gioca in una sola metà campo. Lo Shakhtar aspetta e cerca la ripartenza. Tanto che nella ripresa l’Inter ha il 77% di possesso palla. Per sbloccare la partita l’Inter avrebbe bisogno di estrarre il classico coniglio dal cilindro. Così al 71’ Conte richiama in panchina Lautaro Martinez manda in campo Perisic. Niente. Poi inserisce Eriksen (per Vidal) e Darmian (per D’Ambrosio). Niente. Nel mezzo l’Inter urla al rigore per un contatto al limite di Bondar su Lukaku. Gli ultimi minuti sono un trascinarsi. A parte quando Young non lancia clamorosamente Teté che però si disinnesca da solo in area. L’Inter attacca a testa bassa, ma il muro dello Shakhtar tiene fra mille scricchiolii. Fino al 93’, quando l’arbitro dice che non c’è più tempo. L’Inter porta a casa un punto ma fa il pieno di rimpianti. Ora per non trasformare gli ottavi di finale in qualcosa di diverso da un’illusione, c’è bisogno di un risultato importante nel doppio confronto con il Real Madrid. Non esattamente la più semplice delle imprese.