Durante il secondo regno del governatore Vincenzo De Luca, pochi giorni dopo la ordinanza che prevede la scuola in presenza solo per gli alunni disabili (la numero 82) possono accadere fatti dei quali qualcuno, prima o poi, dovrà vergognarsi.

Può succedere che da una scuola primaria giunga, poche ore dopo l’editto che inaugura la scuola “solo per i disabili”, una telefonata di un insegnante che invita i genitori del piccolo Giovanni (nome di fantasia) a portare a scuola il bambino.

Alle ragionevoli obiezioni della mamma che ricorda allo zelante docente quanto segue:
– Giovanni ha un fratellino che frequenta la stessa scuola e dovrebbe rimanere a casa
– Giovanni non avrebbe nessuna voglia di stare in un aula da solo senza i suoi compagni
– Giovanni può essere considerato, viste le sue condizioni di salute, un bambino fragile
la scuola fa seguire oggi una telefonata nella quale viene comunicato alla famiglia di avere registrato l’assenza alle lezioni del loro piccolo.

Riepiloghiamo per i non addetti ai lavori: in Campania le scuole di primo grado sono al momento chiuse ma per qualche imperscrutabile motivo solo gli alunni disabili, in una riproposizione pandemica delle classi differenziali, dovrebbero frequentare la scuola.

Il fatto che nel resto d’Italia le scuola siano aperte per tutti non ha nessuna rilevanza nella repubblica indipendente di Campania. A sud del Garigliano la densità abitativa, la circolazione sfrenata del virus e le precarie condizioni del sistema sanitario hanno suggerito di chiudere tutte le scuole nonostante le rassicurazioni che vengono da Roma.

Se tutto questo è vero allora perché meravigliarsi se ai genitori di Giovanni, bimbo socievole e sorridente, viene contestata un’assenza ingiustificata da un’idea di scuola che non è allineata alle leggi dello Stato repubblicano?

Le obiezioni a questo modello educativo possono essere tante ma immagino siano poco rilevanti per gli ispiratori dell’ordinanza in oggetto. La domanda, semplice e diretta, che mi rivolgeva il padre del bambino era anche: se è pericoloso per il suo fratellino andare a scuola perché non dovrebbe essere così anche per Giovanni?

Mentre cerco una risposta che non trovo mi auguro che l’assessore regionale all’Istruzione corra a spiegare all’onorevole De Luca che i disabili sono persone. Semplicemente persone da trattare con delicatezza.

Il registro delle assenze forse dovremmo riempirlo annotando tutto quello che chi doveva fare non ha fatto in questi sette mesi in tema di sicurezza delle scuole, miglioramento dei trasporti, tracciamento dei contagi ecc.

Per favore lasciate in pace Giovanni e la sua famiglia. E chiedete il conto ad altri.

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