La situazione, dice il presidente Roberto Carlo Rossi, è "molto seria", "insostenibile" e "senza interventi drastici non può che peggiorare". Quindi ha evidenziato "la ferma e unanime decisione di tutto il nuovo Consiglio milanese dell’Ordine nell’avanzare una richiesta di provvedimenti restrittivi immediati". Ma il primo cittadino dopo l'incontro con Fontana avvisa: "Dopo il Dpcm, Fontana verificherà se aggiungere qualcosa. Tra le ipotesi le regole dei mercati comunali scoperti"
Per l’Ordine dei medici di Milano è “necessario inteCoronavirus, rvenire” con un “lockdown immediato ed efficace”. E bisogna “fare presto”. Ma il sindaco Beppe Sala, al termine della riunione “interlocutoria” con il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e gli altri primi cittadini della città capoluogo, ha avvisato che un serrata “stile marzo e aprile” ad oggi “non si ipotizza nemmeno lontanamente”. In attesa del nuovo Dpcm, l’area più colpita dalla seconda ondata di coronavirus attende al termine di un lunedì con 5.278 contagi, di cui 2.242 nell’area metropolitana di Milano e 1.025 in città. “Ad oggi lato Regione Lombardia non si ipotizza nemmeno lontanamente di andare verso un lockdown stile marzo e aprile e io lo condivido”, ha spiegato Sala in Consiglio comunale. “Fontana ha sottolineato, e di questo ne abbiamo parlato anche durante il fine settimana, che a nuove restrizioni deve corrispondere ristoro da parte del governo, indicando quanto e quando rispetto a chi viene chiuso”.
Le sue parole arrivano poche ore dopo l’appello del presidente dell’Ordine dei medici milanesi, Roberto Carlo Rossi, che parlano di una situazione “diventata insostenibile” e chiedono di “fare presto”. Il numero uno dell’Omceo del capoluogo lombardo torna a segnalare la “gravissima situazione sanitaria della Lombardia, nella quale le strutture sanitarie e il personale medico sono messe in fortissimo stress per cercare di far fronte all’emergenza”. La situazione, rimarca, è “molto seria” e “senza interventi drastici non può che peggiorare”. “Soprattutto se, inoltre, non ci si attrezza seriamente per tutelare quei medici che ancora adesso sono impegnati in prima linea, ma senza le necessarie attrezzature e materiali di protezione per svolgere in sicurezza il proprio lavoro”, denunciano i camici bianchi.
Ma Sala ha spiegato che il presidente Fontana, “dice di vedere prima l’emanazione del Dpcm che dovrebbe avvenire domani poi a quel punto alla luce di quello e di ciò che si è detto oggi, verificherà se può aggiungere qualcosa a Milano”. La Regione, in una nota, ha detto che il presidente Fontana “ha spiegato che, secondo quanto riferito dal governo, verrebbero previste eventuali ‘fasce’ all’interno delle quali potrebbero essere applicate ulteriori misure restrittive graduali da concordare tra governo e Regioni”. Tra le misure, ha detto il sindaco in Consiglio comunale, “qualcuno ipotizzava di tornare a ragionare su come vengono gestiti i mercati comunali scoperti”. Una volta che Fontana avrà parlato con Speranza, ha aggiunto, “ritornerà su noi sindaci per concordare se ci saranno manovre aggiuntive e poi firmerà”. Sotto il punto di vista sanitario, secondo il sindaco, “quello che viene fuori è che la situazione lascia ancora margine di osservazione in questo giorno”.
E ha spiegato: “Ricordo che si era detto il giorno 19, quando ci siamo riuniti con Fontana e i sindaci delle città, che l’ipotesi era che si arrivasse ad un livello di terapie intensive al 31 di ottobre che andava da un minimo di 435 (soglia raggiunta oggi, ndr) a 800 al massimo. Da questo punto di vista la situazione sembra essere un po’ meglio”. Il Comitato tecnico scientifico, ha spiegato ancora, “ha detto che probabilmente le misure che abbiamo già preso possono avere inciso, poco, perché siamo ancora in una fase iniziale, di fatto però probabilmente i comportamenti della gente, un po’ spaventata, un po’ sensibilizzata, hanno portato a qualcosa che non può essere letto con totale serenità ma prendiamo atto che è un filo meglio di quanto si poteva immaginare 10 giorni fa. Questa è la situazione ad oggi”.
Ma i medici che, a nove mesi dall’inizio dell’emergenza coronavirus, sono ancora “a mani nude”, come descrive il presidente Rossi, chiedono che si attui “un lockdown efficace e immediato” contro la gravità dell’epidemia. Per Rossi, “non esistono piccoli rimedi a grandi problemi, così come non si può giocare a scaricare su altri ruoli e responsabilità”, ammonisce il presidente evidenziando “la ferma e unanime decisione di tutto il nuovo Consiglio milanese dell’Ordine nell’avanzare una richiesta di provvedimenti restrittivi immediati”.