Non c’è nessuna guerra santa, nessuna Jihad, contro l’Occidente da parte dell’Islam. Sbagliamo a considerare il fenomeno fondamentalista come qualcosa di connaturale alla religione islamica. Infatti, il radicalismo si è diffuso nelle società arabe a partire dagli anni Settanta, cioè con l’insediamento di quei regimi totalitari che hanno piegato qualsiasi dissenso interno.
Il risultato è stata una stagnazione (sociale, culturale e politica) durata cinquant’anni, che ha prodotto un malessere generalizzato e un risentimento contro i propri dittatori e chi li supportava. Da una parte, qui in Europa ci culliamo nella nostra libertà d’espressione che oggi, e in altre occasioni, riteniamo messa sotto attacco da parte di un Islam politico. C’è chi scrive che il vecchio continente è pronto a barattare i propri valori, come la libertà di espressione, i diritti umani ecc…
Dall’altra non ci si accorge del terribile compromesso che abbiamo firmato da anni: la libertà a casa nostra dipende dalle catene di un intero mondo che sta a sud del Mediterraneo. Non è infatti vero che governi europei liberi finanziano o supportano dittature con il solo scopo dell’arricchimento dei propri Stati? E quale è il prezzo, quello che non siamo disposti a vedere?
C’è un pessimismo dilagante nel mondo arabo, una concezione negativa verso un futuro che non può cambiare. Si scappa da stati falliti, come il Libano, preda di mafie diventate governo; dalla Siria, dove un tiranno ha massacrato mezzo milione di persone all’ombra della luce di quella libertà che qua in Europa è sacra. In Iraq è inutile contare il numero delle moschee fatte saltare in aria da terroristi che conoscono un Dio dal quale noi, noi musulmani, ci dissociamo.
Questo nichilismo, nato dallo stallo presente nelle società arabe, non aiuta nessun tipo di rinnovamento. I giovani perdono ogni punto di riferimento, identitario e politico: comunismo o socialismo sono parole usate dalle dittature. A loro, a questi giovani, rimane solo la religione e così diventano preda di fanatici che fanno proseliti fra i miserabili che hanno perso ogni cosa.
E’ utile dire che un aiuto dovrebbe arrivare dai musulmani europei, quelli nati e cresciuti in occidente, e che sono privi di molti tabù presenti nei loro paesi d’origine. E’ infatti grazie alla libertà in Europa che assistiamo a un Islam che riesce a riformarsi, creando moschee aperte a tutti: gay, lesbiche e Imam donne. Ma allo stesso tempo, abbiamo, noi musulmani d’Europa, il dovere di non essere ambigui. Chi non capisce che la vita umana vale più di una offesa contro l’Islam non può essere musulmano.
Dobbiamo quindi smetterla con l’ipocrisia, trovare giustificazioni assurde che vanno dalla dietrologia a ricerche teologiche per sviare le grandi domande che ci pone la modernità e il nostro essere cittadini. Fuori da ogni chiesa, anche in Italia, sarebbe bello portare un fiore per ricordare e ricordarci che la casa di Dio – chiesa, sinagoga o moschea – è la casa di tutti noi. Ed è inviolabile.