Giovanni Toti non intende chiudere la Liguria. E soprattutto il suo capoluogo Genova. “Abbiamo parlato con il ministro Speranza e anche lui conviene con me che chiudere uno dei gangli logistici del Nord ovest, con il primo porto d’Italia, nel periodo pre-natalizio, sarebbe molto complicato”, dice il governatore, alla vigilia del vertice del governo con le Regioni. Sul tavolo ci sono i lockdown locali: a rischiare il Piemonte, la Lombardia, la Val d’Aosta, ma si è parlato pure della Liguria. Toti, però, la pensa in un altto modo: “Sicuramente si possono ipotizzare azioni mirate su parti delle città, come abbiamo già fatto a Genova”.

Sul vertice di oggi, invece, il governatore sottolinea più volte che solo una settimana fa si erano imposte altre misure e a questo proposito parla di pandemia emotiva. “Le Regioni, di qualsiasi colore politico, evitano di scagliare la prima pietra, ma sulla pandemia emotiva purtroppo non abbiamo gli anticorpi: Conte ha chiuso mezzo Paese domenica scorsa. Io mi auguro che domani ci si confronti su analisi costi-benefici e sul metodo, prima di prendere altri provvedimenti. Ad esempio, vale di più chiudere i ristoranti o le scuole, in termini di riduzione dell’indice di contagio?”. Che tipo di nuova stretta, dunque, dovrà varare l’esecutivo? “Il coprifuoco alla francese non mi sembra stia funzionando troppo bene. Certo è che la pressione sulle strutture sanitarie è altissima, ma senza essere scienziati se prende l’elenco dei ricoverati e dei decessi è lampante come questo virus abbia effetti severi al 95% sugli anziani”, dice l’ex esponente di Forza Italia. “Le misure di carattere anagrafico sarebbero efficaci, ma sappiamo bene quanto i nonni siano importanti per il nostro welfare familiare, quanto sia attiva quella fascia di età”

Si dice “preoccupato”, invece, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris: “Sia per i contagi che aumentano, sia per le tensioni sociali. Ma arrivare adesso a un lockdown sarebbe una sconfitta”, dice in un’intervista a Repubblica in cui annuncia di aver chiesto col sindaco di Milano Beppe Sala al Governo”di decidere insieme ai sindaci quali misure adottare”. Per il primo cittadino campano un “provvedimento drastico come quello adottato a marzo può essere evitato. Il contesto è diverso. Allora il nemico arrivava alle spalle, non avevamo neppure le mascherine. Ora possiamo considerare soluzioni diverse per aziende, cantieri, attività produttive, applicando misure molto rigide, senza il blocco totale. Ma a condizioni ben precise”. La condizione è che il governo immetta “subito liquidità” per “consentire ai sindaci di assumersi le loro responsabilità intervenendo per aiutare chi è stremato dalla crisi”, chiedendo “rispetto per i cittadini che sono le vittime di questa situazione e non possono essere trattati come colpevoli. Basta terrorismo. Anche perché comincio ad ascoltare persone che preferiscono ammalarsi piuttosto che non riuscire a mettere il piatto a tavola”.

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