L'ultimo Dpcm approvato dal governo italiano sembrava solo pochi giorni fa una fuga in avanti rispetto alle misure prese dalle altre cancelliere europee. Ora invece sia Merkel che Macron hanno deciso per restrizioni severe che ricordano il periodo di marzo e aprile, mentre in tutto il Vecchio Continente, tra coprifuochi e chiusure regionali, aumenta la stretta nel tentativo di non essere travolti dai contagi
I due principali Paesi europei tornano in lockdown. La Francia da venerdì, la Germania dal 2 novembre. E con loro tutta l’Europa aumenta la stretta, tra coprifuochi e chiusure regionali, in un tentativo disperato di frenare la seconda ondata di coronavirus, che sta colpendo indiscriminatamente il Vecchio Continente dalla Svezia alla Spagna, dal Belgio alla Gran Bretagna. Se l’ultimo Dpcm approvato dal governo sembrava solo pochi giorni fa una fuga in avanti rispetto alle misure prese dalle altre cancelliere europee, in pochi giorni Parigi e Berlino hanno optato per restrizioni che ricordano da vicino il periodo di marzo e aprile. E ora altri Paesi annunciano di voler seguire l’esempio, mentre per il momento il premier Giuseppe Conte predica sangue freddo: “Diamo il tempo alle misure restrittive appena approvate di dispiegare appieno i loro effetti“, ha sottolineato, ribandendo che la strategia del governo non esclude però chiusure locali.
L’aumento dei contagi “che va al di là delle previsioni più pessimistiche”, ha detto Emmanuel Macron annunciando la seconda edizione del lockdown, nel giorno in cui anche Angela Merkel ha ufficializzato la serrata in Germania per il mese di novembre. “Siamo travolti dal Covid”, ha detto chiaramente il presidente francese. “Viviamo una crescita esponenziale dei contagi” e se la situazione resterà questa “nel giro di settimane il sistema sanitario sarà al limite”, ha spiegato la Bundeskanzlerin. In Francia le scuole restano aperte e il lavoro continua, ma con una quota di smartworking obbligatorio. Per i locali però non c’è la chiusura anticipata alle 18 come in Italia: bar e ristoranti rimangono chiusi per un mese almeno. Stessa sorte per i negozi. Quello tedesco è stato battezzato dalla Bild come un ‘lockdown light‘, ma colpisce altrettanto duramente settori come gastronomia, cultura, turismo e riduce drasticamente i contatti. I negozi restano aperti, come in Italia, ma con regole più stringenti.
FRANCIA
Macron si è trovato oggi a prendere una decisione che – per primo – avrebbe voluto evitare. Ma una seconda ondata sicuramente “più dura e letale della prima” lo ha convinto a rompere gli indugi, mentre 3mila letti delle rianimazioni – più della metà di quelli a disposizione degli ospedali – sono occupati da malati Covid. “Se lasciamo circolare il virus, ci dobbiamo aspettare 400mila morti“, ha detto il presidente francese. Se la decisione di tornare al lockdown su tutto il territorio nazionale riporta alla primavera scorsa, molte sono le differenze con quella prima esperienza di confinamento: “Le scuole rimarranno aperte. Il lavoro potrà continuare. Le case di riposo e gli ospizi potranno essere visitati”. Le università invece chiuderanno, dal momento che proprio negli atenei si è appurata una circolazione del virus particolarmente intensa. Altra differenza, si potrà “uscire per andare al lavoro”, anche se le imprese dovranno tutte varare norme di telelavoro: non sarà più una raccomandazione, come prima, ora una quota di lavoro a distanza sarà una regola imposta. “Le fabbriche, le aziende agricole, le istituzioni e gli uffici pubblici continueranno a funzionare”, ha spiegato Macron. Le nuove regole del telelavoro e le condizioni per uscire da casa, le deroghe, e l’inquadramento del nuovo lockdown saranno precisate nella giornata di oggi dal primo ministro Jean Castex. Per il resto, come in primavera, le riunioni private al di fuori dello stretto nucleo familiare saranno escluse. I raduni pubblici saranno vietati e non ci si potrà spostare da una regione all’altra ad eccezione di chi rientra dalle vacanze di Ognissanti. Bar, ristoranti, negozi, tutto rimarrà chiuso per un mese almeno.
GERMANIA
Al termine di un incontro con i Länder che si annunciava particolarmente burrascoso e in una Berlino dal traffico paralizzato per la protesta di migliaia di artisti e lavoratori delle categorie colpite (malgrado i ristori annunciati per 7-10 miliardi), la cancelliera Merkel ha comunicato dunque che dal 2 novembre, e per tutto il mese, saranno chiusi ristoranti, bar, locali e luoghi dedicati ad attività ricreative e d’intrattenimento, come cinema, teatri, sale da concerto. Stop anche agli sport di squadra, chiusi i centri di cosmetica e di massaggi. Stretta anche sul turismo in tutto il territorio, con il divieto di pernottamento negli alberghi. La Bundesliga e i tornei professionistici potranno tenersi di nuovo solo a porte chiuse. E rigido è il divieto di contatto negli spazi pubblici, dove non potranno incontrarsi più di due nuclei abitativi: riunirsi è possibile fino a un massimo di 10 persone. Scuole e asili restano invece aperti, la vera novità rispetto al lockdown della scorsa primavera. E anche i negozi resteranno accessibili, con nuove limitazioni, calcolate al metro quadrato. Del resto la cancelliera ha tenuto a precisare che “non siamo nella situazione di marzo”. E in questo contesto le funzioni religiose ad esempio non vengono sospese. L’obiettivo è far appiattire di nuovo la curva e rendere di nuovo rintracciabili i contatti. “Al momento il 75% dei contagi non si sa da dove provenga”, ha detto allarmata. “Abbiamo prescritto una terapia di quattro settimane. Speriamo che la dose sia giusta”, il commento del presidente bavarese, Markus Soeder. Fare di meno avrebbe un prezzo molto più alto dopo, è il ragionamento comune dei Länder.
SPAGNA
Chiusure anche in Spagna, ma per il momento soltanto a livello regionale. Lo stato d’emergenza varato dal premier Pedro Sanchez qualche giorno fa ha dato la libertà alle regioni di chiudere i propri confini se necessario. Madrid, Castilla-La Mancha e Castilla y León hanno deciso mercoledì sera di blindare le loro frontiere fino al 9 novembre. Altri sei regioni lo avevano già fatto: Navarra, La Rioja, Aragon, Asturias, Euskadi e Murcia. L’Andalusia si pronuncerà nelle prossime ore e la Cantabria ha annunciato che il provvedimento è allo studio. In Spagna è in vigore un coprifuoco nazionale dalle 23 della sera alle 6 della mattina successiva. Le autorità locali possono decidere se far slittare l’orario di inizio o fine della misura di un’ora. Limitate anche le riunioni e gli incontri, con al massimo sei persone, a meno che siano conviventi.
GRAN BRETAGNA
Dati preoccupanti anche in Gran Bretagna che ha visto un balzo di morti, saliti mercoledì a 367. Per ora Boris Johnson prosegue con la strategia annunciata due settimane fa: non un lockdown generale, ma chiusure con “tre livelli” di gravità delle restrizioni a seconda delle zone del Regno. Nelle aree con i contagi più alti si tratta di fatto di una serrata generale: vietati gli incontri nelle case e tutti i pub e i bar chiusi. Così come le palestre, i centri ricreativi, i negozi di scommesse e i casinò. Negozi al dettaglio, scuole e università restano aperti. Il livello di allerta ‘alto’ copre la maggior parte delle aree del Paese: è previsto che le persone non potranno incontrare altre famiglie in posti al chiuso. Con il livello ‘medio’ vale invece la regola del limite di massimo di sei persone per le riunioni e la chiusura alle 22 per i pub.
SVIZZERA
La seconda ondata della pandemia sta travolgendo anche la Svizzera: mercoledì il governo ha adottato nuove restrizioni per limitare al minimo i contatti fra le persone. Da oggi in tutto il Paese bar e ristoranti dovranno chiudere alle 23, i corsi universitari si svolgeranno solo online e gli incontri privati nella cerchia familiare o di amici non dovranno riunire più di dieci persone con la mascherina. La protezione per naso e bocca viene resa obbligatoria e sono vietati gli eventi pubblici con più di 50 persone.
BELGIO
Il Belgio ha superato nuovamente la soglia dei cento morti giornalieri per il coronavirus, tornando ai livelli di aprile. La situazione è “drammatica“, ha detto il portavoce per la lotta al coronavirus Antoine Iseux. Di fronte all’alto numero dei ricoveri, che ieri sono stati 689, più del picco della prima ondata, il primo ministro Alexander De Croo ha convocato mercoledì i presidenti delle regioni per coordinare ulteriori misure restrittive nel paese, che di fatto si trova già in semi lockdown. Il ministro presidente della Vallonia, l’ex premier socialista Elio Di Rupo, ha chiesto un rafforzamento delle misure. Le nuove decisioni verranno prese venerdì dal comitato di crisi. Da lunedì nel Paese sono chiuse sale di spettacolo, teatri, cinema, palestre e palazzetti dello sport. Inoltre è stato reintrodotto l’obbligo di mascherina ovunque ed è in vigore un coprifuoco: a Bruxelles tutto chiuso dalle 22 alle 6.
IRLANDA e GALLES
Il primo Paese europeo a tornare in lockdown è stato l’Irlanda: dalla mezzanotte di una settimana fa l’intero paese è entrato nel livello 5 del piano di convivenza con il Covid-19. Il primo ministro Michael Martin ha emesso una direttiva nazionale per dire ai cittadini di “restare a casa”, solo le scuole sono aperte. Le nuove misure – in vigore per sei settimane – includono anche la chiusura di tutte le attività commerciali non essenziali e limitano le attività di bar e ristoranti al solo servizio da asporto.
Anche il Galles ha già deciso di introdurre 17 giorni di rigido lockdown dalle 17 di venerdì 23 ottobre fino al 9 novembre: misure simili a quelle adottate all’inizio dell’anno con lo scoppio della pandemia, con la chiusura di tutte le attività commerciali, di quelle per il tempo libero, dell’ospitalità e del turismo non essenziali, insieme a centri sociali, biblioteche e centri di riciclaggio. Chiusi anche i luoghi di culto tranne che per funerali o cerimonie nuziali. Le strutture per l’infanzia sono aperte, insieme alla scuole primarie e specialistiche. Vietato incontrarsi all’interno o all’esterno con persone al di fuori del proprio nucleo familiare, ad eccezione di coloro che vivono da soli.
GLI ALTRI
In Olanda il premier Mark Rutte ha deciso già due settimane fa per un “lockdown parziale” che prevede la chiusura di tutti i bar, i caffè e i ristoranti. Inoltre la vendita degli alcolici è vietata dopo le 20. Anche in Irlanda del Nord pub e ristoranti sono chiusi, ad eccezione di take away e consegne, già da due settimane. Il Portogallo è in “stato di calamità” da metà ottobre. Nella pratica la maggiore limitazione riguarda gli incontri: mai più di 5 persone insieme negli spazi pubblici, commerciali e nei ristoranti. In Repubblica Ceca scuole, campus universitari, bar e locali sono chiusi (almeno) fino al 3 novembre. In Bulgaria la capitale Sofia chiuderà locali e discoteche per due settimane. La Polonia è entrata in un regime di semi-lockdown con la chiusura dei ristoranti e delle scuole dalla quarta dell’ottava classe, come già avvenuto per medie e superiori, il divieto di incontro per gruppi oltre le cinque persone e l’invito a restare a casa per gli anziani sopra i 70 anni.