Non vorrei fare la parte di quello che spara sulla Croce Rossa notando come il ras della comunicazione di Palazzo Chigi Rocco Casalino – che apprendiamo purtroppo positivo al Coronavirus (auguri) – non riesca più “a toccar palla”, mentre ci addentriamo nella seconda fase della pandemia. Sintomo altamente preoccupante di un generale malessere che affligge la compagine governativa.

Insomma, siamo lontani dalla fortunata congiunzione astrale di inizio anno, in cui venivano operate scelte chiare e convincenti, seppure drastiche, e il comunicatore capo di cui sopra poteva lavorare efficacemente alla costruzione del “fenomeno Giuseppi Conte”. Intanto il popolo italiano si confermava perfetto nelle sceneggiature di epopee a breve durata; sicché per qualche mese ha saputo recitare impeccabilmente il ruolo del civismo responsabile. Mentre dalla Destra sfascista giungevano soltanto ringhi, ululati e borborigmi. Esempio di una sgangherata incoscienza, del tutto scollegata rispetto alla consapevolezza dei sacrifici necessari su cui cresceva la sintonia tra i cittadini e il loro governo.

Così si arrivò – pur al prezzo di decessi a migliaia, ma anche grazie ad ammirevoli esempi di dedizione – al tutto sommato apprezzabile contenimento della prima fase del contagio. Poi giunse l’estate e il vantaggio ottenuto venne dilapidato.

Come sempre l’anello debole risultarono le Regioni, chiamate a compiti organizzativi cui sono del tutte inadatte; stante la loro natura effettiva di sedi destinate al riciclaggio delle seconde scelte della classe politica. Fermo restando che la nuova ondata di contagi trovava impreparate le istituzioni a fronte di un mutato stato d’animo popolare, ormai stufo dei buoni propositi e in cui cresceva la congenita insofferenza per sacrifici protratti nel tempo. Un sentire strumentalizzato dall’opposizione (e dall’avventurismo renziano), ma anche dalle campagne pro deregulation sanitaria orchestrate dagli interessi economici organizzati e i loro media.

Una pressione insostenibile per parte della componente rosa della maggioranza (il Pd), mentre quella gialla (il M5S) sprofondava in beghe infantili tra ministeriali e millenaristi: regolamenti di conti interni, del tutto incoscienti delle emergenze nazionali. In questa situazione andava in tilt la funzione neo-morotea di mediazione e coesione di Giuseppe Conte; grazie alla quale il Presidente del Consiglio aveva ottenuto meritati apprezzamenti. Ed emergeva la triste verità, in un accavallarsi di DPCM presidenziali sempre all’inseguimento dei bollettini sanitari quotidiani: nelle sedi decisionali ai vari livelli nessuno ha la più pallida idea di che cosa occorra fare.

Per cui – dopo mesi all’avanguardia – ora si scimmiottano i francesi, adottando un coprifuoco di pura teatralizzazione (come se il virus fosse un animale notturno). Intanto governatori-sceriffi si esibiscono in schizofreniche giostre di chiusure/aperture, all’insegna della classica ammuina.

L’impressione è quella di un Paese “come nave senza nocchiero in gran tempesta”. E sale la rabbia da frustrazione in larghi settori del Paese. Con esiti imprevedibili.

Checché ne dicano certi critici da talk show, una situazione che non può essere risolta migliorando quella comunicazione che da noi è solo un modo per infiocchettare la realtà e perseguire facili consensi. Per cui si spinge il premier ad assicurare improbabili “natali sereni”. Il fatto è che stanno venendo alla luce tutte le rughe di un Paese intellettualmente vecchio e sfinito.

Cambierei opinione se invece di chiacchiere e diversivi si cominciasse a parlare delle strategie da promuovere con i soldi del Next Generation in auspicabile arrivo. Come si indica nel dibattito in svolgimento su MicroMega, il salto di qualità che ci scampi dal confondere l’innovazione con il gadget tecnologico, come una commodity che si acquista, dagli innamoramenti del tablet quale garanzia di Buona Scuola, dallo smart working ridotto al fare a casa quello che si faceva in ufficio. E così via.

Le competenze necessarie ci sarebbero anche da noi, fuori dai circuiti dei comunicatori fumisti.

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