Il dato sul periodo luglio-settembre, prima della seconda ondata, è superiore alle attese e migliore a quello di molti altri paesi europei. Meglio di noi fanno Francia e Spagna. Timori per il trimestre in corso quando le nuove misure di contenimento del virus faranno sentire i loro effetti anche sull'attività economica
Ha corso più di quanto si pensasse l’economia italiana nel terzo trimestre del 2020. Come rende noto l’Istat nella sua stima provvisoria, tra luglio e settembre, quindi i mesi della piena “riapertura”, il Prodotto interno italiano è balzato del 16,1%, rispetto ai tre mesi precedenti (- 4,7% sullo stesso trimestre del 2019). Un dato, come capita raramente, superiore alla media dell’area euro che ha registrato un incremento del 12,7%. La ripresa estiva ha interessato tutti i grandi comparti produttivi ossia industria, servizi ed agricoltura e favorito da una decisa ripresa della domanda sia interna che estera. A questo punto il dato acquisito per l’intero 2020 è di un – 8,2%, vale a dire che questo sarebbe il dato del Pil a fine anno in caso di variazione nulla negli ultimi tre mesi dell’anno. Si tratterebbe di un risultato leggermente migliore rispetto alle stime del governo ma i mesi che ci separano dalla fine dell’anno difficilmente faranno registrare un andamento positivo viste le nuovi, seppur per ora parziali, limitazioni dettate dall’emergenza sanitaria.
“L’entità dell’aumento del Pil nel terzo trimestre è tale che la previsione annuale pubblicata nella Nadef resterà valida anche nell’eventualità che nel quarto trimestre si verifichi una flessione dell’attività economica dovuta alle misure restrittive annunciate domenica scorsa dal Governo. La politica di bilancio resterà espansiva. Se serve faremo di più”, ha assicurato oggi il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, intervenendo alla giornata mondiale del risparmio. Il ministro ha poi aggiunto che “Laddove nelle prossime settimane si dovesse ricorrere a misure più drastiche di contenimento dell’epidemia, partiremmo comunque da una posizione di comprovata solidità ed avendo nettamente migliorato la nostra capacità e prontezza di risposta all’emergenza sanitaria ed economica. La crescita del Pil nel 2021 potrebbe risultare inferiore a quanto previsto nel quadro programmatico della Nadef (6 per cento), ma la ripresa sarebbe solo rinviata, non pregiudicata”.
Il ritorno alla crescita nel terzo trimestre in Italia “è stato ben più marcato di quanto avevamo previsto in luglio” ha commentato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco aggiungendo che però “la ripresa dell’epidemia minaccia tuttavia di incidere sui risultati conseguiti. Vi è il rischio che l’aumento dei casi di contagio – anche qualora venisse contrastato con misure meno drastiche di quelle adottate in primavera – si ripercuota negativamente sulla fiducia e sulla spesa delle famiglie e delle imprese”.
Il rimbalzo del Pil è generalizzato a tutti gli stati europei ma in alcuni casi con un’intensità inferiore a quella italiana. Il Pil tedesco è ad esempio cresciuto dell’ 8,2% ma va detto che il periodo aprile giugno era stato caratterizzato da una discesa meno marcata rispetto a quella italiana. Anche nel caso tedesco si tratta comunque di un dato migliore della attese. Il governo tedesco ha oggi rivisto leggermente al rialzo le previsione per l’intero 2020 quando secondo Berlino il Pil dovrebbe contrarsi del 5,5% e non più del 5,8%.
Il Pil della Francia ha registrato un rimbalzo addirittura del 18,2%. Alla luce del nuovo lockdown, annunciato dal presidente Macron, il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha tuttavia annunciato una revisione al ribasso delle stime 2020, portandole da -10 a -11%. “E’ una revisione moderata, proprio perché abbiamo avuto un terzo trimestre molto forte, che traduce una cosa semplice: la notevole capacità di ripresa dell’economia francese”, ha spiegato il ministro. In linea con il quello italiano il dato spagnolo con il Pil che registra un +16,7% superando le previsioni. Tra gli altri dati già disponibili, il Portogallo segna un + 13,2%, il Belgio + 10,7%, l’Austria + 11,1%.