Il “cuore verde d’Italia” ha un serio problema con i contagi Covid e la conseguente tenuta del servizio sanitario. Stando ai numeri, una situazione ancora più difficile rispetto agli altri territori della Penisola. L’Umbria da giorni è la Regione con la percentuale più alta di posti letto in terapia intensiva occupata da pazienti Covid, il 27,80% contro il 21,80% della Campania (ma i dati sono in continuo aggiornamento). E l’iter burocratico per l’ospedale da campo promesso in primavera dalla giunta regionale guidata da Donatella Tesei è ancora agli inizi.
Oltre 450 contagi al giorno, superato il picco di ricoverati
Una regione che supera di poco gli 800mila abitanti – meno di un terzo della sola città di Roma – è arrivata a tocca la punta di oltre 450 contagi in una sola giornata, a fronte di meno di 3.500 tamponi al giorno di media. Come spiegato anche dalla governatrice nel corso di un consiglio regionale straordinario per l’emergenza, insieme ai pronto soccorso pieni si è arrivati a superare sabato il picco degli ospedalizzati registrati fra marzo e aprile, 270 attuali contro i 220 di questa primavera. Gli isolati domiciliari sono 5.596. Ma è su base settimanale che i numeri fanno preoccupare il ministero della Salute. Il 18 ottobre, l’Rt dell’Umbria segnava 1,69, contro lo 0,30 di fine luglio. Nell’area perugina l’incidenza cumulativa del virus oscilla tra i 7 casi ogni 1000 residenti del capoluogo e i 10 di Bastia Umbria, passando per i 14 di Passignano e i 9 di Corciano. Proprio a Corciano, fra l’altro, si è verificato il secondo decesso Covid dall’inizio dell’epidemia, l’ex vicesindaco Sabrina Caselli, morta a 63 anni.
File ai pronto soccorso. Il commissario Covid: “Non li affollate”
Questi si traducono in un caos generalizzato nei pronto soccorso, finiti sotto assedio. Durante la giornata di lunedì all’ospedale di Assisi c’erano 10 ambulanze in fila – ma disagi sono stati segnalati su tutta la rete ospedaliera – mentre le telefonate al 118 sono cresciute del 10% rispetto all’ottobre 2019. A poco, per ora, è valso l’appello del commissario regionale per l’emergenza Coronavirus, Antonio Onnis, a non affollare le strutture: “In questa fase di recrudescenza epidemica è fondamentale non aumentare impropriamente l’afflusso dei cittadini nei diversi pronto soccorso dell’Umbria, pesantemente impegnati nella gestione dell’emergenza”, la raccomandazione fin qui inascoltata. “L’Umbria ha più che quadruplicato i tamponi”, ha detto Tesei replicando alle polemiche: “Siamo tra le prime quattro regioni d’Italia per numero di tamponi in rapporto agli abitanti. Il 3% della popolazione umbra viene testato tutte le settimane, ma non possiamo pensare di essere avulsi da un contesto nazionale dove è stato il tracciamento”.
Ritardi sull’ospedale da campo: 4,5 milioni per 12 posti in terapia intensiva
Il caos Covid in Umbria gira intorno al contestatissimo ospedale da campo che Donatella Tesei ha annunciato il 7 aprile scorso, nel pieno della prima ondata della pandemia. Il nosocomio provvisorio dovrebbe costare 4,5 milioni di euro per 12 posti di terapia intensiva e 16 di sub-intensiva: in pratica due container da realizzare nei pressi di Bastia Umbra, uno dei posti più colpiti dal virus. Nella delibera che autorizzava la realizzazione dell’ospedale – sul “modello” dell’ospedale in fiera a Milano – si parlava anche della “seconda ondata” prevista per l’autunno, che si sta puntualmente verificando. Il problema è che l’iter ha subito degli importanti rallentamenti, tanto che il bando per la manifestazione d’interesse è stato pubblicato solo il 6 ottobre scorso e l’assegnazione è avvenuta lunedì. “È vero, ci sono stati dei ritardi, ma dalla metà di novembre avremo il nostro ospedale da campo”, ha spiegato Tesei. La scelta dell’ospedale è stata fortemente contestata dal Pd in Consiglio regionale. “Con quei soldi si potevano realizzare almeno il triplo dei posti letto. Ci sono stati ritardi inaccettabili”, afferma il capogruppo Tommaso Bori. L’opposizione chiedeva di rimettere in sesto due strutture di contenimento biologico già esistenti: l’ex ospedale Monteluce a Perugia e l’ex Milizia di Terni, un centro di ricerca sulle staminali.
Spoleto diventa Covid Hospital: “Isolati i Comuni terremotati”
Al momento in Umbria ci sono 12 ospedali con pronto soccorso, 5 in provincia di Perugia e 7 in provincia di Terni. Nei giorni scorsi, la governatrice Tesei ha emesso un decreto per far diventare il nosocomio di Spoleto Covid Hospital, scatenando le proteste dei comuni di tutta la Val Nerina, fra cui molti dei paesi colpiti dal terremoto del 2016. “Privare questo territorio dell’unico vero ospedale con pronto soccorso presente è una follia – spiega Thomas De Luca, consigliere regionale del M5s – Eliminato Spoleto, per una qualsiasi emergenza che non riguardi il Covid, il presidio sanitario più vicino si trova a un’ora di ambulanza. È inaccettabile non averne discusso con il territorio”.