Per affrontare una crisi come quella in corso, su settori come sanità, scuola e mezzi pubblici “bisogna essere preparati prima”. Certe cose “non si possono improvvisare”. Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria e componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus, non ha dubbi sulle condizioni nelle quali l’Italia è arrivata all’appuntamento inatteso con la pandemia.
“I segni di logoramento del sistema sanitario, del sistema scolastico e dei trasporti pubblici non possono essere recuperati in 5-6 mesi”, ha fatto notare il medico intervenuto ad Agorà su Rai 3. Per usare una metafora, ha spiegato il membro del Cts, “possiamo anche comprare 100 aerei ma se poi non abbiamo i piloti, serve a poco”.
Questo per dire ad esempio che “il fatto che mancassero medici, soprattutto specialisti e soprattutto di alcune specialità, i medici lo stanno dicendo da lustri. E che la scuola fosse in certe condizioni si sapeva prima, non è che in 5 mesi si risolve”, ha ripetuto.
L’esponente del Cts invita a imparare la lezione che ci ha dato la pandemia e a farne tesoro: “Se il coronavirus finalmente avrà insegnato a tutti l’importanza di una tutela sociale per quanto riguarda aspetti fondamentali come la salute, l’istruzione e i trasporti, già questo sarà un successo da portare a casa. Bisogna essere preparati prima – ha ribadito – non si può improvvisare”.
In questo momento, ha aggiunto Villani, “la situazione richiede la massima attenzione soprattutto per le terapie intensive e anche valutando il contesto internazionale, in particolare cosa accade in paesi vicini, come la Francia”. Rispetto all’ipotesi di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, di prevedere lockdown mirati in alcune città per far calare in modo drastico i contagi, Villani afferma: “Ritengo che la strategia ad oggi adottata sia giusta, ovvero monitoraggio e misure proporzionate in base alle condizioni che affrontiamo”.
Se la situazione continuasse ad avere numeri crescenti, invece, “dovremmo adottare misure più impegnative”. Quanto alla scuola, “è un luogo sicuro perché ci sono regole che vengono rispettate, ma se fuori fanno crocchi e abbassano le mascherine, quello diventa pericoloso”.