L’esame del Dna non lascia dubbi: il teschio ritrovato il 4 ottobre nei boschi tra Caino, Serle e l’altopiano di Cariadeghe, nel Bresciano, è di Iuschra Gazi, la 12enne bengalese affetta da autismo scomparsa il 19 luglio 2018. Come riportato dalla stampa locale, lo hanno stabilito gli Spedali Civili di Brescia ai quali la Procura aveva affidato il confronto con il Dna dei genitori della ragazzina. “Sono sotto choc. Ora so che a Iuschra è davvero morta“, ha commentato il padre. La Procura di Brescia ha già disposto il nullaosta alla sepoltura dei resti di Iuschra.
Il cranio umano di piccole dimensioni, intatto, era stato ritrovato da un cacciatore nella mattinata di domenica 4 ottobre: la zona era la stessa in cui due anni fa si erano concentrate le ricerche di Iuschra Gazi, scomparsa nel nulla durante una gita con gli operatori della Fondazione bresciana assistenza psicodisabili (Fobap). Il caso giudiziario si era chiuso nei mesi scorsi con il patteggiamento per omicidio colposo a otto mesi dell’operatrice dell’associazione che durante la gita aveva il compito di controllare la bambina, che invece si era persa.
Per giorni i soccorritori avevano cercato la ragazzina in un territorio carsico dove sono presenti più di 22 chilometri di grotte oltre a buchi profondi anche quaranta metri. “Nella zona dove è stato trovato il teschio non siamo mai arrivati con le ricerche“, ha spiegato chi ha coordinato per la Protezione civile le ricerche due estati fa.”È una zona impervia, tra rovi e vegetazione. L’area era stata sorvolata solo da droni ed elicotteri. L’uomo non ci poteva arrivare”, viene spiegato dagli esperti. Il teschio è stato poi trovato a inizio ottobre da un cacciatore, probabilmente dopo che era stato trasportato da animali selvatici in un punto accessibile.
Sul posto erano arrivati anche i cani molecolari olandesi che nei giorni precedenti erano stati impegnati nel Veronese per le ricerche del giovane straniero trovato poi morto. Gli abitanti di Serle e altri paesi lasciavano porte e finestre aperte con le luci accese nel tentativo di far avvicinare la giovane dispersa. Il padre della 12enne, Mdliton Gazi, era rimasto giorno e notte a Serle durante i primi dieci giorni di ricerche e aveva sottolineato che era stato fatto tutto il possibile per trovare la figlia chiedendo di non sospendere le ricerche temendo che potesse essere rapita. La ragazzina, dopo mesi di indagini, però era stata dichiarata morta e il processo si era concluso con un patteggiamento e il risarcimento dell’assicurazione della onlus.