Davide “Boosta” Dileo, musicista, dj, compositore, autore e produttore, e una delle anime dei Subsonica ha pubblicato l’album “Facile” di melodie, pianoforti ed elettronica. “Con l’arrivo della pandemia e del precedente lockdown abbiamo dovuto sospendere tutte le attività con i Subsonica, specialmente live, e mi si è aperta la possibilità di creare musica strumentale nella mia piccola officina musicale – ha raccontato Boosta, durante un incontro stampa -. Ho sempre amato il concetto di colonna sonora. Comporre nasce dall’esigenza di fare qualcosa che faccia stare bene. Più passano gli anni e più cerco di emozionarmi. Mi sono stufato di ragionare nell’ottica di fare un disco che possa piacere solo agli altri, ci sto lavorando ma è un esercizio che sto facendo”.
Hai fatto piccoli concerti e in sicurezza, qual è il tuo bilancio?
Fantastico! Ho fatto l’ultima data del mio piccolo tour al Teatro Dei Rinnovati a Siena, un teatro meraviglioso, era sold out e naturalmente la capienza era ridotta. Ho fatto un’ora e mezza di ritardo perché tutte e 220 le persone si sono sottoposte ai controlli e poi per uscire ci hanno messo mezz’ora perché erano in fila e a distanza. È stato commovente.
Sei rimasto sorpreso dalla chiusura dei teatri?
Molto. Nei live teatrali ho visto una educazione strepitosa e quando leggi i dati dell’Agis (un solo contagiato su 350mila spettatori dal 15 giugno ad inizio ottobre, ndr) capisco il perché: le persone che si approcciano al live lo fanno in maniera molto consapevole. Nella ripartenza dei concerti questa estate ho visto una gratitudine negli occhi miei e delle persone che sono venute a vedere il concerto. È stato incredibile perché arrivavamo da un periodo lungo senza musica e per loro sedersi, dopo tanto tempo, su una sedia ed ascoltare la musica dal vivo nel silenzio è stato emozionante davvero.
Per i lavoratori dello spettacolo la situazione è difficile dal momento che i Live e gli spettacoli sono fermi, cosa ne pensi?
Il periodo è drammatico ciascuno deve fare propria parte, mi sono ripromesso di non fare polemiche però non ce la faccio a dare per scontato che questa sia una classe dirigente all’altezza. Capisco il momento storico e capisco che hanno tutti dei problemi, però continuo a non avere sicurezza ed è inevitabile che non ci siano certezze. Più che altro non ho certezza nelle capacità di governo delle persone che ci governano a partire dal presidente del consiglio ad arrivare al Ministro della Cultura, penso che siano inadeguati.
Risposte inadeguate?
La risposta che ha dato Franceschini alle critiche ricevute per la chiusura dei teatri e dei cinema era quella di un uomo piccato perché era stato offeso. La sua era una risposta da persona offesa non era nel merito dei numeri. Non si fa così e da un ministro della cultura non me lo aspetto sinceramente. Usare il termine ‘attività superflue’ ha un peso. Verissimo che c’è una situazione pesante ma questo non toglie il fatto che non si possano muovere critiche in merito alle azioni e alle spiegazioni. Il dovere di chi ci guida è anche nella capacità di dare fiducia ed essere fonte di ispirazioni. Si sente che l’odore della politica è in confusione. Andiamo verso le chiusure, bisogna che ci mettiamo nelle condizioni di sopravvivere.
Cosa avresti fatto?
Non so cosa avrei fatto io non sono nel Governo, non ero agli Stati generali però quello che vedo da cittadino è un grande ‘BOH’. Quando parlano è come se stessimo ascoltando qualcuno che ci sta raccontando una bugia clamorosa. Sicuramente questo è un momento drammatico e ci avviciniamo al lockdown.
Qual è lo stato della musica italiana oggi?
La grammatica musica sta diventando un bignami sempre più piccolo fino a quando diventerà un cartoncino piccolo piccolo. Recuperare un po’ la complessità non vuol dire essere artificiosi ma prendersi del tempo certo per approfondire le parole. Poi se c’è un pollice selvaggio su Spotify che salti da una canzone all’altra in maniera compulsiva a me onestamente non frega un cazzo perché ho 45 anni, sono felice. Faccio quello che voglio e vivo ancora grazie al mio mestiere che amo tantissimo anche se non mi fermano tutti per strada ma sto bene così.
Come vanno le cose con gli altri compagni dei Subsonica?
È come se vivessimo nella stessa grande casa in cinque stanze diverse, dove ognuno chiude la sua porta. Poi ci si ritrova all’ora di cena per chiacchierare.