“Questa polemica è totalmente destituita di fondamento, oltre che di obiettività. Da Minniti a oggi, in tema di procedure di rimpatrio non è cambiato assolutamente niente”. Così l’avvocato Guido Savio, dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), ha commentato la polemica scatenata dal leader della Lega, Matto Salvini, contro il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, dopo la notizia dello sbarco a Lampedusa, il 20 settembre scorso, di Brahim Aoussaoui, l’attentatore che giovedì mattina a Nizza ha sgozzato tre persone all’interno della cattedrale di Notre-Dame. Se il leader del Carroccio ha accusato la titolare del Viminale di aver “riaperto i porti” e permesso, con le sue politiche, a soggetti pericolosi di circolare indisturbati sul territorio italiano ed europeo, augurandosi che “non ci siano altri sgozzatori in giro”, Lamorgese ha risposto ricordando che con i Decreti Sicurezza da lui voluti “20mila persone sono dovute uscire dall’accoglienza da un giorno all’altro disperdendosi sul territorio nazionale”.
Ma il punto della questione è un altro, spiega Savio a Ilfattoquotidiano.it, visto che se l’ex ministro, durante il suo mandato, ha iniziato un braccio di ferro con le navi delle ong che soccorrono i migranti in mare, la stessa cosa non si può dire per gli arrivi dei barchini fantasma che sono continuati ad approdare sulle coste italiane. È su uno di questi che Aoussaoui è riuscito a mettere piede in Europa. Una volta arrivati in Italia, gli immigrati regolari seguono poi le stesse identiche procedure alle quali venivano sottoposti sia con Salvini che con Minniti: “Vale ancora il sistema hotspot collaudato durante la gestione Minniti – dice l’avvocato – È in queste strutture (o sulle navi-quarantena da quando è iniziata l’emergenza coronavirus, ndr) che inizia il primo processo di identificazione“.
Ed è proprio questa la procedura seguita dal 21enne di origine tunisina che è stato sottoposto ad accertamenti come tutti gli altri circa 800 ospiti. Di questi, il giorno dopo, ne sono scesi 405: due sono stati arrestati, 104, con precedenti penali e considerati pericolosi, destinati a vari Centri per il rimpatrio (Cpr), 177 , di cui quasi la metà minorenni, nelle case di accoglienza e 122 liberati con un foglio di via che li obbliga a lasciare il Paese entro 7 giorni. Tra quest’ultimi c’era anche il terrorista tunisino. “L’accompagnamento immediato in patria si concretizza – continua Savio – solo con cittadini europei o con quelli albanesi. Per tutti gli altri, se c’è posto, si aprono le porte dei Cpr. Ma siccome queste strutture, nonostante la ministra ne abbia messe a disposizione di nuove, sono costantemente piene, la precedenza è stata data per prassi, con tutti i ministri dell’Interno citati, ai soggetti pericolosi o con precedenti penali. Lo stesso è avvenuto in questo caso. Lamorgese, con l’ultimo decreto, ha solo fatto mettere questa prassi nero su bianco”.
Aoussaoui, infatti, non aveva precedenti penali e soprattutto non era stato inserito in alcuna lista di soggetti pericolosi stilata dalle intelligence italiane e tunisine che, dopo il recente accordo tra i due governi, intrattengono rapporti sempre più stretti. Quindi, è stato trattato come qualsiasi altro cittadino tunisino irregolare. “Da questo punto di vista, il nuovo Decreto Lamorgese non ha allargato le maglie rispetto alla gestione Salvini o a quelle precedenti”.
Inoltre, essendo di nazionalità tunisina, l’ultimo accordo tra Roma e Tunisi ha favorito l’identificazione del soggetto e garantisce due voli a settimana con 40 persone da rimpatriare per volta, per un totale di circa 320 rimpatri al mese. “Questo accordo ha certamente reso più snelle le procedure e i contatti tra le istituzioni dei due Stati – conclude Savio – Nella situazione attuale, una persona può essere trattenuta solo se ritenuta pericolosa o se si configura il pericolo di fuga. Il problema è che questo secondo punto accomuna il 95% degli irregolari presenti nel nostro Paese perché si configura, ad esempio, nei casi in cui non si è in grado di fornire un documento d’identità, un domicilio in Italia o se non si è in grado di identificare il soggetto. Non avendo abbastanza posti nei Cpr per tutte queste persone, si è scelto di dare la precedenza a chi ha precedenti penali, sia con Lamorgese che con Salvini o Minniti. Non è cambiato niente. Per questo la polemica nata dopo l’attentato di Nizza è totalmente priva di fondamento”.