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Gabriele Cirilli a FqMagazine: “Gigi Proietti è stato il mio secondo padre. Mi ha aiutato, anche economicamente all’inizio”

Il comico e attore è stato tra gli allievi della scuola di recitazione di Gigi Proietti che ha frequentato dal 1987 al 1990. Una esperienza indimenticabile per Gabriele Cirilli: “Mi diceva sempre: ascolta il pubblico prima di iniziare lo spettacolo”

Gigi Proietti, morto in seguito a uno scompenso cardiaco alle soglie degli 80 anni, era un mattatore, showman, attore unico e soprattutto un maestro per i più giovani. La sua scuola ha accolto personaggi poi diventati famosi come Flavio Insinna, Enrico Brignano e Gabriele Cirilli, solo per citarne alcuni. Quest’ultimo che ha conosciuto la popolarità grazie a “Zelig”, si è formato nella scuola di recitazione di Gigi Proietti.

“Era il 1987 e ho studiato lì fino al 1990 – ricorda Gabriele Cirilli a FqMagazine – Due anni e mezzo strepitosi dove ho potuto conoscere il maestro Proietti (lo chiama sempre così, ndr). Mi ha regalato una seconda vita. Se papà e mamma mi hanno concepito, il maestro mi ha regalato la mia vita artistica. Cose tutte vere che spesso gli dicevo anche se lui si imbarazzava un po’, ma era vero. Per me era un secondo padre. Non navigavo nell’oro e i miei non avevano molte disponibilità economiche, perciò il maestro mi ha consentito di frequentare la scuola lo stesso e mi ha aiutato. È stato il mio riscatto”.

“Quando studiavamo con Proietti lui diceva sempre ‘Parlamo poco, fateme vedè!‘. Un insegnamento straordinario che mi porto dietro ancora oggi quando faccio i gruppi di lavoro. Lui diceva che era più importante studiare il personaggio, dovevamo far ‘parlare’ la storia dello spettacolo. ‘Tutto il resto lo lasciamo a dottori e professori, noi dobbiamo solo recitare‘. Il senso era che era fondamentale toccare le corde delle emozioni del pubblico. Poi diceva sempre che prima dello spettacolo bisognava mettersi dietro la tenda e sondare gli umori del pubblico. Studiare il loro brusio e solo allora si poteva capire con chi avremmo avuto a che fare. Soprattutto se ci sono delle zone della platea dove c’era qualcuno non attento, puntare su di loro. Quando ho finito la scuola lui mi chiamò un’estate per partecipare al suo spettacolo ‘Serata!’, una emozione unica. Ero un attore e non più un suo allievo”.