Massimo Carminati, l’ex Nar coinvolto nella maxindagine sul Mondo di Mezzo, è risultato positivo al coronavirus. La difesa ha presentato oggi una istanza per chiedere ai giudici della Corte d’Appello di Roma il rinvio dell’udienza del processo di secondo grado bis che dovrà rideterminare, dopo la sentenza di Cassazione, le pene per 20 imputati coinvolti nel procedimento. Carminati, asintomatico, è stato scarcerato per decorrenza termini nel giugno scorso e si trova attualmente in isolamento domiciliare.

Il 16 giugno scorso l’ex estremista nero ha lasciato il carcere di Oristano per tornare a Roma. La Cassazione ha cancellato le condanne per mafia e quindi Carminati è stato assolto dalle accuse di 416 bis. Nel frattempo gli ermellini ci hanno impiegato ben otto mesi per depositare le motivazioni: dopo la sentenza del 22 ottobre 2019, sono state depositate il 12 giugno scorso. Nel frattempo, i termini di custodia cautelare di Carminati sono scaduti e 4 mesi e mezzo fa il Tribunale della Libertà ha accolto l’istanza di scarcerazione.

Carminati, ex terrorista di estrema destra noto per i suoi rapporti con la Banda della Magliana, era tornato sulle prime pagine di tutti i giornali nel 2014, quando era finito in cima alla lista delle persone arrestate su richiesta della procura guidata allora da Giuseppe Pignatone. Con lui, al vertice dell’organizzazione criminale attiva a Roma, gli inquirenti indicavano Salvatore Buzzi, già condannato per omicidio, poi graziato e diventato il ras delle cooperative rosse che facevano affari con gli enti pubblici. In appello er Cecato aveva incassato una condanna per mafia, esclusa invece dai giudici di primo grado che comunque avevano inflitto pene elevate: la condanna in secondo grado è scesa da 20 anni a 14 anni e sei mesi. Per Buzzi era passata da 19 anni a 18 e 4 mesi. La riduzione della pena era arrivata dall’esclusione del riconoscimento della continuazione interna per gli episodi di corruzione. Adesso Buzzi, che invece è ai domiciliari, e Carminati, insieme ad altri 15 imputati, sono di nuovo a processo in appello: il procedimento, però, servirà solo a ricalcolare l’entità delle condanne e non il reato.

Prima di diventare il volto dell’inchiesta sul Mondo di Mezzo, che aveva terremotato i palazzi romani il 2 dicembre del 2014, Carminati aveva fatto parlare di sé per l’ultima volta nell’estate del 1999 ai tempi del maxi furto al caveau della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio. Una rapina durante la quale erano stati sottratti soldi, preziosi ma anche documenti delicati dalle cassette di sicurezza di importanti magistrati. Diventato noto negli anni ’80 come estremista di destra, Carminati ha sempre rivendicato le sue idee poco moderate: durante un’udienza del processo di primo grado non esitò a fare il saluto fascista.

Nel suo passato Carminati è stato tante cose. Compagno di scuola di Giusva Fioravanti, interlocutore privilegiato della Banda della Magliana, accusato e poi prosciolto dall’imputazione di essere uno dei sicari di Mino Pecorelli. E ancora: uscito indenne dalle inchieste sul depistaggio delle indagini della strage di Bologna, indagato per il furto al caveau della Banca di Roma. Accuse e condanne dalle quali era sempre riuscito a cavarsela grazie anche a una serie di indulti. Tre provvedimenti – nel 1986, nel 1990 e nel 2006 – che hanno tagliato uno dopo l’altro le pene che in oltre trent’anni di carriera l’ex Nar aveva accumulato.

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