Un aumento del 108% dei decessi e dell’89% dei nuovi casi nella settimana dal 21 al 27 ottobre. Sono questi i numeri, tra gli altri, che hanno portato la Fondazione Gimbe a chiedere al governo “immediate chiusure locali” per evitare “un mese di lockdown nazionale”. Il monitoraggio dell’organizzazione indipendente mostra infatti che, rispetto alla settimana precedente, c’è stato un incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (130.329 contro i 68.982 dei sette giorni precedenti), in parte per l’aumento dei casi testati (722.570 contro 630.929), ma soprattutto il netto incremento del rapporto positivi/casi testati (18% contro 10,9%). Questo, sul fronte ospedaliero, si è tradotto in un aumento dei ricoveri, 5.501 in più solo nell’ultima settimana, e dei posti occupati in terapia intensiva (+541) “con un tempo di raddoppiamento di circa 10 giorni e una stima di oltre 30mila ricoveri e più di 3mila terapie intensive occupate all’8 novembre“. “L’epidemia è già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – Senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio, serviranno a breve almeno quattro settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi”.
Il presidente della fondazione spiega che “i dati dell’ultima settimana documentano il crollo definitivo dell’argine territoriale del testing & tracing, confermano un incremento di oltre il 60% dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e fanno registrare un raddoppio dei decessi. In alcune aree del Paese non è più procrastinabile il lockdown totale per arginare il contagio diffuso e ridurre la pressione sugli ospedali”. Secondo le valutazioni fatte dalla Fondazione, “le misure dei tre Dpcm sono insufficienti e tardive e i valori degli indici Rt sottostimano ampiamente la velocità con cui si diffonde il virus”.ù
Ciò che preoccupa maggiormente sono le previsioni per i prossimi mesi, con numeri che rischiano di mettere in serie difficoltà il sistema sanitario nazionale. Enrico Bucci, professore aggiunto Shro alla Temple University sostiene che “mantenendo questi trend di crescita, all’8 novembre si stimano 31.400 ricoverati con sintomi e 3.310 in terapia intensiva. Numeri che potrebbero ridursi per l’eccesso di letalità da sovraccarico ospedaliero“. Infatti, spiegano dalla Fondazione, superando il limite del 30% dei posti letto occupati da pazienti Covid, dopo la cancellazione di interventi chirurgici programmati e prestazioni sanitarie differibili, si assisterà inevitabilmente all’incremento della mortalità, non solo legata al virus. “Vero è – continua Cartabellotta – che sono state introdotte progressive restrizioni da parte di Governo e Regioni, ma il loro effetto sulla flessione della curva dei contagi sarà minimo, sia perché le misure non sono state ‘tarate’ su modelli predittivi a 2 settimane, sia perché le blande misure dei primi due Dpcm sono già state neutralizzate dalla crescita esponenziale della curva epidemica”.
Il report di Gimbe stima infatti che le misure introdotte il 24 ottobre, che includono il divieto di eventi pubblici e assembramenti, invito allo smart working e alla didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado per almeno il 75% delle attività, possano portare in 14 giorni a una riduzione del valore di Rt di circa il 20-25%, “totalmente insufficiente per piegare la curva dei contagi e arginare il sovraccarico degli ospedali”. “Peraltro – spiega Cartabellotta – l’indice Rt oggi sottostima ampiamente la velocità di diffusione del virus perché, oltre ad essere calcolato solo sui casi sintomatici (circa 1/3 del totale dei contagiati), si basa su dati relativi a due settimane prima e pubblicati dopo circa 10 giorni. In altri termini, le decisioni vengono prese sulla base di un Rt che riflette contagi di circa un mese fa”.
Un ritardo che oggi il Paese non può più permettersi, visto che, conclude il presidente, “l’epidemia è già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane e insieme al continuo tentennamento di Sindaci e Presidenti di Regioni nell’attuare lockdown locali stanno spingendo l’Italia verso la chiusura totale. Senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio, serviranno a breve almeno quattro settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi e permettere di assistere i pazienti in ospedale, al fine di evitare una catastrofe sanitaria peggiore della prima ondata. Perché questa volta, oltre al dilagare dei contagi anche nelle regioni del Sud, meno attrezzate dal punto di vista sanitario, abbiamo davanti quasi cinque mesi di stagione invernale con l’influenza in arrivo”.