Brahim Aoussaoui ha 21 anni e secondo gli inquirenti è lui ad aver sgozzato due persone e decapitato una terza nella cattedrale della cittadina francese, prima di essere fermato dalla polizia. Gli inquirenti francesi e gli 007 italiani sono al lavoro per ricostruire i suoi movimenti dopo l'arrivo in Italia e le modalità che gli hanno consentito di arrivare oltralpe. Il Copasir convoca Gabrielli e Lamorgese
La traversata a bordo di un barchino insieme ad altre decine di tunisini fino a Lampedusa, la trafila per l’identificazione e il tampone, due settimane a bordo di una nave quarantena, il trasferimento a Bari, l’ordine di lasciare l’Italia entro 7 giorni. E poi un buco, di almeno tre settimane, fino all’attentato avvenuto nella cattedrale di Notre-Dame, a Nizza, al grido di “Allah Akbar”. Passa per l’Italia il viaggio di Brahim Aoussaoui, il 21enne di origini tunisine accusato di aver sgozzato la mattina di giovedì 28 ottobre due persone e decapitato una terza nella città francese. Fonti degli apparati di sicurezza francesi hanno confermato che è arrivato a Lampedusa a bordo di un barchino con altri 20 connazionali il 20 settembre scorso, per poi venire trasferito sulla nave quarantena Rhapsody, così come previsto dai protocolli sanitari anti-Covid. L’imbarcazione ha fatto rotta verso Bari e, conclusa la sorveglianza sanitaria, Aoussaoui è risultato negativo all’ultimo tampone. L’8 ottobre è stato quindi autorizzato a sbarcare e condotto in un Centro per migranti. Qui avrebbe ricevuto l’ordine di lasciare l’Italia entro 7 giorni dopo aver accertato che nei suoi confronti non c’erano precedenti né segnalazioni. Su di lui pende anche un’indagine della procura di Agrigento, aperta d’ufficio con l’accusa di immigrazione clandestina così come avviene tutti coloro che sbarcano in Italia. Gli inquirenti francesi, gli 007 italiani e la procura di Bari sono ora al lavoro per ricostruire i suoi movimenti successivi e le modalità che gli hanno consentito di arrivare oltralpe. Lo stesso copione seguito per Anis Amri, il suo connazionale che quattro anni fa fece strage al mercatino di Natale di Berlino.
Ad anticipare la notizia che il 21enne è sbarcato in Italia a fine estate è stato su Twitter il deputato dei Républicains Eric Ciotti eletto nel dipartimento di Alpes-Maritimes, al confine con l’Italia. “L’assalitore dell’attentato di Nizza è un tunisino giunto pochissimo tempo fa da Lampedusa”, ha scritto. Per lui, “con la crisi sanitaria e della sicurezza, non va più tollerato nessun ingresso“. “Sospendiamo ogni procedura di asilo e di rilascio dei visti dai Paesi a rischio!”, ha attaccato, ancora prima che venissero rese note altre informazioni sul conto dell’assalitore. Le reazioni non si sono fatte attendere nemmeno in Italia, dove il leader della Lega Matteo Salvini si è spinto a chiedere le dimissioni del capo del Viminale. “Se per l’attentatore di Nizza sono confermati lo sbarco a Lampedusa a settembre, il passaggio da Bari e poi la fuga chiediamo le dimissioni del Ministro dell’Interno Lamorgese”, ha dichiarato. Il capomissione di Mediterranea Saving humans Luca Casarini, invece, sostiene che “solo gente meschina e senza vergogna in questo momento di dolore può pensare di utilizzare le tragedie per la propaganda dell’odio. Come gli avvoltoi si cibano di cadaveri per i loro interessi elettorali, facendo, tra l’altro il gioco dell’Isis“.
Resta il fatto che l’identità del killer non è ancora confermata formalmente perché gli inquirenti dispongono al momento solo del documento della Croce Rossa, che corrisponde appunto all’identità di Brahim Aouissaoui, ma di nessun altro documento ufficiale. “Non è un tesserino – spiegano fonti della Cri – è semplicemente un pezzo di carta con il nostro logo che non vale nulla e che contiene nome, cognome e numero identificativo che poi vengono riportati su un registro. Serve per sapere chi c’è sulla nave” di quarantena, spiegano. Il passato di Aoussaoui resta per il momento avvolto dal mistero, dal momento che non sono riportati altri tentativi di ingresso in Italia, non ci sono segnalazioni particolari né dall’intelligence tunisina né da altri apparati di sicurezza. Se fosse comparso uno solo di questi elementi, come è accaduto per altre centinaia di persone a bordo della nave quarantena con cui è approdato a Bari, sarebbe scattato il trasferimento in uno dei Centri per i rimpatri in attesa di essere espulso verso la Tunisia, anche in considerazione del fatto che con il paese nordafricano c’è un accordo che consente il rimpatrio di 80 cittadini al giorno. Per il killer, così come per altri, il prefetto ha invece emesso un decreto di respingimento seguito dall’ordine del questore di allontanamento dall’Italia entro 7 giorni.
Dal quel momento in poi il suo viaggio è ancora da ricostruire. Secondo alcune fonti sarebbe rimasto a Bari almeno un altro giorno, tanto che il 10 ottobre avrebbe pranzato in uno dei centri della Croce Rossa. Come abbia lasciato il capoluogo pugliese non è chiaro: si stanno passando al setaccio in queste ore le immagini delle telecamere di sicurezza della stazione e dei terminal del bus. Fondamentale sarà anche l’analisi delle informazioni dei tabulati e delle celle utilizzate del telefono. Sarà quella la chiave per capire se ha incontrato qualcuno in Italia e come ha raggiunto Nizza: passando per Ventimiglia o da Modane, molto probabilmente, anche se potrebbe aver scelto di utilizzare un traghetto per la Corsica o, ancora, di entrare prima in Svizzera. Le indagini vanno quindi avanti a ritmo serratissimo. Da un lato ci sono gli inquirenti francesi, in contatto con le autorità italiane, dall’altro la procura di Tunisi che ha aperto in autonomia un fascicolo contro ignoti con l’accusa di terrorismo. E poi c’è il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che ascolterà nei prossimi giorni il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il capo della Polizia Franco Gabrielli per vederci più chiaro sulla permanenza in Italia del 21enne. Nel frattempo lo stesso Gabrielli ha emesso una circolare inviata a prefetti e questori avvertendo di mantenere elevate le misure di sicurezza in prossimità delle sedi istituzionali francesi nel nostro Paese. Al momento, viene sottolineato in ambienti del Viminale, su questi obiettivi c’è già il massimo livello di protezione – con una vigilanza fissa dell’Esercito e una vigilanza dinamica delle forze di polizia – e, dunque, va mantenuta alta l’attenzione. Il dispositivo di protezione potrebbe comunque essere rimodulato ulteriormente nelle prossime ore.