Il microbiologo Andrea Crisanti si trasferisce allo “Spallanzani”, il centro nazionale per le malattie infettive di Roma, struttura d’eccellenza per la regione Lazio, riconosciuto come istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Secondo quanto riporta l’Espresso la decisione dello scienziato arriverebbe in seguito alla frattura con il governatore del Veneto Luca Zaia. Crisanti, chiamato dall’Imperial College a Padova, ha permesso al Veneto, dove si è sviluppato il focolaio di Vò Euganeo, di contenere la prima fase della pandemia con un utilizzo massiccio di tamponi per scovare gli asintomatici, i super diffusori che, per un lungo periodo, hanno consentito al Covid 19 di circolare indisturbato.

L’arrivo di Crisanti avrebbe “la benedizione del governo di centrosinistra; di Nicola Zingaretti, governatore del Lazio nonché segretario del Pd; di Roberto Speranza, ministro della Salute. Il passaggio sarà ufficializzato tra poche settimane”. Crisanti non commenta. A fine anno va in pensione la dottoressa Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del dipartimento di virologia dello “Spallanzani”, la scienziata che con la sua squadra ha isolato e mappato il coronavirus poi chiamato Covid 19. Origini e formazioni romane, Crisanti ha diretto la sezione malattie infettive e immunologia dell’Imperial College di Londra.

Secondo Il Messaggero però il passaggio potrebbe saltare. Intervistato ieri da Rai News 24 il professore ha criticato duramente l’uso dei test antigienici rapidi. Ma proprio sui tamponi rapidi si basa gran parte della strategia laziale contro il virus: “I test rapidi funzionano fino a un certo punto – ha spiegato a RaiNews24 – Le evidenze ci dicono che per il 30% si rischia l’errore, test che risultano negativi e invece la persona è positiva. Così mandiamo in giro altri positivi, fare affidamento sui test rapidi è un suicidio“. Già la scorsa settimana, Crisanti aveva evidenziato i problemi dei tamponi rapidi: “A mio avviso non dovrebbero essere usati in azioni né di sorveglianza né di prevenzione – aveva affermato – Purtroppo hanno una sensibilità che è intorno al 70%, perché su dieci positivi ne mancano tre“. Il Lazio sta valutando la possibilità per i medici di famiglia e per le farmacie di eseguire i tamponi rapidi. Il servizio, aveva annunciato l’assessore alla Sanità, “sarà gratuito per i cittadini e i kit ai medici verranno forniti dal sistema sanitario regionale”. In questo modo la Regione mira ad ampliare la platea di cittadini per lo screening, così da individuare i positivi e potenziare il tracciamento.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

L’Ats di Milano: “Vicini al limite della capacità di fare tamponi, selezioniamo i sintomatici”. E l’Esercito arriva in aiuto con due drive through

next
Articolo Successivo

Coronavirus, ora le Regioni varano le strette: dall’Umbria alla Basilicata fino alla Valle d’Aosta tutte le nuove norme anti-contagio

next