Le slide con quanto previsto dal decreto, i dati snocciolati nel dettaglio, i tassi di occupazione attuali, l’annuncio che dalla prossima settimana sarà possibile arrivare a 300mila tamponi al giorno. Ma anche la preoccupazione che il sistema non regga incrementi quotidiani vertiginosi, da qui la necessità di “raffreddare” la curva. Il commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, prima di tutto, si difende dall’attacco arrivato da diverse Regioni sull’allestimento degli ospedali Covid e le dotazioni per approntare le terapie intensive in vista della seconda ondata. A chi imputa i ritardi a sue lentezze risponde mostrando quanto previsto dal decreto Rilancio all’articolo 2: “Potevano cominciare ad attuare i piani a maggio, e sarebbero state rimborsate”, scandisce. E puntualizza sui tempi di realizzazione, che in ogni caso, afferma “avrebbero visto la fine della realizzazione alla fine nel 2022″. Una difesa tout court a chi dice che tra fine luglio e i primi di ottobre, il tempo trascorso tra l’arrivo dei progetti e l’apertura delle gare, si sarebbero persi due mesi a causa sua.

Ma non solo. Arcuri ricorda anche che “stasera circa il 19% dei posti in terapia intensiva dei malati Covid” e “abbiamo 1.849 ventilatori pronti ad essere distribuiti”, spiega ricordando che a inizio pandemia i posti in terapia intensiva erano 5.179 e, al netto delle forniture proprie, alle Regioni ne sono stati distribuiti altri 3.309 che portano i posti letto attivabili ad oggi a 8.488, a cui – come spiegato anche dal ministro Francesco Boccia – si aggiungono i 1.849 ventilatori che saranno presto distribuiti per un totale di 10.337 posti letto complessivi da un punto di vista tecnico. Poi c’è la questione dei medici che servono per gestirli senza fermare altre attività ospedaliere, come fa notare il governatore siciliano Nello Musumeci. In ogni caso sottolinea Arcuri “se non raffreddiamo la curva, nessun sistema sanitario può tenere”.

“In Italia i contagiati il 7 ottobre erano 3.677, il 14 ottobre 7.332, il 21 15.199, ieri il 28 ottobre 24.988. La progressione dell’attuale Rt determina un raddoppio ogni settimana. Questa è la cruda realtà dei numeri, ogni numero vale più di mille parole”, ha detto ancora il commissario. “Non abbiamo un problema di affollamento delle terapie intensive – ha sottolineato – ma degli ospedali”. E si è rivolto a medici di base e pediatri di libera scelta: “Dovranno aiutarci ancora di più di quanto hanno fatto finora (somministrando i test, ndr) – ha aggiunto – Dobbiamo chiedergli di curare il più possibile a casa, dotandoli dei dispositivi di sicurezza adeguati. Dobbiamo a tutti i costi alleggerire la pressione sugli ospedali”. Quindi ha annunciato che “abbiamo in animo di aumentare ad almeno 200mila la capacità quotidiana di tamponi e da lunedì faremo almeno altri 100mila test molecolari rapidi antigenici, quindi sarà possibile uno screening di 300mila italiani”. A marzo, ha sottolineato, “facevamo 26mila tamponi al giorno, 12 volte di meno”.

“Siamo in un altro mondo, prima il virus correva più forte di noi, correva e uccideva. Ora lo inseguiamo e lo colpiamo”, ha aggiunto. Anche se i dati dell’Istituto superiore di Sanità, contenuti nell’ultimo monitoraggio settimanale, certificano che il sistema di test and tracing sia ormai saltato. “Stiamo vivendo un nuovo dramma, ma per affrontarlo dobbiamo capire quanto è diverso”, ha detto ancora Arcuri. Le misure del governo sono state definite dal commissario “la minima combinazione di azioni possibili per provare a raffreddare la curva dei contagi”. Bastano queste misure? “Io credo che serva qualche nuovo ingrediente. Innanzitutto serve quello che io chiamo un nuovo patto di responsabilità ritrovata. Serve un sacrificio ulteriore, dobbiamo tutti muoverci il meno possibile. L’80 per cento dei contagi avviene in famiglia ma qualcuno nelle case il virus ce lo porta”.

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