Il governatore ha annunciato di fronte all’Assemblea siciliana la volontà di presentare un disegno di legge che riapra teatri, cinema, bar e ristoranti dalle 18 alle 22 o alle 23. "Quando il governo centrale dirà che bisognerà chiudere per 24 ore, noi allora non fiateremo", ha detto il presidente. Il ministro degli Affari regionali: "Se questo ddl dovesse essere approvato, sarà immediatamente impugnato dal Governo"
“Se lo ha fatto Bolzano non capisco perché non farlo in Sicilia”. Così Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia, ha annunciato di fronte all’Assemblea siciliana la volontà di presentare un disegno di legge che riapra teatri, cinema, bar e ristoranti dalle 18 alle 22 o alle 23. “Quando il governo centrale dirà che bisognerà chiudere per 24 ore, noi allora non fiateremo”, ha detto il governatore. Al quale ha subito replicato il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia: “Ho trasmesso la richiesta di impugnativa per i provvedimenti adottati della Provincia Autonoma di Trento. Il medesimo provvedimento sarà attivato per tutte le Regioni e le Province Autonome che decideranno di aggirare le disposizioni del dpcm. Duole constatare, per alcune dichiarazioni pubbliche, la non completa consapevolezza della situazione sanitaria in Italia e duole ancor di più che non siano tenuti in dovuto conto i dati uniformi di rischio. Non fa eccezione la Regione Autonoma Siciliana che oggi ha anticipato attraverso il Presidente Musumeci, l’ipotesi di un ddl che, se dovesse essere approvato, sarà immediatamente impugnato dal Governo”.
Musumeci, da parte sua, spinge per una legge da approvare con somma urgenza, per applicare nell’isola “norme meno restrittive” perché la Regione, spiega sempre il governatore, “non è in condizione di emergenza o grave emergenza” e “comunque ha rafforzato il proprio sistema sanitario con oltre tremila operatori. Siamo tra le regioni italiane che si sono dotate per prime di tamponi e test sierologici. Abbiamo testato oltre 460mila casi singoli con test molecolari e oltre 250mila con i test sierologici”. Per questo motivo in serata la giunta siciliana ha varato un ddl che dovrà passare poi il vaglio della commissione competente e poi approdare in Aula per l’approvazione. “Non potrà entrare in vigore prima di 15 giorni”, sottolinea Danilo Lo Giudice, consigliere regionale dell’Udc. Forse anche prima, in realtà, dal momento che anche Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale, gli darà manforte, sveltendo l’iter di presentazione in aula. Ma anche così, le norme meno restrittive non dovrebbero entrare in vigore prima di 10 giorni, nelle previsioni più rosee. Per questo anche Cateno De Luca, sindaco di Messina, e suo probabile antagonista in una corsa alla prossima presidenza, non usa mezze misure: “Un atto di codardia al cubo”, così lo definisce. E spiega: “Lo può già fare, glielo consente l’art. 14 che è lo stesso articolo che lo ha reso possibile nella provincia di Trento e Bolzano, che ha la nostra identica situazione, anche lo stesso andamento della curva epidemiologica”.
L’articolo 14 dello Statuto speciale della Sicilia, in effetti, consente “la legislazione esclusiva sulle seguenti materie”, tra cui viene elencata “industria e commercio”. Mentre l’articolo 17 dello Statuto siciliano consente “al fine di soddisfare alle condizioni particolari ed agli interessi propri della Regione, emanare leggi, anche relative all’organizzazione dei servizi, sopra le seguenti materie concernenti la Regione”. Tra queste materie anche igiene, sanità pubblica, assistenza sanitaria e tutte le materie che attengono alla Regione.
Un quadro normativo, dunque, che consente alla Sicilia di agire autonomamente. Ma quale sarà la situazione tra 10 o 15 giorni? “I numeri continuano a salire, la curva è esponenziale. Serve responsabilità. Che Musumeci dica che la Sicilia è in una situazione diversa rafforza in noi la convinzione che sia totalmente inadeguato al ruolo che ricopre”, commenta il segretario del Pd regionale, Anthony Barbagallo. Che continua: “Siamo in ritardo nel processare i tamponi, le richieste restano inesitate, i centri Covid non sono sufficienti. A Catania aveva deciso per un centro a Biancavilla, dopo le proteste del sindaco e di due deputati ha optato per Acireale, ma anche lì hanno protestato perciò forse sarà fatto a Giarre. Non ha il polso della situazione e si preoccupa di inseguire spinte populiste quando dovrebbe occuparsi di rendere efficiente il servizio sanitario”.
Intanto, i Cinquestelle annunciano battaglia: “Ancora non ne abbiamo parlato in riunione, ma l’orientamento più probabile, ora come ora, ci appare, se mai questo ddl dovesse arrivare in aula, quello di una sonora bocciatura – dice il capogruppo Giorgio Pasqua – Tutti vogliamo andare incontro alle esigenze dei ristoratori, ma il ddl non è certo la strada migliore per aiutarli. Il ddl annunciato, piuttosto, ha tutte le sembianze del colpo di teatro, tirato fuori a sorpresa da Musumeci per sottrarsi alle proprie responsabilità, scaricandole sul Parlamento. Se Musumeci avesse voluto veramente aiutare i ristoratori, avrebbe dovuto cercare altre strade immediatamente percorribili, come un’ordinanza, e non il ddl che, bene che vada potrà dispiegare i suoi effetti tra una quindicina di giorni, quando potremmo anche essere in lockdown”.