“C’è rabbia, incredulità, sofferenza. È naturale. Sono stati d’animo figli dell’incertezza. Di fronte a tutto questo l’obbligo di un governo è quello di reagire e di ascoltare, ma soprattutto è quello di assumersi le proprie responsabilità. I vandali vanno fermati, ma le piazze vanno ascoltate. Sono un segnale che il governo non può trascurare”. Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in una lettera inviata a Repubblica. Secondo l’esponente del Movimento 5 Stelle gli umori “non possono essere ignorati, bensì vanno condivisi e devono essere compresi. Non basta liquidare le proteste come se le proteste fossero tutte uguali, perché tutte uguali non sono. E allora fermiamoci un attimo a pensare. Guardiamoci intorno e come rappresentanti delle istituzioni cerchiamo di capire che oggi uno dei messaggi più divisivi e conflittuali, forse, lo sta dando proprio la politica. C’è un’Italia spaccata a metà, è vero, perché ad essere frammentato è l’intero arco parlamentare”, precisa.
“Il Paese sta attraversando una crisi senza precedenti“, ricorda il ministro. “Una crisi pandemica, sanitaria ed economica. Nessun essere umano al mondo si sarebbe mai immaginato una cosa simile. Parlo del mondo perché la stessa crisi sta mettendo in ginocchio l’intera Europa e molti Paesi extra Ue. Sto sentendo continuamente i mie omologhi. Ci sono proteste ovunque, non solo in Italia. Anche in Germania, Spagna, Francia e Regno Unito – dove i contagi sono quasi il doppio dei nostri – le persone scendono in strada”.
Ma, in questo quadro, l’Italia vede “una maggioranza che continua a pestarsi i piedi giorno dopo giorno, le opposizioni che non perdono occasione per soffiare sul fuoco del conflitto e c’è chi riesce a contestare un decreto che ha contribuito a realizzare“. Il riferimento è chiaramente a Italia viva. E neancge a farlo apposta poche pagine dopo, sempre su Repubblica, Matteo Renzi in un’intervista ripete ancora una volta che “il dpcm è tecnicamente sbagliato perché non poggia su dati scientifici, ma sulle ansie di alcuni ministri preoccupati. È un decreto che non riduce il numero dei contagiati, ma aumenta il numero dei disoccupati. Fomenta le tensioni sociali di un Paese diviso tra garantiti e non, crea un doppio binario sui ristori economicamente insostenibile nel medio periodo”.
Di Maio in conclusione fa un appello: dove avere ricordato che i politici hanno dei doveri “inderogabili, doveri che rievocano il senso di unità, fraternità, umanità”, auspica che “ognuno di noi di fronte allo scontro, d’ora in avanti”, trovi “la forza di fare un passo indietro e rinunciare. Rinunciare al conflitto per dedicarsi alla Nazione. Rinunciare all’arroganza e ritrovare quel senso di umiltà che proprio la politica sembra aver smarrito. Oggi tutti noi siamo chiamati a tracciare la strada che ci porterà fuori da questo incubo”. E prendendo “in prestito le parole pronunciate già da Pietro Nenni, che oggi tornano ad essere di grande attualità”, il ministro degli Esteri conclude: “Ci sono nella vita delle testimonianze da rendere alle quali non ci si può sottrarre. La nostra testimonianza, fra qualche anno, dovrà esser quella di aver agito con coscienza, di aver dato il massimo per ricucire un Paese lacerato, che abbiamo l’obbligo di difendere e proteggere”.