Le sperimentazioni nel mondo sono oltre 350, ma c'è una rosa di candidati che ormai è alla fase III con le case farmaceutiche che - a fronte già di guadagni importanti nei listi di tutto il mondo - hanno già presentato le domande di autorizzazione. Il Regno Unito sta spingendo per essere la prima nazione a condurre degli studi esponendo deliberatamente cavie umane al coronavirus. Intanto il composto di Oxford ha "innescato una risposta immunitaria nelle persone anziane"
“Cinque vite salvate nel mondo ogni minuto, 7.200 ogni giorno, 25 milioni di morti evitati entro il 2020. I vaccini sono l’intervento medico a basso costo che più di tutti ha cambiato la nostra salute”. Era l’inizio del 2016 e l’immunologo Alberto Mantovani, lo scienziato italiano più citato al mondo, ricordava l’importanza di vaccinarsi. Nel 2020 con quasi 45 milioni di contagiati nel mondo e superata la soglia di un milione e 100mila morti la battaglia contro il coronavirus Sars Cov2 viene combattuta su due fronti: quello terapeutico con la ricerca impegnata a trovare una cura e quello profilattico per sviluppare un vaccino efficace e sicuro.
Le sperimentazioni nel mondo sono oltre 350, ma c’è una rosa di candidati che ormai è alla fase III con le case farmaceutiche che – a fronte già di guadagni importanti nei listini di tutto il mondo – hanno già presentato le domande di autorizzazione all’Ema, per quanto riguarda l’Europa, e alla Fda, per gli Stati Uniti. I produttori, finanziati come non mai dai governi di tutto il mondo, forniscono i dati man man che vengono raccolti dalle agenzie in modo che, a sperimentazione terminata, l’analisi per l’approvazione possa essere ancora più veloce. Per lo sviluppo di un vaccino i tempi richiesti sono sempre molto lunghi, a volte anche anni. Ma per prevenire Covid 19 uno o più vaccini potrebbero essere pronti entro l’anno. Questo però non significa che avremo sconfitto il nemico, ma che saremo all’inizio della battaglia: una campagna vaccinale implica oltre al prodotto, l’organizzazione, il personale, le sedi. Senza dimenticare che cura e vaccino sono e saranno un business che prevede negoziati segreti, conflitti di interesse e anche manleva sugli effetti avversi. Con le case farmaceutiche che hanno trattato perché eventuali danni siano pagati dai governi. Sono tre al momento i candidati che hanno presentato la domanda di autorizzazione all’Ema.
Oxford University, AstraZeneca: AZD 1222. Originariamente chiamato ChAdOx1 nCov-19, il vaccino ha ormai raggiunto la fase 3 della sperimentazione, quella cioè che testa l’efficacia su decine di migliaia di persone, con test randomizzati e controllati. Questo vaccino è costituito da un vettore virale innocuo (adenovirus dello scimpanzé) che è stato modificato con un innesto della proteina spike superficiale da coronavirus. Le prime due fasi hanno evidenziato un profilo di sicurezza accettabile e un aumento della risposta degli anticorpi. A settembre AstraZeneca aveva fermato l’arruolamento di volontari perché era stata riscontrata una infiammazione spinale in uno dei volontari, ma dopo le verifiche la procedura è ripartita. E non si è mai fermata per il caso avvenuto in Brasile: un volontario – che non aveva ricevuto la dose – morto per cause naturali. Nell’ambito dell’operazione Warp Speed, il governo degli Stati Uniti ha garantito un finanziamento fino a 1,2 miliardi di dollari a questo candidato, e la società AstraZeneca prevede di produrne fino a 30 milioni di dosi disponibili nel Regno Unito già a settembre. A giugno, i ministri della salute di Italia, Francia, Germania ed Olanda hanno firmato un contratto con AstraZeneca per l’approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi da destinare alla popolazione europea. Nei giorni scorsi Piero Di Lorenzo, presidente dell’Irbm di Pomezia, il centro che ha sviluppato insieme all’università di Oxford, aveva spiegato che in assenza di problemi e intoppi “è ragionevolmente credibile che entro fine 2020 arriveranno nel Paese circa 3 milioni di dosi. Siamo in cauta e fiduciosa attesa”. E oggi ha confermato che “se non insorgono problematiche improvvise è ragionevole pensare che la fase clinica di sperimentazione possa concludersi entro fine novembre o i primi di dicembre”. Secondo il Financial Times, che cita due persone vicine alla sperimentazione, il vaccino ha innescato una risposta immunitaria nelle persone anziane cui è stato somministrato.
Moderna – Niaid: mRNA-1273 – Negli Stati Uniti, il candidato vaccino mRNA-1273 di Moderna – che ha presentato la domanda di autorizzazione all’Ema una settimana fa – utilizza l’Rna messaggero per indurre il corpo a produrre una proteina chiave dal virus, creando in questo modo una risposta immunitaria. I test condotti nelle prime due fasi hanno evidenziato che il candidato ha indotto risposte immunitarie anti-coronvirus in tutti i partecipanti allo studio, e non ha evidenziato problemi di sicurezza che possano limitare il prosieguo della sperimentazione. Questi risultati supportano l’ulteriore sviluppo di questo vaccino. Il programma di sviluppo di questo vaccino è sostenuto da 955 milioni di dollari dal governo degli Stati Uniti nell’ambito dell’operazione Warp Speed. Attualmente in fase tre, alla fine di luglio è stata avviata una sperimentazione di 30mila pazienti in collaborazione con il National Institutes of Health negli Stati Uniti. La revisione continua, sottoposta all’Ema, includerà i risultati di studi preclinici e clinici tra cui lo studio di fase 1 su mRNA-1273 in adulti sani (età 18-55 anni) e adulti più anziani, pubblicato sul New England Journal of Medicine. Ad oggi, è in corso anche lo studio di fase 3 COVE, basato su 28.618 partecipanti, con più di 22.194 soggetti che hanno già ricevuto la seconda dose di vaccinazione. “Siamo impegnati a sviluppare un vaccino sicuro ed efficace – ha dichiarato Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna – seguendo le indicazioni delle agenzie di regolamentazione e proseguiremo il nostro dialogo continuo con l’Ema. Moderna sta aumentando la sua capacità produttiva globale per essere in grado di erogare circa 500 milioni di dosi all’anno e possibilmente, a partire dal 2021, fino a 1 miliardo di dosi all’anno”. Moderna sta lavorando con la svizzera Lonza e la spagnola Rovi, per la produzione e l’infialamento.
BioNTech – Fosun Pharma – Pfizer: BNT162 (Germania – Cina – USA). Il candidato vaccino BNT162 sviluppato della società tedesca BioNTech utilizza l’Rna messaggero, analogamente a quello di Moderna. L’azienda sta sviluppando il vaccino in collaborazione con Pfizer negli Stati Uniti, e con lo Shanghai Fosun Pharmaceutical Group in Cina. Le aziende hanno selezionato per i test sull’uomo uno dei loro quattro candidati iniziali, che ha generato le risposte anticorpali più promettenti, per passare adesso a uno studio di fase 3 su 30mila persone. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno raggiunto accordi per garantirsi la fornitura di questo vaccino. Il ceo di Pfizer Albert Bourla ha affermato che è probabile che questo vaccino diventi a somministrazione stagionale come quello dell’influenza. Anche in questo caso è stata presentata una domanda di autorizzazione.
Sui tempi pochi giorni fa si era espresso Guido Rasi, direttore dell’Ema, indicando nella prossima primavera l’arrivo del vaccino. “Pensiamo e speriamo che le prime dosi importanti per le popolazioni a rischio potrebbero arrivare nella primavera del 2021 con un inizio di vaccinazione importante” e da quel momento “la disponibilità di dosi andrà aumentando molto rapidamente dopo l’approvazione e, se siamo fortunati, molti di quelli che vorranno essere vaccinati potrebbero esserlo per l’estate del 2021”. Ma la somministrazione del vaccino non significherà un’immediata uscita dall’epidemia né un allentamento nell’uso della mascherina e del distanziamento: “Sarà solo l’inizio della fine della pandemia, non la fine – aveva aggiunto Rasi – significa che solo dopo un anno che avremo a disposizione il vaccino vedremo la pandemia diminuire in maniera importante. E da quando sarà inoculato alle prime fasce di popolazione previste ci vorranno almeno sei mesi per vedere l’efficacia e la resa nella pratica reale, quante persone rispondono al vaccino, quanto è intenso e quanto dura”.
La strada del progresso scientifico è anche costellata di atti di coraggio soprattutto per contrastare malattie devastanti: basti pensare ad Albert Sabin e alla poliomelite. E il Regno Unito – dopo un appello firmato a luglio da 150 scienziati – sta spingendo per essere la prima nazione a condurre degli studi esponendo deliberatamente cavie umane al coronavirus. I test, che dovrebbero coinvolgere fino a 90 volontari sani, potrebbero iniziare a gennaio e puntano ad accelerare la corsa per ottenere un vaccino contro il Covid-19. Il governo, secondo quanto riporta la Bbc, sta investendo 33,6 milioni di sterline. La sicurezza sarà una priorità numero uno, insistono gli esperti, anche se il piano dovrà ora essere vagliato sul piano etico e ricevere l’approvazione delle autorità di regolamentazione, prima di poter andare avanti. I ricercatori utilizzerebbero dosi controllate del virus per scoprire qual è la quantità minima che può causare l’infezione da Covid nei volontari di età compresa tra i 18 ei 30 anni. L’approccio, chiamato challenge study, è rischioso, ma i suoi sostenitori affermano che potrebbe produrre risultati più velocemente rispetto alla ricerca standard.