Siamo tutti con la Francia e con Macron! Vari leader autoritari di paesi arabi, attraverso un’interpretazione molto discutibile della fede musulmana, rigettata da gran parte delle autorità religiose, creano costantemente un nemico da combattere per sottomettere meglio i loro popoli. In questo momento è la Francia e il suo presidente Emmanuel Macron.
La Francia, patria della più importante rivoluzione contro il Re e l’autoritarismo, è il simbolo della laicità e della tolleranza verso le idee altrui. Il suo modello di accoglienza e integrazione, attraverso la scuola aperta a tutti in cui nella stessa classe convivono ragazzi di diverse etnie e religioni familiari, provoca nei dittatori un enorme fastidio. Preferiscono le società in cui scuole diversificate si occupano dei vari gruppi sociali.
A noi italiani Macron potrà risultare istintivamente simpatico o antipatico, ma dobbiamo tutti essere con lui senza alcun distinguo. Non possiamo tacere, sperando che i fanatici non colpiscano l’Italia, ma continuino ad accanirsi contro la Francia, rea di accettare con laicità le vignette su Maometto. I dittatori, di cui purtroppo il mondo abbonda, vogliono dividerci. Colpiscono con i loro discorsi vaneggianti la Francia perché sperano che rimanga isolata.
Il meccanismo psicologico che sottende la dittatura si basa sul bisogno di sicurezza e appartenenza dell’uomo impaurito di fronte alla complessità del mondo. Il capo offre protezione contro gli stranieri, gli eretici e i diversi che minano, a suo dire, la nostra tranquillità. Prendersela di volta in volta contro gli ebrei, gli omosessuali o gli zingari è stato storicamente il modo per convogliare il risentimento verso il mondo che non ci offre tutto ciò che desideriamo e per dare una speranza di protezione a coloro che rimangono dentro al recinto della normalità di una specifica razza o fede.
Secondo Freud (Al di là del principio del piacere 1920) in ogni essere vivente esiste, accanto a una pulsione libidica verso la vita, anche una pulsione di morte. Si tratta di una spinta autodistruttiva, volta al dissolvimento della sostanza vivente verso la quiete assoluta. Il dittatore sfrutta le pulsioni primitive inconsce della folla per amalgamarla contro un nemico e poterla manipolare. Si tratta di spinte interiori, nascoste all’elaborazione cosciente, di cui ognuno di noi è per gran parte inconsapevole.
Nella mia esperienza clinica ho parlato varie volte con persone che avevano compiuto atti aggressivi all’interno di una folla. Ricordo un direttore di banca che, durante una partita di calcio, era stato immortalato dalla telecamera mentre tirava un sanpietrino verso il gruppo della squadra rivale.
Al colloquio si rendeva conto di aver rischiato addirittura di uccidere qualcuno, ma all’interno del gruppo dei tifosi era normale sentirsi coinvolto e pronto a distruggere gli avversari. Durante una manifestazione in piazza una ragazza ricordava di essere così infervorata, andando fuori dal suo stesso controllo, da essere pronta a schiacciare con un cassonetto gli antagonisti di quel giorno.
Distruggere i valori dell’Occidente che derivano in primo luogo dai proclami della rivoluzione francese libertà, uguaglianza e fraternità è vitale per i dittatori. Se il popolo attraverso lo studio o, in questo momento, internet e le migrazioni viene a sapere che ci sono luoghi dove si tenta faticosamente di essere liberi, uguali e fraterni potrebbe ribellarsi interiormente ai valori mortiferi della tirannia.
Il tiranno afferma che puoi rinunciare a una parte della tua libertà per essere protetto. Ti vuole inculcare l’idea che essere uguali è sbagliato perché tu sei diverso, superiore e gli altri sono stranieri, disprezzabili, infedeli. Soprattutto il dittatore aborre l’idea che gli altri siano tuoi fratelli, affermando che si tratta di un’altra razza, credo religioso, classe sociale o colore della pelle.
La Francia volenti o nolenti è il baluardo psicologico più rilevante verso il fanatismo e contro le dittature. Anche se i francesi a volte paiono antipatici o spocchiosi e anche se ci capita di criticare Macron, in questo momento la frase “siamo tutti francesi” deve tornare prepotentemente di moda.