L'obiettivo della titolare dell'Agricoltura è quello di rendere "più facilmente leggibili da parte dei consumatori le informazioni nutrizionali degli alimenti". Il logo indica il contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale presente in una singola porzione di cibo. Esclusi i prodotti Dop, Igp e Stg. Il sistema è pensato per fare concorrenza al Nutriscore francese, duramente contestato perché penalizza certi alimenti a discapito di altri
Arriva la risposta italiana al Nutriscore francese: la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, ha firmato il decreto che introduce il logo nutrizionale facoltativo ‘Nutrinform Battery’. Obiettivo dichiarato: “Rende più facilmente leggibili da parte dei consumatori le informazioni nutrizionali degli alimenti e ne sancisce le norme relative al suo utilizzo”. Una volta firmato anche dagli altri due ministeri competenti, ossia Sviluppo economico e Salute, il provvedimento sarà inviato per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Da quel momento in poi le aziende potranno scegliere volontariamente se aggiungere la ‘batteria’ all’etichettatura già presente sulle confezioni.
COME FUNZIONA – Il logo indica il contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale presente in una singola porzione di alimento e anche la percentuale di quella porzione rispetto alle quantità giornaliere di assunzione raccomandate. Il contenuto energetico è espresso sia in Joule che in calorie, mentre il contenuto di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale è espresso in grammi. Gli operatori dovranno fare riferimento alle quantità giornaliere medie indicate nel Regolamento Ue 1169 del 2011 (e relative a un adulto di media corporatura). “Il NutrInform prende in considerazione il fabbisogno quotidiano di sostanze nutritive, in modo da favorire una scelta consapevole da parte dei consumatori per un’alimentazione sana, variata e bilanciata” ha spiegato la ministra, sottolineando che si tratta di un sistema “che mette al centro il consumatore e non il mercato globale, valorizza la capacità critica del cittadino che non deve essere fuorviato da colori o immagini che nulla hanno di scientifico e difende il patrimonio unico della dieta mediterranea”. Inevitabile il commento sul francese Nutriscore, l’etichetta a semaforo che assegna un colore a ogni alimento in base al livello di zuccheri, grassi e sale: “La dieta e il benessere alimentare sono concetti molto più complessi di un algoritmo. Il NutrInform è la nostra alternativa al Nutriscore, ma è di gran lunga migliore. Non è penalizzante, non dà patenti di buono o cattivo: informa”.
LE ESCLUSIONI – Il campo di applicazione del logo nutrizionale esclude gli alimenti confezionati in imballaggi o in recipienti la cui superficie maggiore misura meno di 25 centimetri quadrati e i prodotti DOP, IGP e STG “in ragione del rischio che l’apposizione di ulteriori loghi impedisca al consumatore di riconoscere il marchio di qualità”. Niente loghi, insomma, su prodotti come mozzarella di bufala campana, Parmigiano Reggiano o prosciutto di Parma, che poi sono gli stessi a tutela dei quali l’Italia ha proposto un sistema alternativo al francese Nutriscore che assegna, ad esempio, il voto più negativo della scala, ossia il bollino rosso (E), al prosciutto crudo per il contenuto assoluto di sale, mentre per la quantità di grassi, al parmigiano reggiano e all’olio extra vergine di oliva va il bollino arancione (D). Una scelta che punta sulla tutela dei prodotti made in Italy più che sull’informazione immediata al consumatore, ma salutata positivamente da diverse associazioni. Tra queste Coldiretti. “L’etichetta NutrInform – ha commentato il presidente Ettore Prandini – non attribuisce presunti patentini di salubrità a un alimento e, soprattutto, esclude i prodotti a marchio Igp e Dop, già soggetti a una forte regolamentazione europea e a disciplinari specifici che ne garantiscono la qualità e la sicurezza”.
PRO E CONTRO – Ora l’Italia mira a fermare la corsa del Nutriscore, già diffuso in diversi Paesi europei. Ma il rischio è che il tutto si trasformi in una battaglia ‘campanilistica’ in difesa ciascuno dei propri prodotti. Di recente i due ricercatori del Cnr, Roberto Volpe dell’Unità prevenzione e protezione e Stefania Maggi dell’Istituto di neuroscienze, hanno illustrato i risultati delle loro ricerche sui due sistemi in un articolo pubblicato su ES Journal of Nutritional Health, nel quale suggeriscono un algoritmo che sia alla base di un nuovo sistema, in quanto sia il Nutriscore che la ‘batteria’ italiana avrebbero dei limiti. Perché il sistema francese, è sì considerato contraddittorio in quanto, ad esempio, è più tollerante con i dolcificanti che con lo zucchero e può risultare troppo semplicistico, con effetti negativi su un consumatore disattento, ma è altrettanto vero che si tratti di un sistema di (pericolosamente, dicono i detrattori) facile e immediata lettura. E questo spiega la sua diffusione in diversi Paesi dell’Ue. Dalla sua approvazione nel 2018, è stato adottato o ne è prossima l’introduzione in Francia, Belgio, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna. Il NutrInform, al contrario, sarebbe “non facile da codificare”.