Nel triste bollettino della nostra vita quotidiana ai tempi del Covid-19 guardo l’auto e scopro che è più felice di me. Oltre ad alimentari, farmaceutico e digitale che tirano – ma questo lo avevamo già scoperto in pieno lockdown – il settore auto oggi va. Sul mercato e in Borsa. Beato.
Accendo uno schermo qualsiasi e leggo notizie positive che fanno a pugni con il coronavirus. Fino a quando? Moody’s, una delle tre grazie americane che danno i voti a tutti stangando, sostiene che l’auto sarà colpita più duramente dalla Brexit che dal Covid-19.
Il titolo di Renault, gruppo che ha perso oltre 7 miliardi di euro nel primo semestre, è salito in borsa dopo un terzo trimestre con fatturato in calo ma minore del previsto. Stessa trimestrale con conti migliori delle attese per Daimler, Bmw, Tesla, Fca, anche loro subito baciate dalla Borsa. E non fa niente che i fatturati siano tutti più o meno in discesa, è la nuova attenzione ai margini – che tornano agendo su prezzi e riduzione dei costi – a fare felici tutti.
In Italia, l’ultimo dato dell’Istat sulla produzione industriale segnala che in agosto il maggiore incremento del 10% è stato nei trasporti, cioè si sono costruiti più auto e veicoli di ogni tipo. E i mercati? A settembre vendite +1,1% in Europa, +9,5% in Italia, grazie agli incentivi governativi diffusi quasi ovunque in Europa. Il Covid-19 fa paura, ma sembra farne meno a chi ha voglia o necessità di comprarsi una macchina.
“Ormai vendiamo soldi, non auto”, mi dice al telefono un amico concessionario che ne ha viste tante, parlando delle politiche di acquisto in cui si promuovono solo finanziamenti e non i prezzi. Lo sconto? C’è se compri a rate (tanto ci pensa il Taeg a riprendersi tutto insieme al Tan, fatevi due conti prima di firmare), ma se vuoi pagare in contanti ti attacchi. Una pratica che il Covid-19 non ha cambiato di una virgola.
L’amico mi conferma che gli affari vanno, nonostante i tempi cupi e purtroppo alla vigilia di un nuovo peggioramento. Rimango perplesso, considerando che i concessionari si lamentano sempre. Sembra quasi felice.