Ospitiamo sul nostro blog l’intervento di Anna Donati, portavoce di Amodo, l’Alleanza per la Mobilità Dolce di cui Italia Nostra è membro.
di Anna Donati*
Ultimamente è un gran fiorire di proposte per il rilancio delle aree interne del Paese. Amodo, FIFTM e Fondazione Pozzo in questi giorni hanno dedicato un webinar alla situazione sulle ferrovie locali e turistiche, tassello fondamentale per lo sviluppo e la distribuzione più uniforme dei flussi turistici verso le aree interne e i piccoli borghi e non esclusivamente verso poche città d’arte a grande attrazione. Dal webinar sono uscite delle indicazioni preziose per le prospettive a medio termine, in vista di quello che si spera sia un rapido ritorno alla normalità dopo l’epidemia Covid-19. Una normalità che Lorenza Bonaccorsi, sottosegretario del MiBact, ha subito precisato non dovrà essere la riproposizione tal quale di dinamiche che già negli ultimi anni erano risultate insostenibili: la crisi che ha investito in questi mesi il settore turistico si spera insegni qualcosa e inneschi opportunità finora mai colte.
Il primo cambiamento dovrebbe riguardare le politiche sulle ferrovie locali, oggetto da decenni di tagli e riduzioni: ci sono attualmente in Italia 2.754 km di ferrovie sospese di cui circa la metà sono interrotte e sull’altra metà circolano in modo discontinuo treni turistici. Nonostante le tante assicurazioni contrarie, la politica dei “rami secchi” continua: proprio in queste settimane si è saputo che la Regione Piemonte vorrebbe smantellare la linea Alba-Nizza Monferrato. Di queste linee sospese, ben 1.365 km sono linee interrotte, circa la metà del totale. In molti casi sono previsti, ormai da anni ma non sempre finanziati, lavori di ripristino: così per la Centrale Umbra, per la linea del Molise, per la tratta centrale della Cosenza-Catanzaro, per la Caltagirone-Gela e per la Palermo-Trapani via Milo.
Vent’anni di osservazione del fenomeno consegnano un quadro sconfortante, sia sulla rete di FS che su quella regionale, segno che il punto di vista degli ambientalisti e degli appassionati di ferrovie non ha ancora avuto la meglio, anzi la regionalizzazione non ha di certo invertito la situazione.
Sull’altra metà delle linee sospese, vi sono 1.389 km di rete su cui sono in parte attivi dei servizi turistici (a calendario, su tratte parziali, su prenotazione di gruppi): sono il Trenino Verde della Sardegna, Binari senza tempo di Fondazione FS, Ferrovie della Calabria e FTI. Servizi che oltre a favorire il turismo sostenibile, garantiscono la manutenzione delle linee. Prima della pandemia, grazie alle leggi 128/2017 e 71/2019, era iniziato un percorso condiviso con Ansf, Mit, Mibact, Gruppo Fs (Fondazione Fs, Rfi), Asstra, Fiftm e Amodo per accelerare la realizzazione delle ferrovie turistiche e dei treni turistici su linee ordinarie. Dopo il lockdown, la voglia di turismo domestico e di prossimità è comunque riuscita a far ripartire con successo e partecipazione i treni turistici ma le norme di distanziamento hanno inevitabilmente inciso negativamente sui ricavi. Si deve quindi accelerare adesso gli investimenti con 100 milioni aggiuntivi destinati da RFI nell’ultimo Contratto di programma per risistemare la rete, ampliare l’offerta turistica e potenziare il servizio.
Uno studio realizzato da Rfi, Direzione Stazioni, dal titolo “Stazioni e intermodalità dolce”, chiarisce poi in modo inequivocabile la centralità delle stazioni come nodi intermodali. Infatti il 23% della popolazione (13,9 mln di persone) vive a meno di 15’ a piedi da una stazione mentre il 21% degli occupati (4,2 mln di persone) lavora a meno di 15’ a piedi da una stazione. Dati che salgono al 47% della popolazione (28,6 mln di persone) e il 55% degli occupati (11 mln di persone) se si prende in considerazione la possibilità di muoversi in bicicletta. Bicicletta che consentirebbe anche all’86% degli atenei e sedi universitarie di essere raggiungibile in meno di 15’ da una stazione. Per quanto poi riguarda le ciclovie turistiche esse attraversano ben 358 stazioni. L’intermodalità bicicletta/treno sarebbe, quindi, il modo più economico e immediato per ridurre le emissioni di CO2 e raggiungere gli obbiettivi stabiliti dalla Commissione Europea.
Ma la ricerca di RFI è interessante anche perché esamina l’intermodalità cammini/ferrovie locali e spiega che 154 stazioni si trovano a meno di 1 km dai 20 Cammini d’Italia più rappresentativi e in parte coincidenti con quelli dell’Atlante MiBACT. Quota che sale rispettivamente a 219 a meno di 3 km e 324 a meno di 5 km.
Altro dato di grande interesse per il futuro del turismo lento, intermodale e verso le aree interne è quello relativo ai beni culturali nelle vicinanze delle stazioni. Si scopre così che 369 musei, monumenti e siti archeologici statali si trovano a meno di 3 km da una stazione. Se poi si considera che 163 Comuni delle aree interne sono serviti da stazioni, si capisce come l’infrastruttura delle linee locali sia un asset irrinunciabile per il futuro sviluppo sostenibile del Paese. Ci sono insomma evidenti spazi di crescita del trasporto ferroviario locale se si riesce a offrire collegamenti verso mete turistiche e culturali nelle aree interne e a creare intorno alle stazioni una rete intermodale diffusa di ciclovie e cammini.
Per rilanciare le aree interne con investimenti relativamente contenuti, realizzabili a medio e lungo termine, con obiettivi realistici e secondo indicatori precisi, si deve puntare sulle ferrovie locali. Le richieste di Amodo vanno proprio in tal senso: attuare pienamente la legge 128 del 2017, aumentare gli investimenti nel prossimo Contratto programma con RFI per riaprire le linee sospese, fare un contratto di servizio con RFI dedicato ai treni turistici, avviare la sperimentazione del ferrociclo, trasformare le stazioni in nodi intermodali, sostenere la ricerca e l’innovazione del treno ad idrogeno per le linee non elettrificate.
Perché anche le ferrovie locali devono tornare ad essere la spina dorsale della mobilità sostenibile nel nostro Paese.
www.facebook.com/alleanzaMoDo per vedere il webinar di AMODO
*portavoce dell’Alleanza per la Mobilità Dolce