Cronaca

Le testimonianze dei soccorritori: “Una chiamata dietro l’altra, è come svuotare il mare con un cucchiaino. Cosa fa rabbia? Chi non crede alla pandemia”

“La cosa che ci fa più rabbia è sentire tante gente che non crede al virus. Noi che giriamo negli ospedali e nelle terapie intensive vediamo tutti i giorni le persone che stanno male”. Veronica Archenti è una dei tanti soccorritori volontari dell’Avis-Anpas di Cologno Monzese. Negli ultimi giorni il numero degli interventi in ambulanza è aumentato sempre di più. “In particolare nel basso varesotto, in Brianza e nell’area metropolitana di Milano” spiega Luca Puelo, presidente di Anpas che gestisce oltre il 50% delle ambulanze lombarde. Numeri che hanno portato a sviluppare un piano coordinato da Areu (Azienda regionale emergenza-urgenza) di implementazione dei mezzi. Una trentina di ambulanze aggiuntive per le zone più colpite, ma il numero potrebbe aumentare nei prossimi giorni. Nel frattempo i nuovi positivi non smettono di crescere. “Spesso troviamo persone che fanno fatica a respirare e dunque a parlare e ad esprimersi così dobbiamo farci aiutare dai parenti” spiega Michele Mileto, 22 anni, laureando in medicina e soccorritore volontario. I casi continuano ad aumentare così come i tempi di attesa dei mezzi nei pronto soccorso. “L’invito rimane quello di non recarsi direttamente lì – avverte Puleo – ma di contattare il medico curante per evitare di sovraccaricare gli ospedali”. Nel frattempo i volontari lavorano senza sosta anche se a qualcuno sembra di “svuotare il mare con un cucchiaino perché non ci si ferma mai e si risponde a una chiamata dopo l’altra”. Molti di loro non si sono mai fermati da marzo ad oggi. “È un momento in cui la stanchezza a volte si fa sentire – conclude Stefano Fortunato, vice presidente dell’Avis Cologno – ma noi andiamo avanti”.