Era ampiamente prevedibile. In una Nazione dove siamo tutti allenatori di pallone, opinionisti, esperti di ogni cosa, ispettori, sceriffi, giornalisti, politologi, medici, avvocati e scienziati anche la gestione della pandemia non poteva sottrarsi. L’Italia a febbraio si è dimostrata debole ed impreparata per la gestione dell’emergenza Covid.

I contagi repentini hanno dimostrato che i tagli lineari alla sanità e la gestione politica del sistema hanno creato notevoli danni e inefficienze. A fronte di tanti bravi operatori del settore sanitario il nostro Paese ha sempre avuto grossi problemi sia per quanto riguarda le strutture ospedaliere, sia per quanto concerne lo scarso numero di medici e infermieri.

La pandemia non ha fatto altro che scoprire clamorosamente questo aspetto. Davanti a questo quadro e all’incertezza su come curare i malati di Covid il governo non poteva fare altro che chiudere tutto per evitare il caos sanitario. A marzo era giusto e sensato. Ma c’è un grande ma. Durante questa fase bisognava studiare un piano di ripresa e di iniziative utili per evitare di ritornare impreparati all’autunno. Sapevamo tutti che il virus era ancora in circolo.

Il governo per prima cosa ha imposto misure e precauzioni per consentire di riaprire a numerosi settori e ai singoli imprenditori. Tutto verso il privato e con responsabilità molto elevate. In questo periodo abbiamo però assistito, in parallelo, alla classica spettacolarizzazione dell’emergenza. Buona parte dell’informazione ha utilizzato l’argomento Covid con modalità allarmistiche e assurde.

Si è arrivati al punto di invitare talmente tanti fantomatici esperti da creare e generare confusione, pressappochismo, isteria, punti di vista differenti e dati sul virus e i contagi senza alcun rigore scientifico oggettivo. Tutto ampiamente soggettivo e opinabile. E se lo fai in televisione dalla mattina alla sera non fai altro che creare, a seconda dei casi e della sensibilità dei cittadini, diffidenza, ansia, stress, negazionismo, esagerazione, sfiducia nelle istituzioni e soprattutto forte tensione sociale.

Per questo il governo è sembrato sempre in balia di una comunicazione giornalistica ansiogena e ossessiva. Ma un governo e un premier questo non potevano permetterselo. È una gestione della comunicazione diretta da Rocco Casalino, frutto della sua adatta esperienza al Grande Fratello.

Dopo tre mesi di blocco totale per molte delle attività del Paese, con una forbice sempre più ampia fra tutelati e non dal posto fisso, arrivare ad altre chiusure insensate non aveva senso e non doveva accadere. E su questo Conte ha palesemente mentito agli Italiani. Durante questi mesi non si è intervenuti sui luoghi di maggior contagio, ossia i trasporti pubblici. Ovviamente con grande responsabilità di alcuni presidenti di Regione e sindaci, molto bravi ad apparire ma poco a mettere in campo reali soluzioni. Per questo motivo l’ultimo Dpcm di Conte è completamente sbagliato ed illogico.

Folle e grave il modus operandi del premier. Conferenze stampa annunciate ogni cinque giorni. Bozze di Dpcm sparsi sui giornali e tv. E poi? Dopo che una settimana prima avevi detto alle palestre di mettersi tutti in regola pena la chiusura che fai? Chiudi non solo le palestre, ma bar, ristoranti, pasticcerie, cinema, teatri e luoghi di cultura. Paradossalmente i luoghi più sicuri e controllati.

Perché forse è bene ricordarlo, i ristoranti, i cinema, le palestre e i teatri sono quelli con la puntuale tracciabilità dei cittadini e quindi dei possibili contagi. E soprattutto non risultano focolai in nessuno di questi luoghi se non sporadici casi. Per non parlare della assurda discriminazione fra sport professionistico e amatoriale. Come se il virus facesse distinzioni.

Insomma il problema, senza essere esperti di tutto, è il buon senso, la logica e la coerenza. Perché se tutto il giorno permetti la circolazione delle persone su bus, tram, metrò ampiamente ammassati e senza sapere chi possa aver utilizzato quei mezzi, non si capisce con quale motivazione logica tu possa far chiudere teatri, cinema, ristoranti e palestre che rispettano il distanziamento e la tracciabilità. Ed è questo che fa giustamente protestare ed incazzare la gente.

Non puoi togliere il lavoro, la dignità e la vita semplicemente promettendo piccoli rimborsi statali con provvedimenti presi dal premier senza alcuna condivisione sociale e scientifica. Chiudere è semplicemente la cosa più facile ma che certifica il fallimento di questo premier. Non ci sono scusanti e giustificazioni. Il tempo c’era e non si è utilizzato per fare quello che serviva.

Conte ha due soluzioni: rivedere subito e modificare questo Dpcm, aprendo a tutte le forze politiche per condividere provvedimenti sensati, coerenti e utili, o dimettersi. Scelga bene e nell’interesse dell’Italia e della sua tenuta democratica, sociale e istituzionale.

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