Il governatore Luca Zaia non si accontenta del 76% di voti delle regionali di settembre. E neppure dei 34 consiglieri su 51 dell’assemblea (lui compreso) che la galassia leghista ha conquistato in Veneto (ma il centrodestra ne ha in tutto 41). E neanche dei tre gruppi consiliari che la rappresentano, ossia “Zaia Presidente”, “Salvini Lega” e “Lista Veneto Autonomia”. Vuole impossessarsi anche dell’opposizione, o meglio prendersi lo scalpo del professore Arturo Lorenzoni, ex vicesindaco di Padova, il suo principale antagonista, che è uscito sonoramente sconfitto, arrivando appena al 15% dei voti. Per farlo, Zaia ha deciso di occupare anche un quarto gruppo consigliare, quello Misto, dove si è accasato Lorenzoni, che non era candidato dal Pd, ma che aveva dato vita al movimento “Il Veneto che vogliamo”. A urne chiuse, ha deciso di entrare nel gruppo-contenitore dove di solito finiscono – per “sottrazione “ – tutti coloro che non si riconoscono degli altri schieramenti. “L’ho fatto per tenere un equilibri tra il Pd, che mi aveva chiesto di entrare come indipendente, e gli altri gruppi della minoranza, compresi i Cinquestelle”.

Ma Lorenzoni ha fatto i conti senza lo strapotere zaiano, che ha deciso di non lasciare nulla all’opposizione. Infatti, due eletti della Lista Zaia Presidente, sono trasmigrati nel gruppo Misto, colonizzandolo. Il primo è Stefano Valdegamberi, veronese, che ha ottenuto quasi 12mila preferenze, risultando il primo degli eletti di tutta la Regione. Eppure, con grande disinvoltura (anche se il passaggio è formalmente legittimo) ha accettato di uscire dalla lista che lo ha visto trionfare per entrare nel Misto, dove peraltro era già nella precedente legislatura, quando però non aveva ancora sottoscritto la tessera leghista, cosa che ha invece fatto la scorsa primavera.

Il secondo è uno strano personaggio, Fabiano Barbisan, di Fossalta di Portogruaro (in provincia di Venezia), fedelissimo di Zaia, fedelissimo leghista, ma che per la seconda legislatura consecutiva accetta, per ragioni di opportunità, di eseguire gli ordini e passare anche lui nel gruppo misto, pur senza abiurare alla maggioranza. Cinque anni fa lo fece perché il governatore Zaia aveva bisogno di occupare una seggiola nella commissione Sanità, ovvero la vicepresidenza appannaggio delle forze di opposizione, strategica nel controllo di Azienda Zero, il braccio operativo dell’assessorato nella gestione sanitaria. “L’ho fatto per una scelta condivisa…” si era giustificato. In una parola, glielo aveva chiesto Zaia, che infatti lo ha rimesso in lista nel 2020.

E così Lorenzoni si trova circondato da due leghisti, ognuno dei quali incasserà un’indennità di funzione non indifferente: in quando presidente del gruppo, Valdegamberi prenderà 2.400 euro al mese, in quanto vicepresidente, Barbisan ne prenderà 2.100 (oltre ai 6.600 di indennità di carica e ai 4.500 rimborsi spese mensili). Inoltre, potranno scegliere il responsabile (non politico) del gruppo che sarà assunto per 5 anni a 3.200 euro al netti al mese e almeno un’altra figura di segreteria. Il professore del centrosinistra commenta: “Zaia aveva 16-17 consiglieri senza indennità di funzione, così ne ha sistemati un paio…”. Non c’è il rischio che i due leghisti mettano il bastone tra le ruote nella scelta del portavoce dell’opposizione, che il centrosinistra ha indicato in Lorenzoni, ma che per essere scelto deve avere l’unanimità dell’opposizione? “No, perchè la Lega ci ha assicurato che Valdegamberi e Barbisan faranno comunque parte della maggioranza, mentre io sarò all’opposizione. – risponde Lorenzoni – E quindi il problema non si pone”. Però potrebbero occupare almeno una poltrona, in commissione, che spetterebbe alle minoranze, come è accaduto cinque anni fa. “Abbiamo chiesto correttezza istituzionale, dovessero occupare posti destinati alle minoranze sarebbe un attentato alle regole del consiglio regionale. E allora ricorreremmo al Tar e andremmo a incatenarci davanti a palazzo Ferro Fini”.

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