Servono due settimane per vedere l’effetto delle misure restrittive sui contagi, a marzo fu così. La seconda ondata della pandemia e le misure restrittive che sono arrivate in due tempi serviranno a questo. Non bisogna aspettarsi risultati immediati in termini di contagi. “Ci sono tre principali situazioni in cui si è probabilmente sviluppata questa seconda ondata epidemica, numericamente rilevante ma fortunatamente con meno casi gravi e mortali rispetto a quella primaverile. Ci sono i contagi domestici (che in molti ritengono più della metà), quelli nei locali affollati e quelli sui mezzi di trasporto”. Carlo Signorelli, professore ordinario di Igiene, Università Vita-Salute San Raffaele, ricorda anche che “per i comportamenti a casa il governo si può solo limitare a dare buoni consigli e così ha fatto. Il resto è lasciato alla responsabilità individuale”.
E nei giorni in cui le nuove misure vengono contestate anche pesantemente è importante ricordare che gli effetti delle restrizioni – rese necessarie dalla missione fondamentale di non sovraccaricare gli ospedali già al limite – si vedranno solo fra diversi giorni. “Nel caso del lockdown di marzo la curva epidemica cominciò ad arrestare la salita attorno al 13° giorno, considerando che ci sono tempi di latenza per l’effettuazione dei tamponi e refertazioni. Quindi se le prime misure (quelle del 18 ottobre) avranno impatto è ipotizzabile che venga raggiunta una fase stabile dei nuovi casi già alla fine di questa settimana, altrimenti se ne parla fra due. Sempre che – aggiunge lo scienziato – queste misure siano sufficienti per ridurre i contagi nella popolazione”. Ed è per questo che il nuovo dpcm potrà probabilmente frenare il trend. La data fissata è il 24 novembre per la verifica come ha spiegato il premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa di domenica.
Signorelli spiega quindi la ratio dei provvedimenti nell’ottica di chi si occupa di igiene e sanità pubblica e quindi prevenzione: “Per i cosiddetti locali della movida si è deciso di intervenire in modo leggero in un primo tempo (ore 24) e più energico la settimana dopo (ore 18) sugli orari dei locali pubblici che somministrano cibo e bevande. Per gli affollamenti dei mezzi pubblici e gli altri assembramenti nella vita quotidiana è stato deciso di ridurre attività che portano alla movimentazione di persone con didattica a distanza in scuole e università, abolizione di riunioni e convegni, smart working, cinema. Il legislatore nazionale ha poi incluso nelle limitazioni altre situazione a potenziale rischio come le palestre, le piscine, gli assembramenti all’aperto e alcune attività sportive non professionistiche dove i contatti stretti e la condizione degli atleti sotto sforzo possono costituire un fattore di rischio“.