Cronaca

“L’emergenza si sta aggravando, serve un nuovo lockdown. In gioco tenuta del sistema sanitario”: l’allarme dei medici di Torino

Guido Giustetto, dall'Ordine dei medici del capoluogo piemontese, chiede una nuova stretta: "Siamo pienamente consapevoli delle conseguenze economiche, sociali e psicologiche che può provocare. Gli ospedali piemontesi potranno reggere ancora per pochi giorni, poi inizieranno a mancare posti letto a disposizione e personale sanitario sufficiente"

Il sistema rischia di cedere in pochi giorni. Il Piemonte, tra le regioni più colpite dal Covid, non ce la fa più. Per questa ragione c’è bisogno di un nuovo lockdown. È l’appello lanciato dall’Ordine dei medici di Torino per voce del suo presidente, Guido Giustetto, nel pomeriggio di domenica, “A fronte delle numerosissime richieste e segnalazioni arrivate nelle ultime ore da medici ospedalieri e da medici di medicina generale”, l’ordine “ritiene sia assolutamente necessaria l’istituzione immediata di un nuovo lockdown, a causa dell’aggravarsi dell’emergenza sanitaria in corso”.

L’organizzazione che raggruppa i camici bianchi piemontesi sa di chiedere una misura impopolare in giorni di proteste contro coprifuoco e chiusure: “Siamo pienamente consapevoli delle conseguenze economiche, sociali e psicologiche che può provocare per tutte le persone un nuovo lockdown. Si tratta di un provvedimento che causa enormi disagi e che, pertanto, rappresenta davvero una soluzione estrema – sottolinea Giustetto -, per cui chiediamo al Governo di mettere in atto tutte le forme di aiuto e sostegno possibili“. Secondo i medici, non ci sarebbe altra scelta perché “la situazione è ora talmente grave che è in gioco la stessa tenuta del sistema sanitario, che altrimenti non sarà più in grado di provvedere alla salute dei cittadini”.

La previsione dell’Omceo è questa: “Gli ospedali piemontesi potranno reggere ancora per pochi giorni, poi inizieranno a mancare posti letto a disposizione e personale sanitario sufficiente”. Non basterà neanche il supporto della medicina territoriale perché “già ora i medici di famiglia denunciano l’impossibilità di far fronte alle richieste dei pazienti”. Solo nella giornata di domenica in Regione ci sono altri 161 ricoverati in più nei reparti Covid. In totale i posti letto occupati sono 2.844, 179 in Terapia intensiva.

Nei giorni scorsi la Regione Piemonte guidata da Alberto Cirio e la sua Unità di crisi avevano stabilito la chiusura di alcuni pronto soccorso dell’area metropolitana torinese (Giaveno, Venaria, Nizza Monferrato, Lanzo, Ceva, Carmagnola, Cuorgnè) al fine di recuperare personale da impiegare nell’emergenza pandemica, fuori da alcuni ospedali, come quello di Rivoli, al San Giovanni Bosco di Torino, al San Luigi di Orbassano, ma anche a Cuneo e Savigliano, sono state allestite delle tensostrutture in collaborazione con le forze armate e con la Brigata taurinense degli alpini. Inoltre l’Unità di crisi ha ordinato di convertire sedici presidi ospedalieri del territorio in Covid Hospital. “È una scelta difficile, ma inevitabile, per riuscire a fronteggiare la necessità crescente di posti Covid e dare una risposta immediata che decongestioni i nostri pronto soccorso”, ha dichiarato sabato l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi.