Nella strategia del governo per la banda larga è uno degli strumenti più importanti per la diffusione della cultura digitale nel Paese. Nella pratica però, il voucher pc, tablet e internet si sta rivelando un gran pasticcio. Con i consumatori che denunciano un regalo agli operatori telefonici, i commercianti di apparecchiature elettroniche che fanno ricorso al Tar e le compagnie sul piede di guerra perché “responsabili” di ultima istanza della veridicità dell’Isee. Per non parlare del fatto che, come nel caso del bonus bici, varrà la regola “chi prima arriva, meglio alloggia”: il voucher da 500 euro verrà infatti corrisposto fino a concorrenza dell’importo dei fondi stanziati dal governo (204 milioni) solo alle famiglie con Isee inferiore a 20mila euro. Un vero caos che rischia di rallentare l’effetto benefico della misura varata dal governo.
In questa prima fase il bonus, che sarà operativo dal 7 novembre, servirà a “connettere” 480mila famiglie, che rappresentano però meno di un quarto della platea degli aventi diritto (2,2 milioni di persone) con redditi molto bassi. In seconda battuta, probabilmente entro fine anno, la soglia per l’accesso all’agevolazione solo per Internet salirà a 50mila euro con un contributo da 200 euro grazie ad uno stanziamento da 321 milioni. “Il bonus Internet può coprire buona parte dei costi del primo anno di un abbonamento Internet – spiegano da SOS Tariffe – almeno considerando le offerte Internet casa disponibili ad ottobre 2020” per le quali, secondo il sito, viene richiesto un importo medio da 386 euro fra canone e attivazione. Per accedere all’agevolazione, bisognerà far richiesta direttamente alle compagnie telefoniche che effettueranno uno sconto sul canone o sul costo di attivazione. Come riferisce il sito di comparazione tariffaria, nella fase uno i beneficiari dovranno usare una quota del bonus compresa fra i 200 e i 400 euro per Internet. Per il pc e tablet, invece, la cifra da spendere dovrà essere fra i 100 e 300 euro. La somma dei due importi non potrà comunque superare i 500 euro.
Questa soluzione non convince però le associazioni dei consumatori che scorgono una distorsione di mercato. E sono anche preoccupate perché il bonus è accessibile solo a chi sceglie la migliore connettività possibile nella sua zona ad almeno 30 Mbps in download (15 in upload). Velocità che però non è disponibile in ogni angolo del Paese: così si taglia fuori una parte dei potenziali beneficiari. “Chi vuole godere del bonus per acquistare un nuovo pc e tablet deve quindi attivare una linea telefonica fissa, andando incontro a nuove e ingiustificate spese telefoniche – denuncia Luigi Gabriele, presidente di Consumerismo – Un vero e proprio regalo ai gestori della telefonia fissa che contrasta con le grandi politiche per lo sviluppo del 5G e di tutte le tecnologie wireless, deciso dal governo italiano forse per rientrare negli investimenti sulla rete fibra”.
La questione non è sfuggita ai negozi di tecnologia che hanno presentato ricorso al Tar contro il Piano voucher sulle famiglie a basso reddito, pubblicato nel decreto del ministro Stefano Patuanelli dello scorso 7 agosto. L’Associazione italiana retailers elettrodomestici specializzati (AIRES) e l’Associazione Nazionale Commercianti Radio Televisione Elettrodomestici e Affini (ANCRA), con l’aggiunta di Mediaworld, hanno contestato il fatto che “solo gli operatori dei servizi di connettività possano fornire anche i dispositivi informatici, cioè i tablet o i personal computer, coprendo un valore fino a 300 euro (che verranno loro rimborsati dallo Stato), utilizzabili dagli aventi diritto per l’acquisto del bene, o come sconto sui prodotti di valore maggiore”, come si legge in una nota diffusa dall’associazione dei dettaglianti. Secondo i commercianti, questa soluzione rappresenta una distorsione della concorrenza finanziata con risorse pubbliche. A loro avviso, meglio sarebbe stato “spezzare in due” il bonus lasciando al cliente la scelta dell’operatore e, in separata sede, quella del device sul libero mercato. In questo modo, l’utente finale avrebbe avuto maggiore libertà di scelta, ma le compagnie telefoniche avrebbero certamente incassato meno.