Il primario del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano scrive su Twitter: "Dovrò declinare gli inviti a partecipare a trasmissioni televisive da lunedì 2 novembre in poi. La situazione non mi lascia più margini di tempo e ho una quantità di cose urgenti di cui dovermi occupare"
Basta televisione, perché la situazione richiede la sua presenza costante. Il primario del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, ha annunciato su Twitter che almeno nella prima settimana di novembre non comparirà più nelle trasmissioni del piccolo schermo per parlare dell’evoluzione dei contagi da coronavirus. “Dovrò declinare gli inviti a partecipare a trasmissioni televisive per almeno una settimana – ha scritto Galli – da lunedì 2 novembre in poi”. Il motivo? “La situazione non mi lascia più margini di tempo e ho una quantità di cose urgenti di cui dovermi occupare”.
Dovrò declinare gli inviti a partecipare a trasmissioni televisive per almeno una settimana, da lunedì 2 novembre in poi. La situazione non mi lascia più margini di tempo e ho una quantità di cose urgenti di cui dovermi occupare.
— Massimo Galli (@MassimoGalli51) October 30, 2020
Proprio ospite della trasmissione Agorà su Rai 3, Galli giovedì ha raccontato che all’ospedale Sacco di Milano dalla sera prima c’erano “19 pazienti intubati, 47 persone in Cpap su 300 ricoverati ed eravamo già arrivati ad aver riempito tutto quello che avevamo ulteriormente aperto. L’ospedale a oggi ha attivato oltre 300 letti per il ricovero Covid. Abbiamo già riconvertito di tutto e di più. L’ortopedia non è più un’ortopedia, ma è un reparto Covid per capirci”. Questa è la situazione della struttura sanitaria milanese che è punto di riferimento nazionale per le malattie infettive: “Abbiamo già riconvertito tutto quello che si poteva riconvertire, a 30 letti al giorno, per arrivare all’attuale situazione e probabilmente non basterà”, avvertiva l’infettivologo.
“Mi riferisco – precisa Galli – al mio ospedale. La situazione è decisamente pesante. Anche per sostenere gli sforzi di tutti i collaboratori, dico che stiamo tenendo duro e anche parecchio. Ma più di tanto non puoi tirare la corda, perché rischia di spezzarsi”.