Nel gergo politico anglosassone esiste un’espressione – “tittytainment” – che non trova corrispondenze nel vocabolario della lingua italiana. Qualcosa come “infantilizzazione prodotta da blandizie”, che nella metafora produrrebbero l’effetto del seno materno per il lattante. In senso lato, pratiche politiche in cerca di consenso, evitando con cura qualsivoglia dichiarazione a rischio di impopolarità.

Ad esempio la facile lusinga consolatoria del tipo “lockdown generale? Fake news!”, che il laboratorio comunicativo installato a Palazzo Chigi e il suo ras Rocco Casalino (formatosi alle metodologie espressive nella scuola di irrealtà del Grande Fratello) hanno suggerito al premier Giuseppe Conte. Gli ottimismi di maniera del ministro dell’economia Gualtieri, che assicura immaginari recuperi del Pil a fine anno.

Strategie comunicative destinate ad avere un impatto negativo sui destinatari, visto che dilapidano il patrimonio di credibilità accumulato nei primi mesi dell’anno; in cui le parole del governo perseguivano una coraggiosa presa di contatto diretto con la situazione oggettiva. Nonostante gli effetti angoscianti che potevano produrre. Attualmente sintomo dell’evidente girare a vuoto; incertezza di fondo, tradotta nel vivere alla giornata simulando scelte risolventi, illusorie come favole per bambini.

Inefficaci come i coprifuoco, quando il contagio prevalente è diurno, e le chiusure a casaccio dei luoghi maggiormente sanificati. Se è vero quanto a me pare evidente, il Covid-19 non può essere sconfitto ed estirpato da disposizioni amministrative e appelli ai comportamenti responsabili, poiché la “salvezza definitiva” potrà arrivare solo dalla soluzione farmacologica: il vaccino, che si prevede in possibile distribuzione non prima della metà dell’anno prossimo.

E allora? Allora, in attesa del Settimo Cavalleggeri anti-virus, l’imperativo è quello di resistere, di sopravvivere. Tenere duro sapendo che oggi l’umanità è impegnata in una corsa contro il tempo. E caricare questo impegno con una narrazione mobilitante, in grado di spiegare con parole di verità quanto conviene fare per giungere vivi alla congiunzione con il tempo della cura: ridurre i contagi, circoscrivere i focolai.

Una narrazione adulta per un pubblico adulto, minacciato da due ulteriori infezioni mortali, questa volta psicologiche: l’irresponsabilità di larga parte degli attori pubblici e la crescente intolleranza – manifestata da numeri crescenti di italiani – riguardo ai sacrifici imposti dalle politiche di contenimento.

In materia di irresponsabilità balza agli occhi l’evidente inadeguatezza di troppi soggetti chiamati a svolgere ruoli di rappresentanza, istituzionale o meno: ceto politico non solo di opposizione (i renziani doppiogiochisti, comprese le quinte colonne alla Andrea Marcucci rimaste nel Pd come bombe virali a orologeria), gruppi di interessi organizzati, ansiosi di mettere le mani sul malloppo Recovery Fund, professionisti dell’informazione al deferente servizio dei loro datori di lavoro.

Un combriccola che dichiara con i propri comportamenti di infischiarsene allegramente della pandemia. Per cui fa ridere il richiamo delle anime belle al dialogo costruttivo con i Matteo Salvini e le Giorgia Meloni, quando l’obiettivo di costoro è palesemente opportunistico e/o strumentale: tirare l’acqua al proprio mulino.

Salvini, vendicare la sculacciata in pubblico infertagli l’altro agosto da Conte; Meloni, mettere a frutto l’unica dote di cui dispone – l’oratoria sovreccitata – per imporre la propria supremazia a Destra. Semmai l’interlocuzione con cui perseguire modalità di utile collaborazione sarebbe quella con le Regioni, titolari di poteri preponderanti in materia sanitaria. Ma di cui numerosi presidenti dipendono dal duo Meloni-Salvini.

E comunque pure loro gente che se ne frega, concentrata soltanto sulla propria rendita politica. E che sarà problematico ricondurre a interessi generali, visto che rafforzerebbero l’odiato governo. Eppure è questa la sfida politica odierna per il neo-moroteo Giuseppe Conte e la sua traballante maggioranza.

Una sfida possibile solo se si ripristina quel rapporto fiduciario con la pubblica opinione che aveva funzionato fino alla primavera scorsa. Riuscendo a rianimare tale rapporto con una comunicazione coinvolgente e sincera, che vinca le frustrazioni con il convincimento, che vanifichi il tittytainment con la motivazione.

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