I legali ribadiscono che nessuna comunicazione dall’autorità giudiziaria è arrivata, ma l’Espresso ieri e Repubblica oggi scrivono che l’ex cardinale Angelo Becciu è indagato nel filone di inchiesta che ha portato all’arresto di Cecilia Marogna, la39enne manager coinvolta nell’indagine vaticana sull’ex numero 2 della Segreteria di Stato. Alla donna, originaria di Cagliari e titolare di una società di missioni umanitarie con sede in Slovenia, sono arrivati 500mila euro dalla Segreteria di Stato. Ufficialmente il denaro elargito per sostenere missioni umanitarie in Africa e in Asia. Ma i soldi, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, sono stati usati per rinnovare il guardaroba e l’arredamento di casa: borse, scarpe, accessori lussuosi, tra i quali una costosissima poltrona in pelle. L’accusa nei confronti di Marogna è peculato per distrazione di beni. Per la difesa, il denaro sarebbe invece in parte stato il suo compenso e in parte sarebbe stato usato per gli spostamenti durante le sue missioni. L’ex porporato, che ha sostenuto di essere stato truffato, non avrebbe vigilato sull’utilizzo di quei soldi.
Ieri davanti alla V Corte d’appello, presieduta da Franco Matacchioni, si è tenuta l’udienza a porte chiuse in cui si è discusso dell’istanza depositata dai legali della donna, in attesa della conclusione del procedimento sull’estradizione. Due le tesi opposte illustrate e sui cui i giudici al massimo entro lunedì dovranno decidere. La Procura Generale ha dato parere negativo alla scarcerazione della donna ravvisando il pericolo di fuga e la mancanza di un indirizzo preciso tra Milano e la Sardegna, fattore che ostacola la eventuale concessione dei domiciliari, mentre il difensore, Fabio Federico, ha contestato “alla radice” l’arresto convalidato per altro dalla stessa corte con conseguente misura cautelare. Secondo il legale, che ha citato l’articolo 22 dei Patti Lateranensi, Cecilia Marogna “non poteva essere arrestata dato che l’accordo tra Italia e Vaticano consente l’estradizione dal Vaticano all’Italia, ma non quella dall’Italia al Vaticano“. Inoltre, l’avvocato ha lamentato che “al momento non ci è stato nemmeno spiegato quali siano le accuse che hanno portato all’arresto, in quanto non abbiamo a disposizione il mandato di cattura e non lo hanno nemmeno i magistrati milanesi”. Le notizie che sono uscite nei giorni scorsi, ha precisato, “si basano su ciò che ha scritto il promotore di giustizia del Vaticano al Ministero della Giustizia per sollecitare l’estradizione, ma non sulle accuse contestate nel mandato di cattura”. Le carte, ha ribadito, “qui non sono ancora arrivate”. Infine, altro punto evidenziato dalla difesa, non sussiste nemmeno “il pericolo di fuga” che ha poiché il suo arresto è avvenuto “sotto casa mentre stava andando al supermercato. Il pericolo di fuga riguarda chi sta cercando di scappare”.
Non così per il sostituto pg Giulio Benedetto che ha formulato il parere scritto e per la collega Laura Gay intervenuta in udienza e che, da quanto è trapelato, ha pure replicato al legale sostenendo che in genere le convenzioni bilaterali internazionali sono reciproche e le estradizioni sono possibili ‘in entrambi i sensi. Marogna, che qualche giorno fa non ha dato il consenso all’estradizione, secondo la ricostruzione della magistratura Oltretevere avrebbe usato parte del mezzo milione che avrebbe ricevuto per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa, per l’acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso. Somma che la donna, che si è definita specializzata in relazioni diplomatiche in contesti difficili, ha ammesso di aver ricevuto spalmata su quattro anni e che includeva il suo “compenso, i viaggi, le consulenze” effettuate.